Stop Schengen, i controlli ai confini proseguono a oltranza

ZAGABRA Nessun allentamento nei controlli ai confini tra Italia, Slovenia e Croazia.
Al vertice trilaterale che si è tenuto martedì a Pinguente (Buzet), nell’Istria croata, i ministri dell’Interno dei tre Paesi hanno confermato il proseguimento dei pattugliamenti congiunti, così come la sospensione dell’accordo di Schengen sulla libera circolazione che, da parte slovena, non verrà riattivato prima del 22 giugno prossimo (dal gabinetto del ministro Matteo Piantedosi comunicano invece che «per il momento in Italia non è stata definita una data di scadenza»).

Altra decisione importante: l’ampliamento del dialogo ministeriale agli altri paesi dei Balcani occidentali, che saranno invitati al prossimo vertice, il 21 e 22 marzo a Brdo pri Kranju (Slovenia).
Il “modello” Trieste
«Tutto quello che è stato concordato a Trieste è stato messo in pratica», ha affermato ieri il padrone di casa, il ministro dell’Interno croato Davor Božinović. Poco più di due mesi fa, il 2 novembre scorso, Roma, Lubiana e Zagabria si erano infatti incontrate nel capoluogo giuliano e avevano deciso di unire le forze per formare delle «pattuglie miste» e istituire dei «punti comuni per lo scambio di informazioni». Di fronte al rischio crescente di insicurezza alimentato dall’accendersi di un nuovo conflitto in Medio Oriente (risale al 7 ottobre scorso l’attacco di Hamas a Israele e l’inizio della ritorsione di quest’ultimo su Gaza), il governo italiano aveva deciso di ripristinare i controlli alle frontiere, seguito a ruota dall’esecutivo sloveno. Il vertice di Trieste era dunque servito a coordinare quel cambio di passo, con la promessa di rendere «permanenti» le riunioni ministeriali.
Poco più di due mesi dopo, Davor Božinović, Matteo Piantedosi e Boštjan Poklukar (Slovenia) hanno convenuto a Pinguente che «il formato trilaterale costituisce un “modello” di dialogo operativo e strategico che continua a funzionare e che può essere di impulso per una più efficace collaborazione anche con altri paesi dell’area», come ha detto martedì il ministro dell’Interno italiano.
«Ci siamo confrontati e aggiornati sulla situazione dei flussi lungo la rotta balcanica. È emerso che la rotta in questione resta un percorso attrattivo, oltre che per i migranti, anche per le persone pericolose per la sicurezza nazionale, che possono infiltrarsi in corridoi criminali già utilizzati per altre attività illecite», ha affermato Matteo Piantedosi, secondo cui su 160mila persone controllate al confine italo-sloveno «sono stati rintracciati in ingresso oltre 1.600 stranieri irregolari, di questi oltre 900 sono stati respinti».
«Sempre grazie ai controlli alla frontiera sono state arrestate 76 persone delle quali 52 per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Inoltre, nell'ottica della prevenzione del terrorismo, di tutte le persone controllate, 44 sono risultate già segnalate nelle banche dati del SIS (Sistema informativo Schengen) e sono oggetto di vigilanza», ha aggiunto Piantedosi.
Ancora controlli
Ecco che i controlli alle frontiere rimangono in vigore, ma questo – assicurano i ministri – senza un impatto negativo sulla vita quotidiana di chi si sposta regolarmente. «I cittadini dei nostri tre paesi non ne hanno risentito. non hanno ostacolato le loro attività e l’attraversamento dei confini e ciò vale soprattutto per le zone lungo il confine», ha affermato il ministro croato Davor Božinović, il cui governo aveva inizialmente espresso preoccupazione per il rischio che la sospensione di Schengen creasse disagi in particolare al rientro della diaspora croata per le feste natalizie.
Anche il titolare del Viminale si è detto dello stesso avviso. «Resto convinto dell'importanza della libera circolazione delle persone – ha commentato Piantedosi – proprio per questo continueremo a lavorare per soluzioni che consentano il ripristino della libera circolazione, ma visto il delicato contesto internazionale dobbiamo porre in essere misure compensative adeguate per garantire la sicurezza dei nostri cittadini e per contrastare, attraverso controlli coordinati e strutturati, le reti criminali sulla rotta balcanica».
Pressione sui Balcani occidentali
Per rendere più efficace l’azione di polizia e gestire meglio i flussi migratori irregolari, il modello trilaterale si allarga dunque ai governi di Serbia, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Albania e Macedonia del Nord, che saranno invitati al prossimo vertice a Brdo pri Kranju.
«Vogliamo ascoltarli affinché adottino delle misure più intense relative all'adeguamento dei regimi dei visti al regime dei visti dell’UE e vogliamo esplorare tutte le possibilità per una lotta congiunta contro il traffico di migranti», ha detto il ministro dell’Interno croato Davor Božinović.
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