Crisi politica in Kosovo: via alle consultazioni per l’ultima mediazione
La presidente della Repubblica convoca i leader dei partiti
dopo che la Consulta ha dato 30 giorni per risolvere lo stallo

Un giro di consultazioni con i leader dei partiti politici per tentare di dare un’ultima soluzione alla crisi politica in cui è precipitato il Kosovo. La presidente della Repubblica Vjosa Osmani ha avviato i confronti individuali a sei mesi dalle elezioni politiche, dopo le quali la Camera non è mai riuscita a eleggere il proprio presidente, impedendo a cascata il voto di fiducia sul premier Albin Kurti, che esercita il suo mandato ad interim.
Il giro di confronti è stato chiamato dopo che la Corte costituzionale kosovara si è pronunciata dando un ultimo mese di tempo al Parlamento per uscire dallo stallo. Gli incontri in corso arrivano dopo 40 tentativi falliti di costituzione dell’Assemblea del Kosovo, iniziati il 15 aprile. L’effetto che il paese è senza governo da 6 mesi.
Kurti è stato il primo partecipante agli incontri, nella veste di leader del Movimento Autodeterminazione. Il premier ha ribadito che il suo partito farà il possibile affinché il nuovo Parlamento sia costituito entro fine luglio, per poter successivamente formare un nuovo governo. La principale causa del blocco è la discordia sul candidato alla presidenza dell’Assemblea: il Movimento Autodeterminazione insiste su Albulena Haxhiu. I partiti d’opposizione avanzano soluzioni diverse: Ldk propone un governo di unità di transizione, Pdk richiede la sostituzione del candidato alla presidenza dell’Assemblea, mentre Aak dichiara che voterà per una persona in grado di unire tutti i partiti. Il Movimento Autodeterminazione chiede il passaggio al voto segreto, ma anche questa iniziativa non ha ottenuto la maggioranza.
Lumir Abdixhiku, leader della Lega democratica del Kosovo (Ldk, all’opposizione) sottolinea che Kurti non ha cambiato posizione sulla candidata governativa alla presidenza, incapace di ottenere il minimo di 61 voti necessari all’elezione. Per Memli Krasniqi, capo del Partito democratico (Pdk, all’opposizione), la convocazione è stata effettuata solo per «adempiere a un obbligo» dopo l’intervento dell’Alta Corte. Tutti gli inviti delle opposizioni al premier a puntare su un altro candidato sono stati respinti. Lo stallo sembra dunque destinato a riproporsi.
E mentre la stasi permane, a Vienna Petar Petković, responsabile dell’Ufficio governativo serbo per il Kosovo e capo negoziatore per la parte serba, ha incontrato l’inviato e mediatore Ue per il Kosovo Peter Sorensen. Petković ha ribadito le forti preoccupazioni di Belgrado per la sempre più precaria situazione della popolazione serba in Kosovo, vittima a suo dire della politica ostile delle autorità di Pristina. Il rappresentante serbo ha stigmatizzato l’avvio dei lavori per una nuova stazione della polizia kosovara a Zubin Potok, uno dei quattro maggiori centri del nord del Kosovo a maggioranza serba. L’obiettivo, ha osservato, è la militarizzazione della regione per indurre i serbi a lasciare le proprie terre. —
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