Tramonta l’ipotesi del terzo mandato: «Per Forza Italia il dibattito è chiuso»

Locatelli: «Da Tajani una proposta irricevibile». Il Carroccio pronto ad assecondare FdI sulla riforma della legge elettorale. Valutata insufficiente dai forzisti l’apertura sulle amministrazioni di Verona e di Milano

Laura Berlinghieri
La premier Meloni con i vice Tajani e Salvini
La premier Meloni con i vice Tajani e Salvini

Forza Italia che alza la posta e “spara”: via libera allo Ius Scholae o, del terzo mandato, non se ne fa niente. E poi Fratelli d’Italia e Lega, che fanno muro e, spazientiti, assestano la spallata definitiva ai compagni di coalizione. Niente Ius Scholae: «Una proposta irricevibile» la definirà Stefano Locatelli, responsabile degli enti locali del Carroccio. Niente Ius Scholae, anche a costo di questo: niente terzo mandato.

Tajani alza la posta e vince il primo round con Salvini. Ma la mossa alimenta sospetti
Carlo BertiniCarlo Bertini
Il deputato leghista Alberto Stefani

La sentenza la emette Paolo Barelli, presidente degli Azzurri a Montecitorio: «Noi siamo sempre stati disponibili al dialogo con gli alleati, specialmente sul programma di governo, che prevede di favorire l’inclusione dei migranti regolari. Il terzo mandato, invece, non è nel programma e vede gli italiani contrari. Per questo, per Forza Italia, oggi si mette fine alla discussione sul terzo mandato».

Sono le “seconde linee” che si muovono, ma di certo la regia è più elevata. E infatti, in serata, la chiusura è ratificata dal coordinatore nazionale degli Azzurri, Antonio Tajani: «Ha già parlato il capogruppo. E noi, sul terzo mandato, abbiamo sempre avuto la stessa posizione».

Null’altro da aggiungere, se non nelle chat. Quelle del ministro leghista Roberto Calderoli e degli altri “altissimi” della Lega, ad esempio: «La questione terzo mandato è tramontata. A giorni ci sarà il nome del candidato», il senso.

Potrebbe essere questo l’epilogo della telenovela della politica veneta. Quella di giovedì 19 giugno, la giornata che ha segnato la fine dello Zaiastan: la quindicennale amministrazione di Luca Zaia all’ombra del leone. E dunque a nulla è servito il passaggio del “Doge” nella Capitale, a inizio settimana, per un incontro con Salvini.

Tra sabato e domenica è atteso il famoso tavolo di centrodestra, nel quale si sarebbe dovuto parlare proprio di terzo mandato. Potrebbe tenersi comunque, anche se l’ipotesi dell’emendamento al ddl sul numero di consiglieri e assessori regionali sembra tramontata.

La tensione, in maggioranza, si taglia con il coltello. Tra ricostruzioni a posteriori e reciproche accuse. Quella, comune, di Lega e FdI: i forzisti sapevano benissimo che una proposta come lo Ius Scholae non avrebbe mai potuto essere accettata. «Non la condividiamo, non fa parte del programma e non riteniamo possa andare avanti, visto anche il forte consenso degli italiani all’attuale legge sulla cittadinanza» le parole di Galeazzo Bignami, capogruppo di FdI Alla camera.

Eppure – è la ricostruzione dei “compagni” di coalizione – i forzisti si sono presentati al tavolo assolutamente consapevoli di questo, ammiccando peraltro al centrosinistra. Magari, quanto a Tajani, mirando persino al Quirinale.

Perché non è sfuggita l’uscita “a orologeria” di giovedì mattina da parte di Eugenio Giani, presidente della Toscana, contro il rinvio delle elezioni al 2026 e contro l’ipotesi di terzo mandato. Peraltro, mentre a Matera andava in scena la Conferenza delle Regioni, sotto la presidenza di Massimiliano Fedriga: pure lui al capolinea. Prima riunione, dopo la stesura della “Carta di Venezia”.

La situazione si è capovolta giovedì mattina, dopo scambi concitati. E quando, poco prima, sembrava di essere a un passo da tutt’altro epilogo: la pax di coalizione, l’accordo raggiunto. Un “pacchetto” di città a Forza Italia: Verona e Milano, su tutte. E la promessa di non belligeranza nell’iter di approvazione della nuova legge elettorale, verso un sistema proporzionale, con un premio di maggioranza per le coalizioni arrivate al di là di una certa soglia. Una novità probabilmente penalizzante per la “fu” Lega Nord, in profonda crisi di voti. Ma una concessione che il Carroccio potrebbe comunque essere pronto a fare, di fronte magari al ritorno dello schema iniziale: il Veneto al Carroccio, pur orfano di Luca Zaia.

«Prendiamo atto con grande rammarico che Forza Italia non intende ragionare sul terzo mandato e di certo sono irricevibili scambi con cittadinanza facile o Ius Scholae. A questo punto, auspichiamo che il centrodestra scelga al più presto i candidati migliori» dice intanto, dal Carroccio, Stefano Locatelli. E i leghisti tornano a sorridere. Anche i salviniani.

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