La Slovenia al voto alla fine di novembre per il referendum sul fine vita
Decisa dal Parlamento la data della consultazione per confermare o abolire la legge approvata in luglio: sarà il prossimo 23 novembre

Il prossimo 23 novembre. Sarà quella la data-chiave in cui gli elettori in Slovenia decideranno il futuro della legge sul fine vita volontario, approvata lo scorso luglio, fra le normative più avanzate a livello europeo.
Così ha deciso il Parlamento di Lubiana, che con 65 voti a favore alla Camera di Stato, nessun contrario, ha stabilito la data della consultazione popolare, referendum in cui gli sloveni saranno chiamati a confermare o ad abolire la recente legge.
Parlamento, ricordiamo, che si è mosso dopo il successo della raccolta firme a favore della consultazione, più di 46 mila sottoscrizioni raccolte tra le frange più conservatrici della società slovena, su iniziativa dell’attivista Aleš Primc, alla testa della sua “Coalizione contro l’avvelenamento dei pazienti”.
Gli elettori, il 23 novembre, saranno così chiamati a rispondere a una domanda dalla semplice formulazione, ma dalle pesanti conseguenze: «Siete a favore dell’applicazione della legge sul fine vita assistito approvata dall’Assemblea nazionale nella sessione del 24 luglio 2025?».
Difficili fare ipotesi sull’esito del nuovo voto, ma come termine di paragone, e come possibile previsione, andrà preso quello del 2024, ovvero il referendum consultivo sul tema della morte volontaria: il 55% degli sloveni aveva chiesto l’introduzione di una legge in questo senso, spingendo poi l’esecutivo e la maggioranza ad adottare la legge ad hoc, l’estate scorsa.
Legge che ora va sottoposta al giudizio dall’elettorato, «i politici hanno già fatto la loro parte» e «spetta agli elettori confermarla», ha spiegato in Parlamento la deputata del Movimento Libertà, il partito del premier Golob, Terza Novak. Una posizione sostenuta anche dal movimento “Nastro d’argento”.
Novak, una delle anime nell’elaborazione della legge, ha ricordato che le norme sul fine vita vanno oltre la mera decisione personale sulla morte assistita, ma rappresentano un passo-chiave verso una società dove le persone possano decidere in autonomia sul proprio destino.
Sulla stessa linea anche Nataša Sukič (Levica), che ha stigmatizzato che le sofferenze delle persone vengano strumentalizzate per fini politici, mentre la collega socialdemocratica Mojca Šetinc Pašek ha accusato i promotori del referendum di voler incutere paure senza fondamento tra gli elettori, mentre la legge nel loro mirino è basata sui principi della «compassione» e della «vita dignitosa».
In generale, la maggioranza ha ribadito che la legge non evoca espressamente l’eutanasia, ma mira a prevedere norme che consentano una morte dignitosa ai pazienti terminali, con ampie garanzie e paletti previsti dalla legge.
Opposta la campana delle opposizioni, che continuano a sostenere che le cure palliative debbano prevalere sulla presunta «cultura della morte». Nuova Slovenia ha così anticipato che parteciperà attivamente alla campagna referendaria, dato che il partito ha trovato delle «problematicità» nella legge che passerà presto al vaglio degli elettori.
Sulla stessa linea anche l’Sds del premier Janša, che ha sostenuto che la gran parte dei camici bianchi sarebbe contrario al fine vita volontario. La pensa così lo stesso Primc, che ha ribadito che il referendum sarebbe l’ultima chance per gli sloveni per impedire l’applicazione di una legge che, a suo dire, aprirebbe le porte a manipolazioni e abusi sui pazienti.
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