Bosnia, il leader nazionalista Dodik pronto ad espellere l’Alto rappresentante della comunità internazionale

Torna lo spettro della secessione
Stefano Giantin
Il leader nazionalista serbo bosniaco Milorad Dodik
Il leader nazionalista serbo bosniaco Milorad Dodik

BELGRADO Un’escalation sempre più sul filo del rasoio, che fa temere che il punto di non ritorno non sia ormai così remoto. È quella che si sta osservando in Bosnia-Erzegovina, già scossa per le controverse manifestazioni sul “confine” tra Republika Srpska (Rs) e Federazione bosgnacco-croata in difesa dell’attuale presidente serbo-bosniaco, il nazionalista filorusso Milorad Dodik, andate in scena la settimana scorsa.

Ed è stato sempre Dodik, in questi giorni, a gettare nuova carne al fuoco, creando enormi polemiche evocando ancora una volta la secessione e addirittura l’espulsione dall’entità politica serbo-bosniaca di Christian Schmidt, l’Alto rappresentante della comunità internazionale e “arbitro” del rispetto degli accordi di Dayton.

Schmidt, vera e propria nemesi di Dodik, sarà dichiarato persona non grata se dovesse venire in Republika Srpska, ha così annunciato Dodik, che ha svelato ieri che Banja Luka starebbe già preparando un’ordinanza di polizia in questo senso, valida dalla prossima settimana. «Se verrà qui sarà cacciato», ha così promesso Dodik, aggiungendo addirittura che la polizia serbo-bosniaca riceverà ordini precisi» e riserverà delle «unità» deputate a bandire Schmidt. Attenzione, la scorta di Schmidt è «armata, si rischiano incidenti», ha avvisato il politico d’opposizione Igor Crnadak.

Minacce, quelle di Dodik, che rappresentano forse l’apice di un braccio di ferro che va avanti da anni, tra i due, con il leader serbo-bosniaco che ha rigettato varie mosse di Schmidt, la cui autorità non è più da lui riconosciuta, in particolare sulle norme imposte dall’Alto rappresentante per criminalizzare chi nega il genocidio di Srebrenica e glorifica criminali di guerra, ma anche sul ruolo della Consulta nazionale, che Banja Luka vorrebbe svuotare della sua funzione. Ma l’ultima goccia riguarda una complessa vicenda relativa agli immobili pubblici in Republika Srpska, che appartengono a Banja Luka e non alle istituzioni centrali bosniache, la posizione più volte ribadita da Dodik, del tutto errata secondo varie decisioni della Corte costituzionale. Se però anche questa volta Schmidt, che ha creato una commissione ad hoc per dirimere il caso una volta per tutte, si metterà di traverso, come già fatto in passato, imponendo «una legge sugli immobili» a discapito di Banja Luka, allora il dado sarà tratto. «La notte stessa – ha così minacciato Dodik – sarà presa la decisione sull’indipendenza della Republika Srpska».

Le ultime uscite di Dodik arrivano in un clima già surriscaldato. Lo confermano, tra gli altri, i controversi appelli di Bakir Izetbegović , storico leader del partito Sda, rivolti ai «Paesi islamici», che dovrebbero impegnarsi maggiormente in Bosnia-Erzegovina per «bilanciare» la presenza occidentale, a suoi dire troppo squilibrata a favore di serbi e croati. L’Occidente «cerca di risolvere le cose in base ad accordi e compromessi, a sfavore» dei bosgnacchi, ha aggiunto.

Ben più grave, l’appello delle associazioni delle vittime della guerra, tra cui le madri di Srebrenica, a Ue e Nato, perché ultimamente sarebbero cresciuti d’intensità gli «attacchi» violenti «contro rifugiati» bosgnacchi che ritornano a vivere nella Rs. E non è certo un segnale incoraggiante.

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