Viveracqua: 800 milioni di investimenti e 5mila occupati in più

PORTO MARGHERA. Oltre 800 milioni di euro investiti in un progetto pubblico veneto: 296 milioni già realizzati e 516 milioni programmati da qui al 2018. Stamani, 19 settembre, a Marghera (Ve) nelle aule del Parco Vega il Consorzio Viveracqua ha presentato i risultati frutto dei progetti e dei piani di investimento legati alla grande operazione di finanza innovativa a marchio Hydrobond.
Partito con due soci nel giugno 2011, Viveracqua è oggi un Consorzio che raggruppa 14 realtà pubbliche in house che rappresentano 530 Comuni di tutte le province venete, un fatturato complessivo 2015 di 880 milioni di euro a servizio di 4,2 milioni di abitanti.
Uno dei risultati raggiunti è stata l’acquisizione di strumenti di finanziamento inediti per il mondo dei servizi pubblici idrici ma che ha permesso un aumento esponenziale delle opere legate al ciclo dell’acqua in Veneto: entro il 2018 investimenti per 550 milioni di euro su acquedotti, fognature e dupuratori in più di 1.200 cantieri. Il bilancio ad oggi è più che positivo: solo nel biennio 2014-2015 Viveracqua ha totalizzato 296 milioni di euro di investimenti che hanno permesso l’avvio di 410 cantieri, l’adeguamento di 260 km di rete d’acquedotto e la posa in opera di 270 km di fognature.
La ricaduta occupazionale tra addetti diretti e indiretti, secondo i calcoli del Laboratorio Ref, è di 4.960 occupati con una ricaduta dello 0,2% sul Pil regionale. Le aziende coinvolte e attivate in questo percorso hanno beneficiato di commesse per un importo medio di oltre 93 mila euro e sono state più di 800, l’85% sono imprese venete.
Nato nel 2014 il progetto Hydrobond è un’operazione di finanziamento strutturata da banca Finint con Veneto Sviluppo co-arranger e la Banca europea degli investimenti in qualità di investitore principale dell’emissione dei minibond. Ulteriori investitori che hanno partecipato all’operazione sono Veneto banca, il fondo Pensione Solidarietà veneto (1 miliardo di patrimonio gestito) e la Bcc di Brendola.
Quello che si è creato tra questi soggetti veneti è un vero e proprio sistema virtuoso di nuovo finanziamento che non deve esaurirsi o restare legato solo al comparto idrico. Lo dice chiaramente Paolo Stefan, direttore del Fondo pensione Solidarietà veneto: “Il nostro Fondo sta incrementando le adesioni e anche le risorse da investire ai fini di un’adeguata remunerazione degli associati a rischio calibrato. Stiamo selezionando il quarto fondo con cui investire, ora siamo in due diligence. Quanto a comparti ci interessano molto le infrastrutture, dove selezioneremo un progetto nel 2017 e l’immobiliare con una view legata al territorio”. Solidarietà veneto, spiega Stefan “investirebbe preferenzialmente nel territorio veneto ma oggi non ci sono opportunità né soggetti a massa critica rilevante per investimenti come quello attuato con gli hydrobond”.
“Il modello è replicabile – risponde Fabio Trolese, presidente Viveracqua – ma servono progetti per avere i finanziamenti e un consenso diffuso per lavorare insieme, così come un Dna comune. Noi stiamo procedendo cercando concertazioni con le aziende, mettendo a fattor comune i lavoratori in un dialogo non facile con il territorio. La legislazione non ci aiuta e oggi forse il percorso di costituzione di Viveracqua, alla luce del decreto Madia, sarebbe più difficile”.
“Le necessità nel territorio ci sono – chiude Gianmarco Russo, dg Veneto Sviluppo Spa – vanno identificate le forme tecniche ma prima vanno fatte le reti e aggregati i soggetti. Il monito deve essere quello della necessità reciproca”.
"Se l’acqua è il bene pubblico per eccellenza, siamo stati in grado di creare e mantenere in Veneto un progetto pubblico all'altezza. Esiste infatti un Veneto che fa sistema, e a farlo questa volta è il settore pubblico. Il Consorzio Viveracqua è un caso di imprenditoria pubblica di cui nessuno parla, una vera e propria rete fatta di eccellenze, come la finanziaria regionale Veneto Sviluppo e il Fondo pensione Solidarietà Veneto, ognuno con le sue peculiarità di intervento e capacità di creare un indotto positivo nell’economia dei veneti. Realtà diverse ma similari negli obiettivi di ‘bene pubblico’, capaci di rendere più efficienti i servizi alle persone, di rigenerare il sistema imprenditoriale post-crisi e di creare solide aspettative per il futuro pensionistico dei lavoratori. È un modello virtuoso di cui siamo fieri, che per molti aspetti ci vede antesignani in Italia e che è più riconosciuto e praticato all’estero che da noi" ha precisato l’assessore al Lavoro veneto Elena Donazzan.
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