L’Alto rappresentante Schmidt ribatte alle minacce di Dodik

BELGRADO Come una sfida all’Ok Corral, ma non è un film, bensì una pericolosissima disputa che rischia di far deflagrare la Bosnia-Erzegovina. È quella tra il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik e l’Alto Rappresentante della comunità internazionale, “arbitro” degli accordi di pace di Dayton, Christian Schmidt, che lo stesso Dodik questa settimana ha dichiarato persona non grata in Republika Srpska, minacciando l’arresto e l’espulsione del politico tedesco, se oserà mettere piede a partire nell’entità politica dei serbi di Bosnia.
Ma Schmidt non ci sta. E ha raccolto il guanto di sfida. «Nella Republika Srpska ho degli impegni nei prossimi giorni e settimane, in particolare a Banja Luka, ma anche in altre località e intendo rispettare tali impegni», ha detto ieri Schmidt. E l’arresto evocato da Dodik? «Non ha l’autorità per farlo o per darne l’ordine alla polizia e io godo dell’immunità diplomatica» e il leader serbo-bosniaco «si prepari a momenti spiacevoli», ha aggiunto poi cripticamente. Parole, quelle di Schmidt, che richiamano prospettive fosche, perché – se Dodik decidesse di mettere in atto le minacce dei giorni scorsi – si rischierebbbe uno scenario più che destabilizzante. Ne è sicuramente conscia la Ue, che ha ricordato che gli annunci del presidente serbo-bosniaco «sono un’altra provocazione che mina l’assetto costituzionale della Bosnia-Erzegovina» ed è «deplorevole» che Dodik continui a «focalizzarsi su azioni divisive e destabilizzanti invece che sulle riforme».
Quello di Dodik è l’ennesimo «attacco deliberato agli accordi di pace di Dayton e all’ordine costituzionale», ha fatto eco l’ambasciata Usa a Sarajevo, definendo «ridicole le minacce» lanciate contro Schmidt da parte del leader nazionalista di Banja Luka, che ha imboccato «la pericolosa strada dell’isolamento». A scendere in campo in difesa di Schmidt – e dell’unitarietà della Bosnia-Erzegovina – è stata anche Berlino, per bocca dell’Inviato speciale tedesco per i Balcani, Manual Sarrazin. Sarrazin, dopo un tête-à-tête con Dodik, lo ha così accusato apertamente di condurre «politiche secessionistiche, attacchi contro le istituzioni statali», ma anche di «ridurre la libertà dei media e della società civile», tutte mosse non degne di un leader che vive in un Paese che ambisce alla Ue. E «ho detto chiaramente ancora una volta al signor Dodik che noi sosteniamo con forza l’Alto Rappresentante Schmidt», ha chiosato Sarrazin. Berlino non si è limitata agli avvertimenti, “congelando” anche finanziamenti per progetti infrastrutturali in Republika Srpska, del valore di oltre 100 milioni di euro. st.gi.
Riproduzione riservata © il Nord Est