Allargamento dell’Ue: l’Albania apre l’ultimo dei capitoli negoziali
L’annuncio di Bruxelles su risorse, agricoltura e coesione. Il premier Rama da Tirana: «Abbiamo fatto l’impensabile». Fra gli altri Paesi candidati, in pole position c’è il Montenegro

In tanti, nella regione, inclusi i leader politici più autorevoli, hanno da sempre nutrito dei dubbi sulle reali intenzioni della Ue. Ma Bruxelles sembra veramente aver cambiato marcia. E dopo tante promesse mancate ed enormi ritardi, finalmente premia i migliori, suggerendo che il quadro è realmente mutato. E dunque che l’obiettivo dell’adesione non è più solo una lontana chimera.
Quadro che riguarda il complicato processo d’allargamento dell’Ue ai Balcani, che sta prendendo velocità, seppur a macchia di leopardo. Lo ha confermato ieri l’ennesimo exploit dell’Albania, che ha incassato luce verde anche per l’ultimo dei sei “cluster” negoziali con la Ue. Ue che ha deciso di aprire anche il cosiddetto “cluster 5”, ossia quello che riguarda «risorse, agricoltura e coesione», ha annunciato Bruxelles, con Tirana che, di fatto, nel giro di poco più di un anno è riuscita ad aprire tutti i capitoli dei negoziati d’adesione, un vero e proprio record.
L’Albania, ricordiamo, aveva infatti iniziato il percorso negoziale nell’autunno del 2024, con il cluster 1, quello dei cosiddetti “Fondamentali”. A dicembre, al via il 6 (Relazioni esterne). Poi, nella scorsa primavera, una nuova accelerazione, con i cluster 2 (Mercato interno) e 3 (Competitività), per arrivare poi a settembre con il 4 (Agenda verde). Infine, ieri, l’en plein, con l’apertura del cluster 5, ultimo scoglio. Record di Tirana che è stato accolto con entusiasmo, sia in Albania sia a Bruxelles. Di «giorno speciale per l’Ue e per l’Albania» ha così parlato la commissaria Ue all’Allargamento, Marta Kos, che ha tuttavia ricordato che aprire i cluster è una gran cosa, cui deve però seguire un ulteriore duro lavoro, per poterli chiudere e archiviare con successo.
«La loro chiusura è il vero prezzo da pagare» e i «prossimi anni costituiranno il momento della verità. Il vostro successo sarà determinato da quanto bene e quanto rapidamente adotterete e implementerete la legislazione europea», ha ammonito Kos.
Sulla stessa linea Marie Bjerre, ministra degli Affari europei di quella Danimarca che è ora presidente di turno della Ue. Bjerre che ha lodato la «velocità record» con cui Tirana si sta avvicinando al club europeo che più conta, dopo aver aperto «in poco più di un anno tutti i cluster, di cui due durante la presidenza danese». E l’allargamento «è una necessità geopolitica per la Ue», ha confermato la ministra.
Toni euforici, com’era nelle attese, da parte dell’Albania che, per bocca del premier Edi Rama, si era data l’ambizioso obiettivo di chiudere i negoziati già nel 2027. «Abbiamo fatto qualcosa di impensabile, aprire tutti i cluster in dodici mesi, un record assoluto», ha ribadito ieri Rama. «Le promesse contano solo quando vengono mantenute, noi avevamo detto che avremmo aperto tutti i capitoli entro il 2025 e oggi ciò è diventato realtà», ha fatto eco la ministra degli Esteri albanese, Elisa Spiropali.
Ma se l’Albania può gioire, qual è la situazione generale nei Balcani occidentali sul fronte allargamento? Fra gli scolari modello, nell’ottica Ue, sicuramente il Montenegro, in pole position con 33 capitoli negoziali aperti (i capitoli sono ora inseriti nei sei cluster, nda) e sette provvisoriamente chiusi. Segue la Serbia, 22 aperti e due provvisoriamente chiusi – ma Belgrado è ferma da anni. In fortissimo ritardo, invece, Bosnia e Macedonia del Nord. Neppure candidato è infine il Kosovo.
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