La Slovenia vuole creare una piattaforma nazionale per l’AI

Prevista una spesa da 10 milioni per garantire l’accesso agli strumenti. Ma scoppia la polemica su sovranità e privacy: «Perché non si investe sull’open source?»

La redazione

Un’idea sulla carta innovativa e audace – garantire a tutta la popolazione l’accesso gratuito ai sistemi più avanzati di intelligenza artificiale. Ma le polemiche non mancano, con pesanti accuse al governo di non aver riflettuto sulle ricadute negative indirette sulla sovranità e sicurezza nazionale e sulla privacy dei cittadini e delle imprese.

Queste sono le due opposte teorie che stanno facendo discutere la Slovenia, Paese all’avanguardia in molti campi. Lo potrebbe diventare anche su quello dell’intelligenza artificiale, grazie ai piani del governo Golob di creare una piattaforma nazionale per la Ai, pensata per garantire accesso libero a diversi strumenti ai cittadini sloveni.

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(foto Ansa)

Come funziona il portale

Di cosa si parla? Secondo gli annunci dell’esecutivo, Lubiana vorrebbe creare una piattaforma nazionale, o meglio un portale, aperto a persone fisiche, studenti e ricercatori ma anche a dipendenti di imprese pubbliche e private, che permetta l’accesso agli sloveni alle più avanzate tecnologie Ai disponibili sul mercato, in maniera gratuita.

L’iniziativa, lanciata a metà novembre, consentirà agli sloveni di «avere un vantaggio» sui cittadini che vivono in altri Paesi, garantendo «a tutti l’accesso agli strumenti Ai», aveva promesso il premier Golob, descrivendo la futura piattaforma Ai come uno strumento per sviluppare nuove idee e progetti e aumentare la produttività. E Lubiana sarà anticipatrice nel mondo, perché «nessun Paese» aveva finora pensato a un’iniziativa simile, aveva sottolineato il primo ministro, evocando una spesa di circa dieci milioni di euro.

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Secondo le richieste della gara lanciata a novembre, il sistema dovrà garantire «l’elaborazione dei dati all’interno dello spazio economico europeo e fornire l’accesso ai modelli linguistici tramite un’interfaccia di chat desktop e interfacce di programmazione delle applicazioni (Api)», ha reso noto l’agenzia di stampa slovena Sta. Idea che è ottima, ha assicurato il ricercatore Marko Bajec, citato sempre dalla Sta, che ha specificato che la soluzione pensata da Lubiana garantisce anche «la protezione dei dati personali, sicurezza e sovranità sui dati», grazie alla clausola relativa alla custodia dei dati in Europa.

I dubbi e la lettera

Tutto bene? Non proprio, perché a Lubiana non tutti la pensano come il premier. E nel Paese si è registrata una vera e propria sollevazione a sorpresa, promossa addirittura da una settantina di esperti, associazioni e Ong slovene, che hanno inviato una lettera aperta al premier, con pesanti critiche al “progetto Ai”, sia per l’uso di fondi pubblici sia per la «sovranità digitale» della Slovenia.

Il vulnus, si legge nella missiva, starebbe nella stessa filosofia del progetto che mira a creare una piattaforma nazionale per l’accesso alla Ai indipendente e “sovrana”, ma, per farlo, anticipa che userà le licenze di sistemi stranieri “chiusi”, non open source. «Perché lo Stato non destina fondi allo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa slovena open source invece di aumentare la dipendenza da fornitori commerciali esterni, le cui decisioni sono guidate da ristretti interessi finanziari e geopolitici?», l’interrogativo dei firmatari della lettera che hanno espresso anche dubbi sui rischi per minori e ragazzini. Infine, uno dei problemi principali.

«I modelli linguistici di grandi dimensioni vengono spesso addestrati senza il permesso degli autori dei contenuti, mentre l’intelligenza artificiale generativa si basa troppo spesso su diversi metodi di sfruttamento del lavoro invisibile e sottopagato», si stigmatizza nella lettera.

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