Zaia sogna la concessionaria autostradale veneta

VENEZIA. «Cav è l'unico esempio in Italia di tutto pubblico, ma non le viene data possibilità di muoversi. Chiediamo quindi una modifica del suo oggetto sociale, che ci darebbe la possibilità di investire subito un miliardo di euro nella viabilità regionale».
Così il presidente del Veneto, Luca Zaia, sulla richiesta di fare della società di capitale totalmente pubblico (50% Regione Veneto e 50% Anas) la possibile concessionaria unica delle autostrade del Veneto. «È una partita che portiamo avanti da un paio d'anni - spiega -. I due emendamenti li abbiamo già presentati al Governo Conte-1 e ci sono stati bocciati dal Movimento Cinquestelle, ma non hanno nulla di sporco o tramaccioso».
L'attuale oggetto sociale di Cav, ricorda il governatore, è la gestione in concessione del Passante di Mestre e, nell'accordo stipulato a suo tempo, prevede un piano tariffario per rientrare dei costi. «Questa gestione - precisa - funziona. Quel che chiediamo al Governo è invece la modifica dell'oggetto sociale che consenta alla società di diventare concessionaria autostradale a tutti gli effetti.
L'intenzione è quella di intercettare tutto, anche attraverso eventuali accordi con Autovie Venete. Ma vogliamo essere pronti anche a partecipare alle eventuali gare per la Pedemontana, se si libera, per la bretella per l'aeroporto o per altre concessioni, qualora si liberassero. E ricordiamo che gli utili di Cav sono destinati per statuto alla viabilità regionale, tant'è che i 600 milioni già previsti di utile saranno dedicati alle strade».
Con la modifica dell'oggetto sociale sarà possibile, secondo Zaia, arretrare a Dolo la barriera autostradale di Villabona-Marghera, liberalizzare il Passante per i residenti nei comuni interessati e investire oltre un miliardo in viabilità. «I soldi sono là e noi vogliamo investirli subito, tra messe in sicurezza e una serie di opere, come ad esempio la partita Treviso-mare. Cav sarebbe la culla per il neonato, ma nessuno ce la fa allestire: non si capisce quel che vuole il Governo» conclude.
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