Risoluzione dell’Ue per ricordare «le vittime slovene del comunismo»
Il Parlamento approva la proposta di Tomc (Ppe), ma non mancano le accuse: «Revisionista e divisiva»

I fantasmi della storia bussano alle porte di Bruxelles e il Parlamento Europeo risponde. L’Ue si è pronunciata sul tema approvando in aula la risoluzione sulla “preservazione della memoria delle vittime del dopoguerra comunista in Slovenia”. E l’iniziativa ha aperto una netta spaccatura tra gli eurodeputati del Paese.
Una questione, già precedentemente sollevata all’interno della Commissione permanente per le petizioni del Pe, che aveva dato il via libera alla votazione, non senza polemiche. Ricostruendo l’iter, nel 2023 lo storico sloveno Mitja Ferenc, assieme a 2 mila firmatari, aveva chiesto all’Europa la reintroduzione della “Giornata nazionale per le vittime del comunismo”, creata dall’ex primo ministro Janša nel 2022 e abolita dall’attuale governo Golob.
In seguito, l’eurodeputata Romana Tomc, membro del partito Sds guidato da Janša ed eletta nel Ppe, si era fatta promotrice della battaglia a Bruxelles, incontrando l’opposizione di altri eurodeputati sloveni dei gruppi S&D, Renew e Verdi. Tra le critiche, quella dell’eurodeputato Matjaž Nemec, che ha accusato l’Sds di «politicizzare» un tema sensibile per «sferrare un attacco al governo sloveno».
Ora, il dibattito europeo è giunto all’ultimo atto. Dopo la bocciatura del rinvio proposto dal gruppo S&d, la risoluzione è stata approvata con 357 voti favorevoli, 266 contrari e 16 astenuti. Tra le reazioni, la più entusiasta è stata quella di Tomc che ha definito il risultato «una votazione sulla verità e la dignità, non solo per le vittime slovene ma per chiunque abbia sofferto sotto il comunismo». Sull’altro fronte, invece, gli eurodeputati sloveni Nemec, Joveva, Šarec e Prebilič, hanno criticato duramente l’iniziativa definendola «revisionista e divisiva».
Al di là degli schieramenti politici, il dibattito sulla memoria collettiva resta un argomento complesso e delicato. La risoluzione cerca di fotografare questa complessità sottolineando, sin dall’inizio, l’importanza di considerare la storia nella sua totalità e nelle sue sfaccettature, con un «dialogo obiettivo che promuova la comprensione e la riconciliazione» e l’impegno del Pe nella preservazione di una «memoria delle vittime di tutti i regimi totalitari».
In particolare, il testo invita alla memoria di «tutti coloro che sono stati vittime innocenti del regime comunista in Slovenia», ma pone anche l’attenzione sul rischio della «strumentalizzazione della storia», condannando il «revisionismo storico, la glorificazione e la banalizzazione dei crimini perpetrati dai regimi nazista, fascista e dai loro alleati».
Tra i punti più rilevanti, infine, il testo considera l’abolizione della Giornata nazionale come un «grave passo indietro negli sforzi volti a garantire la giustizia storica, la riconciliazione e il rispetto delle vittime» e ritiene che la giornata della memoria slovena debba commemorare tutte le vittime degli autoritarismi, comprese quelle del comunismo.
Inoltre, per continuare il lavoro storico di comprensione e verifica dei fatti, viene richiesto un esame completo degli archivi dei servizi segreti jugoslavi e il «proseguimento della missione investigativa ufficiale volta a scoprire i siti delle fosse comuni in Slovenia». Su questo punto, la commissione del governo sloveno aveva già individuato 750 siti occultati e la risoluzione ricorda l’importanza di garantire anche il «diritto universale alla sepoltura».
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