Sondaggio sui femminicidi: perché non sono “solo” parole
La leggerezza non è ammessa, non di fronte a un’emergenza che per essere sconfitta richiede l’impegno collettivo. E non ci sono alibi

No, non sono “solo” parole. In un Paese in cui ogni anno vengono uccise più di cento donne, servono consapevolezza, rispetto, empatia. Consapevolezza del fenomeno e della sua gravità, rispetto per le vittime, empatia per i loro familiari.
La leggerezza non è ammessa, non di fronte a un’emergenza che per essere sconfitta richiede l’impegno collettivo, a partire da quello dei più giovani. Non è ammesso normalizzare e banalizzare il male. E non ci sono alibi: dopo Giulia Cecchettin tutti, dalla società civile alle istituzioni, hanno promosso iniziative di sensibilizzazione contro la violenza di genere e contro i femminicidi.
“Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire”, scriveva la poetessa Alda Merini. Ecco, ripartiamo da qui.
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