Lubiana segue le orme di Berlino e per la ricostruzione post alluvioni dà la “caccia” ai lavoratori dell’Est

Per la ricostruzione la Slovenia punta sulla manodopera straniera. Iter rapidi per chi assume
Stefano Giantin
Una strada travolta da un fiume di fango dopo le alluvioni che hanno colpito di recente la Slovenia
Una strada travolta da un fiume di fango dopo le alluvioni che hanno colpito di recente la Slovenia

LUBIANA Non solo le “calamite” tradizionali, come Austria e soprattutto Germania, che da anni “prosciugano” la regione della sua miglior gioventù e non solo. Ora anche la Slovenia, in vista della ripresa post-alluvioni, accelera. E guarda sempre più ai Balcani come sorgente a cui attingere preziosa forza lavoro. È la strada tracciata da Lubiana dopo le catastrofiche inondazioni di agosto, con danni per cinque miliardi e sette già messi in conto dal governo per la ricostruzione. E per ripartire servono non solo denari, ma anche braccia. E molte proverranno proprio dai Balcani occidentali.

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Una delle immagini drammatiche dell'alluvione in Slovenia (Sopa Images)

È quanto suggeriscono norme inserite nella legge di intervento per le aree alluvionate in Slovenia, entrata in vigore nel weekend. Misure, ha spiegato la radio pubblica slovena, che abbattono a soli dieci giorni, rispetto ai mesi che servivano in precedenza, i tempi tecnici per l’assunzione in Slovenia di manodopera straniera, in testa meccanici, muratori, elettricisti, carpentieri, ma anche autisti di mezzi pesanti, tutte figure oggi estremamente richieste nelle zone più colpite dal disastro e di difficile reperimento nel Paese. Si guardi allora all’estero, ha ragionato il governo, ma meglio pensare a stranieri di facile integrazione, gli ex connazionali del tempo della Jugoslavia, oggi cittadini di Serbia, Bosnia, Montenegro, Albania e Macedonia del Nord, che possono arrivare in Slovenia senza visto. Alla lista si aggiungeranno, da inizio 2024, anche i kosovari, finalmente affrancati dall’obbligo di visti per viaggiare nell’Unione.

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La legge «esclude i lavoratori di Paesi lontani, in Asia e Africa, ma è pensata per i cittadini dell’ex Jugoslavia e di altri Stati europei fuori dalla Ue», ha confermato così Miho Šepec, direttore dell’Agenzia slovena per il lavoro, spiegando che effettivamente le procedure di impiego saranno estremamente velocizzate rispetto al passato. «I lavoratori avranno bisogno solo del consenso» dell’ufficio di collocamento responsabile per poter iniziare a essere impiegati, ha aggiunto.

La lista completa degli specialisti che godranno delle facilitazioni sarà resa pubblica in questi giorni, ha aggiunto la Tv di Lubiana. «La cosa essenziale sono i dieci giorni di attesa dall’arrivo in Slovenia per ottenere il via libera» per il lavoro, «senza dover aspettare i permessi di residenza e lavoro», che tuttavia arriveranno «entro tre mesi», ha spiegato da parte sua il ministro sloveno del Lavoro, Luka Mesec. Finalmente «si riducono i tempi per l’assunzione di stranieri», ha fatto ecco la Camera del commercio e dell’industria (Gzs) di Lubiana, che assieme alle imprese aveva fortemente caldeggiato il gran passo. Passo che fa il paio con gli emendamenti alla Legge sugli stranieri, affluiti già in primavera proprio per far fronte «a una acuta carenza di lavoratori», che semplifica e snellisce le assunzioni di extracomunitari, aveva informato ai tempi l’agenzia Sta.

Lubiana sembra quindi seguire le orme di Berlino, meta prediletta per gli emigranti balcanici, con la Germania che sta facilitando ulteriormente l’arrivo di lavoratori, soprattutto specializzati dall’estero. E la quota annuale per gli immigrati dai Balcani è stata alzata a 50mila per ognuno dei sei Paesi della regione. Regione che, intanto, teme un’altra ondata di emigrazione, un fenomeno inarrestabile – con cinque milioni di emigrati, un quinto della popolazione ormai espatriato, secondo dati Ocse. —

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