Guerra delle targhe, Belgrado alza l’allerta

Il Kosovo dà il via agli avvisi scritti ai confini, Vučić tiene pronto l’esercito. Washington condanna il pugno duro di Pristina
Stefano Giantin
Tensione a Mitrovica (Foto Ansa/Savic)
Tensione a Mitrovica (Foto Ansa/Savic)

BELGRADO. Una calma apparente prima di una probabile nuova tempesta. È il quadro osservato ieri in Kosovo, dove sotto le ceneri continua a covare il fuoco della cosiddetta “guerra delle targhe”.

Guerra, ricordiamo, che ha come protagonista in particolare il governo di Pristina, che da mesi ha deciso di imporre ai serbi che ancora vivono in Kosovo la re-immatricolazione delle loro automobili, sostituendo le vecchie targhe emesse dalle autorità serbe a partire dal 1999 fino a oggi con quelle ufficiali con la sigla Rks, quella del Kosovo indipendente. La misura, tuttavia, viene vista come il fumo negli occhi sia dai serbi del Kosovo sia da Belgrado, che la considera un’imposizione ingiusta per obbligare a una sorta di riconoscimento de facto dell’indipendenza kosovara, mai accettata dalla Serbia. Guerra non guerreggiata che ieri ha registrato importanti sviluppi. Uno riguarda le mosse di Pristina, che malgrado gli ammonimenti della Ue e persino dell’alleato Usa, ha lanciato come da programma il suo nuovo e controverso piano per arrivare al cambio-targa per migliaia di serbi.

La prima fase, iniziata appunto ieri, prevede controlli rafforzati ai punti di confine tra Serbia e Kosovo, con la polizia kosovara che ha cominciato a distribuire depliant agli automobilisti che ancora circolano con targhe emesse dalla Serbia e la sigla di città oggi in Kosovo, come Pristina (PR), Kosovska Mitrovica (KM) o Prizren (PZ). Documenti, con allegato il modulo per la re-immatricolazione, che avvisano che le auto con targhe considerate illegali da Pristina dovranno tassativamente essere immatricolate con le targhe Rks entro il 21 aprile 2023. Ma ben prima ci saranno conseguenze. Già dal 21 novembre prossimo e fino a gennaio saranno inflitte multe da 150 euro – una somma considerevole per gli standard balcanici – per i serbi che insisteranno a circolare con le vecchie targhe, mentre da gennaio ad aprile si potrà entrare o muoversi in Kosovo solo con targhe-prova, in attesa di quelle con la sigla Rks.

Ma i circa diecimila serbi che ancora usano le vecchie targhe non sembrano avere alcuna intenzione di sottostare alle nuove regole e solo qualche decina ha abbozzato. «Resisteremo alla violenza di Pristina con forme di opposizione» pacifiche, ha anticipato Goran Rakić, leader della Srpska Lista, il partito espressione degli interessi serbi in Kosovo. Pristina ha però deciso la rotta e non intende fare alcuna marcia indietro, soprattutto dopo aver rifiutato i “consigli” di Ue e Usa, che chiedevano altri dieci mesi di transizione per il processo di re-immatricolazione. E non sono escluse, quando inizieranno a fioccare le multe, forme di protesta ben più importanti, come un ritorno sulle barricate da parte dei serbi.

A preoccupare – e a far intuire che la situazione è esplosiva – è anche l’annuncio del neo-ministro della Difesa serbo, Milos Vučević, che ha ieri informato che il presidente Vučić ha ordinato all’esercito di Belgrado di alzare il livello di prontezza operativa proprio a causa della situazione in Kosovo. Belgrado proteggerà «tutti i serbi, inclusi quelli in Kosovo, nessuno abbia dubbi in questo senso», ha aggiunto Vučević. Rimarcando infine che la Serbia è pronta al dialogo, ma non starà a guardare, se la situazione nel nord a maggioranza serba dovesse degenerare.

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