Risale la tensione in Serbia: scontri fra attivisti e sostenitori di Vučić
Nuove proteste di piazza, anche a Novi Sad. Supporter dell’Sns a presidiare le sedi del partito

Il Paese si è svuotato, come ogni anno, con tanti partiti per la costa del Montenegro, le spiagge della Croazia o la campagna. Ma la rabbia popolare è tutt’altro che spenta. E una escalation, segnata da violenze, provocazioni e incidenti, sembra essere dietro l’angolo. È lo scenario agostano in Serbia, dove a macchia di leopardo continuano le proteste di piazza a guida studentesca. E si registrano con sempre maggior frequenza episodi quantomeno preoccupanti.
Lo si è visto nella notte tra martedì e mercoledì in due cittadine solitamente tranquille, Vrbas, nel cuore della Vojvodina, e Bačka Palanka, sul Danubio, prossima al confine con la Croazia. Cittadine dove erano state annunciate proteste di cittadini e studenti, chiamati a raccolta anche per stigmatizzare episodi di intimidazione contro attivisti e oppositori. Ma a Vrbas e Bačka Palanka si sono fatti vedere anche decine di giovani muscolosi, i visi parzialmente coperti da fazzoletti o mascherine, si dice assoldati dal Partito progressista serbo (Sns) del presidente Vučić per presidiare sezioni del partito al potere. Poi, col buio, è iniziata la battaglia. Ed è stato il caos. Video trasmessi via social e da Tv non filo-governative hanno mostrato lanci di uova, bottiglie e persino fuochi d’artificio contro gente pacifica. Pesantissimo il bilancio, con decine di feriti, tra cui svariati poliziotti. Proteste e incidenti sono stati registrati nella notte anche a Novi Sad e a Belgrado.
Ma cosa è successo, nelle due cittadine? Si è trattato di un «attacco sincronizzato» di elementi vicini ai Progressisti «contro cittadini» comuni, con la polizia rimasta a guardare, hanno accusato media non allineati, una lettura condivisa da attivisti, opposizioni e studenti.
Completamente opposta l’altra campana, quella del capo della polizia, Dragan Vasiljević. «Bisogna dire con chiarezza che i sostenitori dell’Sns non si sono recati da qualche parte per aggredire qualcuno, ma si trovavano davanti alle sedi del loro partito», la sua lettura. Ma anche ieri la tensione è salita alle stelle, dopo che gli studenti hanno fatto appello alla Serbia «a svegliarsi» e a scendere nuovamente in piazza, da Belgrado a città minori, in reazione ai fatti di martedì notte. A migliaia hanno risposto, assediando sedi dell’Sns, protette da membri del partito. Ma anche ieri è stato il caos. Epicentro, in questo caso, Novi Sad, dove sono stati registrati incidenti davanti a una grande sezione dell’Sns. A stretto giro di posta, sono arrivati in gran numero supporter del partito al potere ed è cominciato, come a Vrbas e a Palanka, un lancio di fumogeni, lacrimogeni e oggetti contundenti, scene poi ripetutesi in altre zone della città.
Incidenti si sono registrati anche in varie parti di Belgrado, città blindata dalla polizia, con scaramucce tra opposti schieramenti.
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