La visita di Mattarella in Croazia: «L’Unione europea è una rete aperta in pace da 70 anni»
L’allusione ai dazi nel giorno della trattativa con Washington. Incontra la comunità italiana: «Minoranze ponte di amicizia»

«La vocazione alla pace l’Europa l’ha sempre coltivata e la mantiene». Inoltre l’Unione europea «è al centro di una rete commerciale aperta che garantisce pace: questa vocazione di pace della Ue è condivisa per restituire alla vita internazionale un modello di convivenza serena».
Sergio Mattarella non pronuncia mai la parola dazi ma il suo pensiero è chiarissimo in una giornata delicatissima per l’Europa alle prese con un trattativa violenta con Washington sulle barriere tariffarie che, peraltro, non sembra andare benissimo.
Il presidente della Repubblica ne ha parlato da Zagabria lunedì nel corso di una visita ufficiale ad un Paese ormai amico che è membro a pieno titolo dell’Unione europea, della Nato ed ha anche introdotto la Moneta unica.
Un alleato forte dell’area, che potrebbe essere per l’Italia un vero e proprio hub per i Balcani per i quali il capo dello Stato ha invocato un’accelerazione per la loro entrata a pieno titolo nel club europeo. E ha condiviso con il presidente Milanović come la collaborazione tra i due Paesi «si giovi in maniera preziosissima delle minoranze rispettive dei due Paesi, che sono il ponte della nostra amicizia, ne sono anche una garanzia, uno strumento che induce sempre più Croazia e Italia a collaborare sotto ogni profilo». Il presidente della Repubblica nella sua visita ha anche incontrato la comunità italiana in Croazia.
Pace, Europa e libero mercato. Su questi tre anelli si è ancorato il filo dei colloqui che il presidente ha avuto in Croazia, Paese in crescita, fieramente patriottico ma non per questo distaccato dai valori europei.
Pace e libero mercato sono per Mattarella valori che viaggiano insieme e lunedì l’ha ben spiegato da Zagabria dopo un lungo colloquio con il presidente Zoran Milanović: «L’Europa è nata per assicurare a un continente dilaniato da secoli di guerre una prospettiva di pace. Una pace che dura da oltre 70 anni» e che quindi rappresenta «un’offerta di modello al resto della comunità internazionale», ha spiegato riassumendo il cuore delle conversazioni. «L’Unione europea è stata veramente un concreto progetto di pace per le relazioni tra Croazia e Italia e sarebbe opportuno che continuasse ad agire in tal senso anche su una scala più larga», gli ha fatto eco il presidente croato Zoran Milanović.
Si è parlato quindi anche di allargamento dell’Unione, della necessità di non fermarsi nel cammino delle riforme istituzionali ed economiche già da tempo presenti sul tavolo di Bruxelles. Necessità ribadita anche al premier Andrej Plenković: bisogna «rafforzare i processi decisionali per renderli più efficaci e tempestivi», si è concordato.
Il capo dello Stato ha voluto sottolineare quanto nel mondo «le sfide si siano moltiplicate». «Oggi l’Europa – ha aggiunto – ha più che mai bisogno del convinto contributo di tutti i suoi Stati membri per continuare a rafforzarsi e integrarsi, per poter affrontare da protagonista il mutato contesto geopolitico».
Lavorare insieme quindi, per mantenere «il modello Europa» vivo e forse anche «forte», come ha chiesto oggi la presidente della Commissione Ursula von der Leyen nel bel mezzo della guerra commerciale voluta da Donald Trump.
Se con la Croazia sono state efficacemente vaporizzate le scorie di un passato non troppo lontano, ora Roma e Zagabria lavorano sodo per il business e i frutti si vedono: l’Italia continua ad essere tra i primi partner commerciali della Croazia (primo nel 2022 e 2023; secondo nel 2024 dopo la Germania).
La Croazia può effettivamente diventare un ponte di penetrazione per i Balcani che restano, per la politica estera italiana, una priorità. «Croazia e Italia condividono l’intendimento di veder portare a compimento, senza ulteriori indugi, il processo di allargamento, soprattutto nei Balcani occidentali che da oltre vent’anni hanno avviato il loro processo di avvicinamento all’Unione», ha infatti ribadito Mattarella.
Perfettamente d’accordo il presidente Milanović che ha confermato come ad avviso della Croazia «soprattutto l’Albania, il Montenegro e la Macedonia del Nord, sono tenuti da troppi anni e senza valide ragioni nell’anticamera dell’Ue». —
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