Guerra delle targhe, è giallo sull’accordo: l’Ue invita Serbia e Kosovo a un incontro

Corsa contro il tempo per arrivare a una soluzione entro il 21 novembre, giorno previsto per il via alle multe

Stefano Giantin
An ethnic Serb walks past Kosovo police securing the area near the northern Kosovo border crossing of Jarinje on the ninth day of protest on Tuesday, Sept. 28, 2021. Ethnic Serbs in Kosovo have been blocking the border for a ninth straight day to protest a decision by Kosovo authorities to start removing Serbian license plates from cars entering the country, raising fears such incidents could unleash much deeper tensions between the two Balkan foes. (AP Photo/Visar Kryeziu)
An ethnic Serb walks past Kosovo police securing the area near the northern Kosovo border crossing of Jarinje on the ninth day of protest on Tuesday, Sept. 28, 2021. Ethnic Serbs in Kosovo have been blocking the border for a ninth straight day to protest a decision by Kosovo authorities to start removing Serbian license plates from cars entering the country, raising fears such incidents could unleash much deeper tensions between the two Balkan foes. (AP Photo/Visar Kryeziu)

BELGRADO Un giallo sempre più fitto, tra smentite e conferme. È quello che riguarda la potenziale intesa evocata nei giorni scorsi che, negli auspici della comunità internazionale, dovrebbe porre fine alla cosiddetta “guerra delle targhe” tra Serbia e Kosovo, prima di un nuovo acme della crisi previsto per il 21 novembre. È quello il giorno in cui Pristina dovrebbe iniziare a multare gli automobilisti serbi che viaggino ancora con targhe considerate illegali dalle autorità kosovare, cioè quelle rilasciate da istituzioni serbe e non sostituite con quelle con la sigla Rks (Repubblica del Kosovo).

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epa06630843 A convoy with Kosovo's police special unit carrying detained head of the Serbian government's Office for Kosovo, Marko Djuric, in Mitrovica, Kosovo, 26 March 2018. Kosovo Police special unit detained head of the Serbian governmentÃs Office for Kosovo, Marko Djuric, in northern city of Mitrovica for entering Kosovo despite a ban on his presence. EPA/VALDRIN XHEMAJ

Il giorno del redde rationem si avvicina, e i due contendenti ieri hanno fornito chiarimenti del tutto opposti sullo stato delle cose, confondendo ancor di più le acque. C’è o non c’è l’accordo chiarificatore? Una risposta negativa è arrivata da Belgrado, raffreddando le speranze di Ue e Usa, che da settimane lavorano ai fianchi le due capitali per scongiurare l’escalation. «Pure invenzioni, non è stato raggiunto alcun accordo», ha esordito ieri mattina il direttore dell’Ufficio governativo serbo per il Kosovo, Petar Petković, commentando notizie diffuse su una imminente fumata bianca dopo la stretta di mano nella notte tra giovedì e venerdì a Bruxelles tra serbi e kosovari, con un accordo che avrebbe posticipato di dieci mesi l’obbligo di re-immatricolare le auto che hanno targhe non riconosciute da Pristina. Tutte menzogne, anzi «propaganda» pianificata a Pristina a pochi giorni «dall’inizio dell’applicazione delle misure punitive contro i serbi» del Nord, ha aggiunto Petković, che ha bacchettato i media serbi, in testa la Tv pubblica, colpevoli di aver diffuso notizie a suo dire false. L’unica via per uscire dalla crisi è che il premier kosovaro Albin Kurti «ritiri» le misure sulle targhe, ha chiosato.

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Nessuna intesa, ha confermato a stretto giro di posta anche la premier Ana Brnabić, che ha ammesso di essere consapevole della profonda preoccupazione di Bruxelles e Washington per il muro contro muro tra Serbia e Kosovo, che deve «rispettare quanto sottoscritto» a Bruxelles nel 2013, un riferimento alla creazione della Comunità delle municipalità serbe in Kosovo, osteggiata da Pristina che teme la nascita di una mini-Republika Srpska sul suo territorio. La Comunità, assieme al ritiro delle misure sulle targhe, è la pre-condizione per la Serbia per far rientrare la crisi, dopo l’abbandono da parte dei serbi delle istituzioni controllate da Pristina, in segno di protesta.

Totalmente diversa la versione fornita dal premier kosovaro Kurti, che non ha avvalorato il raggiungimento di un’intesa con Belgrado, ma ha informato che sono effettivamente in corso negoziati sulle targhe, in coordinamento con Bruxelles. E «nei prossimi giorni» vedremo quanto i colloqui in corso «saranno produttivi», ha aggiunto. Kurti è stato invitato dalla Ue proprio a Bruxelles assieme al presidente serbo Vucić, ha fatto sapere ieri il portavoce Ue Peter Stano, mentre dalla presidenza serba non sono arrivate garanzie in questo senso. L’incontro, forse chiarificatore, potrebbe tuttavia avvenire già domani o lunedì in mattinata, il giorno-chiave, ha svelato Radio Europa Libera, ricordando che per la Ue un’intesa deve arrivare assolutamente prima del 21 : una giornata questa che potrebbe diventare esplosiva, se Belgrado e Pristina non scenderanno prima a più miti consigli.

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