Sigarette, Trieste e Udine capitali del contrabbando
I dati dello studio realizzato da Intellegit, start-up dell’Università di Trento, e Bat Italia. Su 100 sigarette, 4 sono di provenienza illecita. 800 milioni di euro di entrate in meno per le casse dell’erario

UDINE. Non più solo “bionde” nell’elenco dei beni di contrabbando.
Con l’evoluzione dei costumi, e delle mode, anche i liquidi per le sigarette elettroniche entrano nel paniere.
La pandemia, poi, ha cambiato anche le direttrici in cui si muovono le merci illegali e, stante la vicinanza con la Slovenia, ha inserito Trieste e Udine in cima all’elenco delle città in cui maggiore è il contrabbando di sigarette.
A stabilirlo uno studio integrato sul contrabbando di sigarette in Italia realizzato da Intellegit, start-up sulla sicurezza dell’Università degli Studi di Trento, con il contributo di British American Tobacco (BAT) Italia, che vede anche un focus dedicato ai liquidi per le sigarette elettroniche e alle sigarette per i dispositivi a tabacco riscaldato.

Rispetto al 2018, merito dell’attività di contrasto delle forze dell’ordine, Guardia di Finanza in primis, il numero di sigarette illecite in Italia è passato 5,5 passa a 3,9 ogni 100, dato più basso degli ultimi anni, portando il nostro Paese al 23° posto tra gli Stati europei (al primo posto c’è la Grecia, con più di 22 sigarette illecite ogni 100 fumate, seguita da Irlanda e Lituania con più di 17 sigarette illecite ogni 100 fumate).
Tuttavia, a parte la ripresa prevista a seguito della pandemia (causa la crisi economica e il riavvio degli spostamenti), il contrabbando sta già oggi ampliando il suo raggio di azione per via della crescita dei prodotti di nuova generazione, come sigarette a tabacco riscaldato ed elettroniche, anche sul mercato dell’illecito: basti pensare che 4 fumatori su 10 hanno acquistato liquidi per sigarette elettroniche da rivenditori non autorizzati.
![FILE - In this April 23, 2014 file photo, a man smokes an electronic cigarette in Chicago. On Tuesday, Jan. 5, 2016, the U.S.'s lead public health agency focused its attack on electronic cigarettes on the issue of advertising, saying too many kids see the ads. There are bans on TV commercials and some other types of marketing for regular cigarettes but there are no restrictions on advertisements for e-cigarettes. Most states, though, ban the sale of e-cigarettes to minors. (ANSA/AP Photo/Nam Y. Huh, File) [CopyrightNotice: Copyright 2016 The Associated Press. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistribu]](https://images.ilnordest.it/view/acePublic/alias/contentid/a5a8a81e-a4c0-41be-a066-788824f7fc73/1/sigaretta-elettronica-ansa-jpg.webp)
«Due sono gli obiettivi primari che gli Stati intendono perseguire nel contrastare il contrabbando di sigarette e prodotti innovativi: da un lato, la tutela della salute dei cittadini. Abbiamo infatti assistito con preoccupazione e allarme alla comparsa sul mercato illecito di liquidi per sigarette elettroniche contenenti sostanze nocive e, in alcuni casi, anche il principio attivo della cannabis», ha dichiarato Giovanni Russo, Direzione Nazionale Antimafia. «Dall’altro, la tutela delle casse dell’Erario, dato che in Italia si stima che il mercato illecito delle sigarette costi allo Stato, ogni anno, una perdita di circa 800 milioni di euro. Mentre, secondo l’Olaf (Ufficio europeo per la lotta antifrode), il commercio illecito delle sole sigarette genererebbe perdite pari a circa 10 miliardi di euro l’anno per il bilancio dell’Unione europea».

Questi alcuni dei dati e delle riflessioni contenuti nello studio: “Il commercio illecito di prodotti del tabacco e sigarette elettroniche in Italia. Tra vie tradizionali e piattaforme on line, nell’anno della pandemia un fenomeno in evoluzione”, curato da Andrea Di Nicola (Professore di Criminologia) e Giuseppe Espa (Professore di Statistica Economica), fondatori di “Intellegit”, la start-up sulla sicurezza dell’Università di Trento, e realizzato con il contributo di BAT Italia.
In Italia, 1 sigaretta illecita su 3 è una illicit white: si tratta di marchi prodotti lecitamente in Paesi extra UE e destinati invece soprattutto al mercato illecito nei Paesi dell’Unione Europea. In Italia, nel 2019, questa tipologia di sigarette di contrabbando ha rappresentato il 36,4% del totale, con un calo del 28% rispetto al 2017.

Il 31,4% di questa tipologia non riporta informazioni specifiche relative al paese di origine, mentre il 26,1% risulta provenire da ‘duty free’.
Per quanto riguarda i pacchetti in cui è specificata la provenienza, risulta essere in forte aumento il numero di pacchetti illeciti provenienti dalla Slovenia (15,7% sul totale rispetto al 3,2% del 2018 – con un differenziale di prezzo o price gap di circa 1,50 euro rispetto ai prezzi italiani), anche se i flussi di sigarette provenienti dall’Ucraina mantengono un ruolo importante (8%, in lieve calo rispetto all’11,4% del 2018 – price gap di circa 4 euro).
Anche analizzando il triennio 2018-2020 emerge chiaramente come i pacchetti di origine non domestica provengano principalmente dal canale duty free (42,9%), seguito da Slovenia (30,3%), Spagna (8,5%), Ucraina (7,5%), Albania (7,1%) e Romania (4,7%).
Per quanto riguarda il consumo di illicit whites nel Bel Paese, si concentra nel Sud Italia anche nel 2020. Ai primi posti troviamo Marano di Napoli (76,5%), Foggia (75,0%), Torre del Greco (75,0%) e Casoria (73,1%). Napoli e Palermo (rispettivamente 67,4% e 64,7%) ancora al primo posto tra i capoluoghi di Regione.
Il marchio noto più presente nel mercato illecito italiano è Marlboro (24,4% del totale, venduto a prezzi che solitamente oscillano tra i 3 e i 4 euro), mentre tra le illicit whites è Regina (15,9% con un prezzo di vendita solitamente pari a 3 euro).
La situazione pandemica ha modificato le zone con più incidenza del contrabbando e i canali di spaccio. Trieste (25,3%) e Udine (22,2%) si attestano per la prima volta al primo e al secondo posto della classifica dei comuni con la maggiore incidenza di prodotti di contrabbando. La ragione è probabilmente la loro vicinanza con la Slovenia, da cui si sono registrati nel 2020 i principali flussi verso il nostro Paese.
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