Il sindacato accusa Jadrolinija dopo la morte dei tre marinai a Lussinpiccolo:«Traghetto obsoleto e non sicuro»
Attacco al direttore generale della compagnia di navigazione di proprietà statale

FIUME Accuse, smentite e un clima che si invelenisce sempre più. Passato lo choc di una tragedia che ha scosso gli ambienti della navigazione croata e l’opinione pubblica, ora si susseguono prese di posizione e critiche riguardo la sconvolgente tragedia di domenica pomeriggio a Lussinpiccolo, dove tre marinai del traghetto Lastovo sono stati uccisi dal portellone di prua, staccatosi improvvisamente da quelli che avrebbero dovuto essere i sostegni, precipitando sulla banchina.
Sotto la rampa si trovavano purtroppo il capomacchina Boško Kostović, 56 anni di Vinischie e i timonieri, Marko Topić, 38 anni di Salona e Denis Šarić, 58 anni di Zara. Un loro collega si trova in cura al Centro clinico-ospedaliero di Fiume e le sue condizioni (ha riportato ferite all’anca e ad una spalla) non destano preoccupazione.
A parlare è stato il capitano Ivan Srzentic del Sindacato marittimi della Jadrolinija (la società armatrice di proprietà statale titolare del Lastovo), il quale ha criticato duramente il ministro del Mare, Trasporti e Infrastrutture e il direttore generale della compagnia di palazzo Adria, David Sopta.
«Il Lastovo ha 55 anni, è un’unità obsoleta e dunque non sicura, in cui l’equipaggio lavora fino a 14 ore al giorno. Simili imbarcazioni sono un rischio per tutti, passeggeri ed equipaggio. La Jadrolinija deve modernizzare la sua flotta, composta da 54 unità, la cui età media tocca i 28 anni. Sono troppi».
Sempre Srzentić ha stigmatizzato la dichiarazione di Sopta, il quale aveva rilevato che «bisogna concentrarsi ora sul prosieguo della stagione turistica». Il sindacalista ha rilevato che si sta parlando di un traghetto, il Lastovo, che trasporta tutto l’anno gli isolani e gli uomini della Jadrolinija, mentre Sopta – ha tuonato – sta pensando alla stagione di villeggiatura.
Proprio Sopta aveva riferito ai giornalisti che in passato non c’erano mai stati problemi con il funzionamento dei portelloni del Lastovo, affermazione smentita dallo spalatino Leon Jericević, ingegnere navale e per anni ispettore marittimo.
«Era il 2014 o il 2015, non ricordo bene, ma so che faceva molto freddo e mi trovavo a Vallegrande, in Dalmazia, assieme ad un collega olandese. Rammento che il Lastovo era giunto dall’isola di Lagosta e a un certo punto era ceduto il portellone di poppa, senza ferire – o peggio – nessuno. Noi due ci trovavamo in un vicino bar e il frastuono provocato dalla caduta della rampa era stato assordante. Se qualcuno si fosse trovato sotto la struttura, sarebbe stato inesorabilmente schiacciato».
Dopo giorni dalla tragedia si è espresso il ministro croato del Mare, trasporti e infrastrutture, Oleg Butković, il cui silenzio stava cominciando ad alimentare polemiche nei media e nell’opinione pubblica: «Ho tenuto la bocca cucita per non dire qualcosa di sbagliato, per non arrecare disturbo a chi si occupa delle indagini. Che sono due, condotte da una parte da polizia e Procura statale e dall’altra dall’Agenzia nazionale per gli incidenti marittimi. Non appena sapremo gli esiti, provvederemo ad informare l’opinione pubblica. Inoltre solo allora sapremo se eventualmente adottare misure nei riguardi della direzione della Jadrolinija».
«È da domenica – ha proseguito – che mi sto ponendo due domande e cioè se si poteva evitare la tragedia e di chi è la colpa. Siamo in contatto con i familiari delle vittime e finora abbiamo fatto tutto il possibile nei loro confronti». Secondo voci ufficiose, non è da escludere che il Lastovo – al centro di diversi incidenti (tra cui un incendio del 1993) – possa essere destinato al disarmo. —
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