Alluvioni in Slovenia, ok alla legge: cinque anni per rilanciare il Paese

LUBIANA. Quasi cinque miliardi di danni, la conferma. E sette quelli che saranno investiti nei prossimi cinque anni per ripararli e rilanciare la Slovenia, la promessa. Sono questi i numeri-chiave emersi al Parlamento di Lubiana durante il dibattito sulla legge per la ricostruzione post- alluvioni disastrose di inizio agosto e sulla revisione del bilancio, necessaria a finanziare l’impegno – percorso approvato l’altra sera.
A rendere note le cifre è stato il premier sloveno Robert Golob davanti ai deputati, che poi hanno dato luce verde alle misure senza che si registrassero voti contrari. Sono cifre che da una parte dimostrano l’ampiezza del disastro, dall’altro la volontà dell’esecutivo di rendere la Slovenia «molto più resistente a disastri naturali del genere», ha assicurato Golob. Il premier ha nuovamente elencato i provvedimenti sviluppati dal suo governo per affrontare il disastro e riportare il Paese alla normalità, anticipando comunque che il secondo obiettivo non potrà essere raggiunto se non «entro cinque anni».
Le misure includono, in primis, aiuti ai cittadini colpiti dalle alluvioni. Fra questi, il più importante è una «moratoria di dodici mesi su tutti i pagamenti di mutui», una mossa resa possibile anche grazie alla cooperazione del comparto bancario; seguita da un contributo di solidarietà «per un massimo di 11.600 euro per le famiglie fino a quattro persone». Ma non meno significativa è «l’esenzione dal pagamento delle bollette» per gli abitanti delle aree più colpite. È stato approvato dal Parlamento anche il contributo obbligatorio per il fondo per la ricostruzione, il cosiddetto “Sos”, che sarà imposto nel 2024 e nel 2025 alle imprese (0,8% dei profitti pre-tax), gabella ora criticata dallo Slovenia Business Club (Sbs). E ai contribuenti (0,3%), che tuttavia potranno evitare il prelievo “offrendo” allo Stato il guadagno di due sabati lavorativi.
Proprio sui contributi da parte di aziende e cittadini il governo Golob ha viste sollevate le riserve più forti da parte delle opposizioni, che hanno contestato il fatto che lo Stato non dovrebbe permettersi di mettere pesantemente le mani nelle tasche dei cittadini, soprattutto tenuto conto della solidarietà dimostrata in autonomia dagli sloveni e dalle migliaia di volontari intervenuti per dare una mano nelle aree interessate dalle inondazioni. Bisognerebbe sfruttare di più «i fondi Ue» senza impattare sui bilanci delle famiglie, ha così consigliato l’Sds dell’ex premier Janez Janša, partito che ha suggerito che la stima dei danni sarebbe eccessiva e si è poi astenuto dal voto finale, con la legge che è così passata con 56 sì, nessun contrario. «Si rischia di seminare discordia tra le persone» e in ogni caso la «contribuzione di solidarietà non deve diventare una tassa permanente», ha sostenuto da parte sua anche Matej Tonin, di Nuova Slovenia (NSi), che ha poi comunque votato sì alle misure.
Le misure, lo ricordiamo, saranno finanziate anche da fondi europei oltre che da donazioni private. E prevedono assistenza concreta anche alle imprese e agli agricoltori, mentre i comuni colpiti potranno indebitarsi oltre i limiti attuali per affrontare la sfida della ricostruzione. In ogni caso, tutti i deputati hanno infine votato all’unanimità la revisione di bilancio, che stanzia 520 milioni di euro per le misure post-alluvione nel 2023.
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