Guerra delle targhe, a Bruxelles fallisce il vertice Serbia - Kosovo

Ok da Vucic ma Kurti rifiuta la proposta dell’Ue. Borrell: i due leader responsabili di quanto può accadere
Stefano Giantin

BELGRADO Nessuna intesa al fotofinish, dopo il pressing della comunità internazionale. E ora si spiana la strada allo scenario più fosco, quello dell’escalation. È l’esito, molto grave per la stabilità dei Balcani, del fallito tentativo in extremis da parte della Ue di convincere la Serbia e soprattutto il Kosovo a scendere a patti nella cosiddetta “guerra delle targhe". Guerra che, ricordiamo, da inizio novembre sta destabilizzando l’area, dopo che Pristina ha deciso di imporre ai serbi che vivono in Kosovo di reimmatricolare le proprie auto con le targhe ufficiali kosovare, abbandonando quelle serbe. La mossa ha provocato alta tensione e perfino le dimissioni in massa di giudici e poliziotti serbi nel nord del Kosovo, a maggioranza serba.

il caso
Guerra delle targhe, è giallo sull’accordo: l’Ue invita Serbia e Kosovo a un incontro
La redazione
An ethnic Serb walks past Kosovo police securing the area near the northern Kosovo border crossing of Jarinje on the ninth day of protest on Tuesday, Sept. 28, 2021. Ethnic Serbs in Kosovo have been blocking the border for a ninth straight day to protest a decision by Kosovo authorities to start removing Serbian license plates from cars entering the country, raising fears such incidents could unleash much deeper tensions between the two Balkan foes. (AP Photo/Visar Kryeziu)

Il tentativo di disinnescare la crisi si è dipanato in un vertice d’emergenza convocato dall’Alto rappresentante Ue agli Esteri, Josep Borrell. Da una parte del tavolo il premier kosovaro Albin Kurti, dall’altro il presidente serbo Aleksandar Vučić. Dopo le voci circolate già in mattinata, nel pomeriggio è stato proprio Vučić a confermare che ogni speranza d’intesa è saltata «per ragioni a me non chiare». E si va verso un pericoloso muro contro muro. «Non siamo riusciti a raggiungere alcun accordo», ha specificato il leader serbo dopo ore e ore di colloqui a porte chiuse, assicurando che la parte serba sarebbe stata «del tutto costruttiva», mentre quella «albanese non ha accettato nulla».

Vučić – passo importante - ha svelato quella che, negli auspici di Bruxelles, avrebbe potuto rappresentare la soluzione, seppur temporanea, per congelare il conflitto: Pristina avrebbe dovuto accettare di sospendere la misura di multare i serbi con veicoli “illegali”, mentre Belgrado avrebbe rinunciato a «emettere nuove targhe» con la sigla di città e Paesi oggi in Kosovo, ha spiegato il leader serbo. Belgrado, ha continuato Vučić, avrebbe ieri accettato la proposta e «la rispetteremo», mentre Pristina sarebbe rimasta arroccata sulle sue posizioni, rigide. Intanto, dopo l’ultimo rinvio di sole 24 ore deciso domenica per permettere ai negoziati Vučić-Kurti di avere luogo, oggi la polizia kosovara - l’annuncio è di ieri sera - inizierà a multare i serbi riottosi a cambiare targa. Se così sarà, «avremo davanti notti rabbiose» e un periodo difficilissimo, ha chiosato Vučić.

Conferme alle parole di Vučić sono arrivate in serata da Kurti stesso, che ha ammesso che l’iniziativa negoziale messa sul tavolo, quella cioè di «sospendere le multe», era «inaccettabile» da Pristina senza che fosse legata a un impegno concreto da parte serba a discutere in maniera celere, senza indugi, di un futuro accordo sulla normalizzazione dei rapporti bilaterali.

Sulla stessa linea, ma molto irritato in particolare con Pristina, anche Borrell, che ha accusato entrambi i leader di avere «la piena responsabilità del fallimento dei negoziati» e di qualsiasi tipo di «escalation e violenza» che si potrebbe ora registrare nel nord del Kosovo e oltre. Ma attenzione. Borrell ha confermato anche che l’Ue aveva «presentato una proposta che è stata accettata da Vučić, ma non da Kurti». Di certo la situazione è prossima a sfuggire di mano alla prima multa, anche perché una scintilla è sufficiente a far deflagrare il nord, dove da settimane c’è «un vuoto nella sicurezza molto pericoloso», ha ammesso Borrell riferendosi alle dimissioni dei poliziotti serbi, sostituiti da agenti di etnia albanese. Dopo gli ultimi sviluppi, tutti gli occhi dunque saranno puntati, da oggi, di nuovo sul nord del Kosovo, nella speranza che il vaso di Pandora non venga scoperchiato per una - solo all’apparenza - banale questione di targhe.

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