Serbia, in piazza migliaia di filo-Vučić: «Vogliamo il ritorno alla normalità»
La reazione contro la protesta dei “blokaderi” che «stanno fermando la vita in Serbia». E il presidente è pronto alla battaglia: «Sta per passare il tempo della follia»

Prima le provocazioni e gli scontri a Bačka Palanka e a Vrbas. Poi incidenti e violenze a Novi Sad, a Belgrado e in altre città minori, scaramucce con la polizia, feriti e arresti, assalti a sedi del partito al potere. E ora un nuovo tassello verso quella che potrebbe essere una pericolosa escalation tra schieramenti contrapposti, tra due Serbie.
Decine di migliaia di sostenitori del presidente Aleksandar Vučić e del governo, scesi in piazza contro i “blokaderi”, così dispregiativamente vengono chiamati studenti e cittadini che protestano da mesi nel Paese, anche con blocchi stradali e occupazioni di scuole e università.
Sono arrivati «in 33 mila», affluiti in oltre 80 raduni organizzati in tutto il Paese balcanico, ha informato il ministro degli Interni, Ivica Dačić, che ha aggiunto maliziosamente che non ci sono stati incidenti, perché chi scende in piazza «con buone intenzioni» garantisce che «tutto fili liscio».
Ma chi ha organizzato i raduni filo-Vučić? Un assai poco conosciuto Centro per la stabilità sociale, che ha indetto proteste «contro chi ferma la vita in Serbia». «Sono furioso, ci hanno rubato una vita normale, attaccano la mia casa, voglio la pace», il messaggio lanciato con un video via social, per annunciare la rivolta contro le proteste post-tragedia di Novi Sad. «Voglio lavorare, voglio spostarmi, studiare, voglio indietro la Serbia, lottiamo contro i blocchi» degli indignados, la continuazione del messaggio.
Non è il Partito progressista (Sns), al potere, a organizzare i raduni, ma «parteciperanno un gran numero di iscritti», ha specificato da parte sua lo stesso Vučić, rappresentando le contro-manifestazioni come una maniera per l’altra Serbia per dire a voce alta «che non si sente sicura» e che «vuole il ritorno di sicurezza e stabilità». Schierati, come sempre, anche i tabloid filogovernativi. Le proteste pro-Vučić altro non sono state che la discesa in campo di «una nazione contro il terrore dei “blokaderi” e dell’opposizione», ma anche un appello «alla libertà e alla vita normale».
Ma c’è anche l’altra campana, quella di studenti, opposizioni e analisti. Studenti che hanno da parte loro chiesto ai loro sostenitori di ignorare i contro-raduni. Altro che manifestazioni spontanee a sostegno dell’élite al potere, tutto è stato organizzato dall’Sns e da Vučić con obiettivi potenzialmente devastanti, la versione del politico di opposizione Borko Stefanović. Vučić che, messo all’angolo dalle proteste, avrebbe deciso di nascondersi dietro la pretesa di «difendere la normalità», ma vorrebbe invece «creare scontri» tra opposti schieramenti, ha sostenuto Stefanović.
In ogni caso, i numeri dei raduni pro-Vučić sarebbero stati un flop, ha suggerito il politologo Aleksandar Ivković. E quelli scesi in piazza sono stati “cooptati”, comunque senza che l’élite al potere sia riuscita a «portare in piazza un gran numero di persone», ha fatto eco l’analista Nebojša Vladisavljević.
Il filosofo Vladimir Milutinović ha parlato invece di «immagine non reale», quella delle manifestazioni filo-Vučić, che sarebbero solo «un simulacro» perché «non si tratta di persone scese in strada liberamente».
Vučić, da parte sua, appare però pronto alla battaglia. «Sta per passare il tempo della follia», ha ammonito via Instagram, in un video che mostra violenze di piazza, proteste degli studenti e blocchi stradali.
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