Tensione Croazia-Serbia: «Non andate oltreconfine»

Zagabria sconsiglia il viaggio ai propri cittadini per motivi di sicurezza. Ma è solo l’ultimo di una serie di inviti incrociati a non spostarsi nel vicino Paese

Stefano Giantin
La manifestazione a Belgrado, affollata soprattutto da donne e ragazze che in strada hanno gridato «siamo tutte Nikolina»
La manifestazione a Belgrado, affollata soprattutto da donne e ragazze che in strada hanno gridato «siamo tutte Nikolina»

Rapporti tradizionalmente difficili e conflittuali, ora resi sempre più tesi da un ostinato, reciproco menar fendenti. Sono quelli che continuano a sferrarsi Croazia e Serbia, sempre più impelagate in una vera e propria guerra di “sconsigli” ai propri cittadini, leggi avvisi ufficiali che suggeriscono di non viaggiare nel Paese vicino, per ragioni di sicurezza.

Ultimo della serie, quello emesso dal ministero degli Esteri di Zagabria, che ha nuovamente suggerito ai croati di non recarsi nella vicina Serbia, se non strettamente necessario. E ha «raccomandato di ritardare tutti i viaggi non necessari», ma se proprio dovete andare a Belgrado «usate cautela» e «monitorate la situazione», si legge in una dura nota del dicastero croato. Le autorità di Zagabria hanno giustificato l’avviso «specialmente alla luce delle azioni inappropriate e infondate di organi della Repubblica di Serbia verso cittadini croati».

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Non è finita. «Considerando che spesso si verificano blocchi stradali casuali a causa delle proteste, è importante tenere presente che è impossibile valutare in anticipo la situazione del traffico e le possibili circostanze aggravanti che potrebbero influire in modo significativo sulla fluidità degli spostamenti in tutto il Paese. Consigliamo in particolare ai cittadini croati di evitare luoghi in cui si radunano grandi quantità di persone», si legge nella nota.

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La redazione
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Nota la cui emissione appare legata agli ultimi, controversi episodi che hanno coinvolto anche un cittadino croato, tra gli stranieri arrestati durante le proteste in corso a Belgrado. Il giovane, Bruno Horvath, ha raccontato di non aver partecipato neppure a manifestazioni, ma di essere stato fermato dopo una serata in ristorante e trattenuto per tutta la notte. Membri delle forze dell’ordine «mi hanno chiesto di sbloccare il telefono» e poi informazioni personali sono «finite sui tabloid» filogovernativi, ha sostenuto il giovane. Accuse pesanti che fanno il paio con quelle di Alessio Laterza, l’italiano fermato, che ha raccontato di essere stato arrestato dopo una serata al cinema con gli amici e poi condotto dalla polizia in un grande garage dove «vigeva un’atmosfera selvaggia e incivile» e dove «poliziotti urlavano» contro i fermati. Nello stesso luogo una ragazza, Nikolina, sarebbe stata minacciata di stupro dal comandante di un corpo d’élite della polizia serba, episodio che ha provocato rabbia nella piazza e una sentita protesta, ieri, a Belgrado, affollata soprattutto da donne e ragazze che in strada hanno gridato «siamo tutte Nikolina».

Lo “sconsiglio” croato è arrivato dopo una mossa simmetrica decisa dalla Serbia a fine luglio. Serbi, «non viaggiate in Croazia» a ridosso delle celebrazioni dell’Operazione Tempesta, avevano suggerito le autorità di Belgrado, scatenando la dura reazione di Zagabria, che aveva suggerito che l’avviso sarebbe stato emesso dalla Serbia solo «per motivi di politica interna, non in seguito a valutazioni obiettive» sulla sicurezza. La Croazia aveva fatto lo stesso a inizio luglio, evocando rischi indiretti dai blocchi stradali organizzati dagli “indignados” serbi. Una mossa speculare era stata presa da Zagabria anche in primavera, quando erano stati sconsigliati i viaggi in Serbia. Dopo la più che controversa espulsione di una dozzina di attivisti e membri di Ong stranieri, tra cui cinque croati, accusati di rappresentare un pericolo per la sicurezza nazionale. —

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