Slovenia, via libera definitivo alla legge sul fine vita
Il voto dell’Assemblea nazionale supera il veto del Consiglio di Stato. Il premier: «Superati i tentativi di calpestare il referendum». Ma parte una raccolta firme dei contrari

«La volontà popolare, espressa nel referendum, è stata riconfermata», superando i «tentativi di calpestarla». Si è per ora chiusa così in Slovenia, con le parole, molto dure, del premier sloveno Robert Golob, la mini-telenovela su tre delle quattro leggi di altissimo valore civile, approvate solo nei giorni scorsi dal Parlamento di Lubiana, ma subito “sospese” dal Consiglio di Stato, organo con poteri di veto sospensivo.
Veto che è stato tuttavia superato, com’era nelle attese, da un nuovo voto dell’Assemblea nazionale, che ha rivotato approvando nuovamente le norme sul fine vita volontario, sull’utilizzo della cannabis a scopi terapeutici e sulla difesa del benessere degli animali, rinviando invece a settembre una nuova deliberazione sulla quarta legge su cui si era abbattuta la scure, quella sugli affitti a breve termine.
Tutti gli occhi, a questo giro, erano puntati in particolare sul destino dell’avanzata normativa sul fine vita. Servivano 46 voti per riapprovarla, ne sono arrivati invece ben 50, quelli di 38 deputati del Movimento Libertà del premier Golob, di sei socialdemocratici e di quattro esponenti di Levica (Sinistra), mentre dieci rappresentanti dell’opposizione di centrodestra hanno ribadito il loro secco no, sottolineando, per bocca di Iva Dimic (Nuova Slovenia), che la legge sul fine vita rappresenterebbe un «invito» implicito ad anziani e malati terminali a togliersi volontariamente la vita.
Non è vero e non si tratta di «eutanasia», ha replicato Tereza Novak (Movimento Libertà), mentre i Socialdemocratici (Sd) hanno ricordato le precise e stringenti regole decise per avviare le procedure, pensate appunto per prevenire abusi o decisioni affrettate.
Regole, ricordiamo, che riguardano solo malati senza speranza di cura, affetti da patologie incurabili che causano dolori fisici insopportabili o gravi sofferenze psicologiche. Il paziente dovrà esprimere per ben due volte al proprio medico la volontà di accedere all’assistenza al suicidio.
Successivamente, potrà presentare una richiesta formale, che il medico invierà a una commissione speciale, che nominerà un medico e uno psichiatra, incaricati di valutare le condizioni di salute e la capacità di intendere e volere del richiedente. La somministrazione del farmaco dovrà avvenire autonomamente da parte del paziente ed è contemplata l’obiezione di coscienza. Ma la questione non è chiusa, perché sono già 15 mila le firme raccolte nell’ambito dell’avvio dell’iter per un referendum contro la legge sul fine vita, iniziativa della “Coalizione contro l’avvelenamento dei pazienti”, è stato annunciato ieri.
Non è finita. Il Parlamento ha riapprovato anche la legge sull’uso medico della cannabis, con 49 voti favorevoli e undici contrari. La legge, ha informato l’agenzia di stampa slovena Sta, stabilisce un quadro giuridico per la coltivazione, la produzione nazionale e il commercio di cannabis a scopo terapeutico e dà potere ai medici di prescrivere medicinali a base di cannabis sulla base del proprio giudizio professionale. I no sono fioccati anche in questo caso dai ranghi dell’opposizione, con Nuova Slovenia che ha in particolare suggerito che le norme non andranno a intaccare il mercato illegale ma potrebbero addirittura contribuire a «normalizzare» l’uso di sostanze stupefacenti tra i più giovani.
Infine, gli emendamenti alla legge sulla protezione degli animali sono stati riconfermati con 49 sì e 10 no.
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