Top 500, ricavi aggregati in calo ma i margini hanno resistito

Il 52,8 per cento delle società in classifica evidenzia un incremento dell’Ebitda

premiata la flessibilità: risultati migliori nelle imprese sotto i 50 milioni di fatturato

Maria Cristina Landro Gianluca Toschi

Se prendessimo i bilanci delle 500 imprese di TOP500, li sommassimo considerandoli come il bilancio di un’unica grande impresa, il 2020 segnerebbe, rispetto all’anno precedente, un ammontare dei ricavi praticamente invariato (-0,1%).

È un dato che non deve ingannare: se nel computo si tiene conto di alcuni elementi distorsivi (come quello che deriva dall’importante crescita di una società commerciale che ha raddoppiato il fatturato nel 2020) osserveremmo una riduzione del 4,4% del fatturato.

Un dato più vicino all’andamento generale dell’economia che ha fatto segnare un arretramento del PIL del 8,9% a livello nazionale e del 7,9% in Friuli-Venezia Giulia. La marginalità rappresentata dall’EBITDA ha subito complessivamente una contrazione del 13,7%.

Sono risultati che sintetizzano la situazione complicata nella quale si è venuta a trovare l’economia regionale nel 2020, basti pensare che il 61% delle Top 500 ha registrato un calo dei ricavi. In uno scenario così difficile va sottolineato come in classifica siano presenti 197 aziende che sono comunque riuscite ad aumentare il proprio fatturato anche in modo significativo, 97 (il 19%) ha registrato un incremento di oltre il 10% e di queste 64 (il 13%) sono cresciute di oltre il 20%. 264 società (il 52,8% delle TOP500) hanno incrementato il proprio EBITDA rispetto al 2019 a dimostrazione del fatto che la maggior parte delle aziende della regione sono riuscite ad intervenire sulla propria struttura dei costi e preservare la marginalità nonostante le difficoltà legate alla pandemia. Un dato interessante è rappresentato dal fatto che le imprese che hanno avuto le performance migliori (crescita del fatturato e dell’EBITDA superiori al 20%) sono soprattutto le aziende più piccole (fatturato inferiore a 50 milioni); probabilmente le ridotte dimensioni hanno conferito a tali aziende la flessibilità necessaria per adattarsi al cambiamento in modo veloce ed efficace.

È chiaro che questi andamenti sono stati declinati in modo diverso a seconda dei settori di appartenenza delle varie società. Quello delle macchine ed apparecchiature, ad esempio, ha subito una contrazione del fatturato aggregato di oltre il 15%, con il 66% delle imprese appartenenti a questo comparto che hanno visto ridursi i propri volumi. Anche la marginalità ha subito una riduzione di oltre il 29%. La siderurgia ha subito un calo sia del fatturato complessivo (-15,6%) che dei margini (l’EBITDA si è ridotto del 35,2%) con l’80% delle aziende che hanno registrato una riduzione dei ricavi.

Dando uno sguardo al futuro, stando alle stime, la regione FVG registrerà un aumento +5,3% del Pil nel 2021 (dato incoraggiante ma non sufficiente a recuperare quanto perso nel 2020), e del +4,7% per il 2022. Di concerto, anche l’occupazione della regione dovrebbe assistere ad un significativo incremento nel 2021, +1,7%, il cui recupero proseguirà anche nel 2022 (+2,9%). Gli ultimi dati disponibili sembrano indicare un rallentamento dell’attività economica nel quarto trimestre di un anno, il 2021, positivo. Il 2022 sembra aprirsi meno favorevolmente: la pandemia non è finita, l’inflazione sembra qui per restare, e questo, probabilmente, porterà le banche centrali ad allontanarsi dalle politiche monetarie non convenzionali per iniziare a normalizzare i tassi di interesse. Le imprese si troveranno a dover fare i conti con prezzi dell’energia e delle materie prime decisamente più elevati che in passato. Sarà interessante vedere che strategie introdurranno le TOP500 per affrontare questi nuovi scenari e fare il conto, per l’ennesima volta, con incertezza, complessità e volatilità.

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