Cresce la tensione in Kosovo: il presidente serbo Vučić cancella tutti gli impegni

BELGRADO Si rischia di arrivare a una pericolosa escalation, nella nuova crisi in corso tra Serbia e Kosovo, causata dalla “guerra delle targhe” e peggiorata dalla denuncia di Belgrado di misteriosi droni osservati in sorvolo su zone militari e caserme.
Lo confermano tanti segnali, come quelli lanciati del presidente serbo, Aleksandar Vučić, che ha fatto sapere ieri di aver annullato tutti gli impegni all’estero, per rimanere a Belgrado a vigilare sulla situazione. Situazione resa sempre più precaria anche da una sorta di “ammutinamento” nei ranghi della polizia kosovara, per la precisione fra gli agenti di etnia serba che operano nel nord del Kosovo, dove vive una folta maggioranza di serbi.
A rompere i ranghi è stato il comandante della polizia kosovara a nord, il serbo Nenad Djurić, che si è rifiutato di ordinare ai suoi sottoposti di distribuire ai serbi che ancora circolano con le vecchie targhe emesse da Belgrado, illegali per Pristina, i documenti che impongono la re-immatricolazione con le targhe ufficiali kosovare entro l’aprile prossimo.
Quelle di Pristina sono misure «politiche e dirette principalmente contro la comunità serba, a cui noi apparteniamo», ha detto Djurić, che è stato sospeso e ha dovuto riconsegnare la pistola.
A reagire è stata infatti subito Pristina, con il ministro degli Interni kosovaro Xhelal Svecla che ha duramente criticato Djurić e chi lo seguirà, ricordando che «la polizia del Kosovo è una forza unica» a prescindere dall’appartenenza etnica e «non tollereremo nessuna azione che viola questa missione».
Ma l’ammutinamento potrebbe essere solo l’inizio. Non è escluso infatti che i serbi che lavorano in altre istituzioni che rispondono a Pristina lascino i loro posti di lavoro in segno di protesta contro le mosse del governo Kurti, mentre si parla di un «rafforzamento e di una fondazione di istituzioni serbe» nel nord.
Lo scenario è evocato da Goran Rakić, leader della Srpska Lista, il partito che rappresenta gli interessi serbi in Kosovo.
Rakić che, assieme ad altri rappresentanti politici dei serbi del Kosovo, è atteso a Belgrado per una sessione straordinaria del governo, in programma oggi, mentre ieri Vučić ha sentito Miroslav Lajcak, l’Inviato speciale Ue per il dialogo Serbia-Kosovo, ormai sempre più una chimera.
Sessione che sarà seguita oggi, indice della serietà della crisi, da incontri tra il presidente Vučić e gli ambasciatori a Belgrado di Cina e Russia, le due potenze extra-Ue più scomode, ma più affini al Paese balcanico.
Ma anche col patriarca serbo-ortodosso Porfirije e i componenti del Sinodo della Chiesa nazionale – vertici che parlano di tensione alle stelle e necessità di fare il punto quanto prima.
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