Con Venezia nel cuore. La comunità di Lussino consolida i legami con la Serenissima
L’arrivo della prima regata, incontri, presentazioni e testimonianze. A settembre una gondola approderà nel porticciolo della città croata. Nell’isola adriatica è ancora diffuso il dialetto e sono attive molte associazioni e il coro delle donne

A Lussino il Leone di San Marco si trova scolpito sulle mura e sostiene con la zampa il libro aperto della sua venuta in pace. Case colorate osservano il mare dagli abbaini, rievocando Burano.

Tra le strette calli sono sparpagliate qua e là testimonianze di Venezia. Sull’isola croata, dove nell’anno Mille arrivò perfino il doge, anche i suoni sono memoria di laguna. Capita ancora di sentire la gente del posto parlare il dialetto istroveneto della Serenissima. «Ti gà visto auncuò el mar, come el xe calmo dopo el neverin de sta notte».
Per dire che è tornato il sereno dopo la tempesta.
Lingua del ricordo e idioma degli attraversamenti inquieti della storia. In questo lembo di terra al centro del golfo del Quarnaro, Villa Perla odora di nuovo.

È la sede della vitalissima Comunità degli Italiani di Lussinpiccolo che conta poco più di seicento soci e, tra questi, un’ottantina di sostenitori.
«Ne fanno parte gli italiani residenti sull’isola di Lussino. Ma ci sono anche figli e nipoti che hanno radici isolane e vogliono riallacciare il legame delle loro origini, entrando a fare parte della nostra realtà» conferma Sanjin Zoretić presidente della Comunità.
Un desiderio che ha a che vedere con le storie familiari e lo strappo della geografia ridisegnata dopo la Seconda Guerra Mondiale. C’entrano anche il senso di appartenenza e il bisogno di identità.
L'esodo giuliano-dalmata fu un fenomeno di massa, dai numeri significativi e incerti, circa 350 mila persone abbandonarono le loro case in Istria, Fiume e Dalmazia, passate sotto il controllo jugoslavo.
«Le comunità italiane che oggi sono in Croazia e Slovenia rappresentano l’unica minoranza autoctona all’estero e costituiscono delle basi importanti in un territorio che cerca degli elementi di comunanza dopo aver vissuto una dolorosa frattura» evidenzia l’ambasciatore italiano a Zagabria, Paolo Trichilo.
Prova ne è l’Ammiraglia, la prima regata che ha unito, attraverso le rotte dell’Adriatico, Venezia a Pola, approdando nei giorni scorsi a Lussino in omaggio all’ammiraglio Agostino Straulino. C’è poi la recente visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella capitale croata, dove ha incontrato anche la comunità italo-lussignana.
«Le istituzioni italiane sono attente e vicine alle Comunità italiane, che devono essere rese vive dai loro membri, visto che l’italianità è stata e rappresenta tutt’oggi un elemento importante» aggiunge l’ambasciatore.
A Lussino i soci si danno molto da fare, con le iniziative culturali, il coro, la riscoperta di libri, ricette e artigianato, i gemellaggi, ma anche la cura delle tombe dimenticate con le iscrizioni in italiano.

Mentre all’ultimo piano di Villa Perla i bambini possono imparare l’italiano. «Siamo aperti ai nuovi soci e li invitiamo a farsi avanti. Abbiamo creato una sezione giovani per coinvolgere le nuove generazioni che hanno nonni e antenati vissuti sull’isola» prosegue il presidente Zoretić.

Il mare non divide, ma unisce. E dopo le barche a vela che hanno riscoperto i tracciati delle mude veneziane dirette con le mercanzie a Oriente, a settembre arriverà al porticciolo una gondola di dodici metri, condotta da Andrea Balbi, il presidente dell’Associazione dei Gondolieri.
Poco lontano dallo squero, le merlettaie buranelle faranno conoscere la loro arte, da isola a isola.

«Il mare è un ponte e insegna il comune senso di adesione al mondo, a maggior ragione oggi, che Italia e Croazia godono della medesima appartenenza all’Unione Europea» sottolinea la console Iva Palmieri, ricordando come il suo ente sia sempre vicino ai connazionali per offrire supporto e assistenza. Qualcuno riflette a voce alta: «Qui a Lussino c’è la sensazione di non essersi allontanati, più di tanto, dall’Italia».
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