Private equity, il caro tassi frena i grandi investimenti

Il 2023 non è stato un anno brillante per gli investimenti di private equity nel Nord Est, ma l’area resta molto interessante per la presenza diffusa di aziende con buoni fondamentali e un elevato potenziale di sviluppo, soprattutto a livello internazionale. A fare il punto della situazione è un’analisi condotta da Aifi (l’associazione che raggruppa private equity e venture capital operanti in Italia) in esclusiva per questo giornale.
Dallo studio emerge che lo scorso anno gli investimenti si sono attestati 988 milioni di euro in Veneto e 265 in Friuli Venezia Giulia contro rispettivamente 2,17 miliardi e 552 milioni dell’anno precedente. Ma va anche ricordato che il 2022 era stato un anno eccezionale per il settore, soprattutto per il ritorno pieno alla normalità dopo le restrizioni pandemiche. Se ad esempio il confronto viene fatto con il 2019 (1.341 investimenti in Veneto e 81 in Friuli Venezia Giulia), le valutazioni sono già differenti. «Il 2023 è stato un anno di generale contrazione per le attività di investimento, soprattutto con riferimento alle operazioni di grandi dimensioni, che avevano, invece, caratterizzato il biennio precedente», annota Alessia Muzio, responsabile ufficio studi di Aifi. Se si guarda al numero degli investimenti, si conferma la contrazione, ma su livelli inferiori rispetto al valore. In Veneto nel 2023 sono stati 31 contro i 63 del 2022 e i 33 del 2019, mentre in Friuli Venezia Giulia 36, più dei 23 dell’anno precedente e i 18 dell’ultimo anno pre-pandemico.
Un punto sul quale insiste Muzio è l’importanza di fare valutazioni non limitate a un solo anno, sia perché il 2023 ha risentito pesantemente del rialzo dei tassi (alla luce delle decisioni di politica monetaria assunte dalla Bce), sia perché questo è un mercato che va valutato quanto meno nel medio periodo. «Queste due regioni da sempre rappresentano un importante target per gli operatori di private equity: se guardiamo ai dati degli ultimi cinque anni, Friuli Venezia Giulia e Veneto hanno attratto l'11% del numero complessivo di investimenti in Italia, con oltre 300 operazioni realizzate sia da soggetti domestici, incluse le finanziarie regionali attive sul territorio, sia internazionali», sottolinea la manager di Aifi. «La maggior parte degli investimenti ha riguardato acquisizioni di maggioranza, fondamentali per sostenere i processi di ricambio generazionale, ma anche le operazioni in start up hanno ricoperto un ruolo importante. Nel solo ultimo anno, invece, hanno prevalso le operazioni di minoranza, volte a sostenere i progetti di sviluppo delle imprese, spesso per linee esterne».
Quanto ai settori di investimento, l’associazione rileva operazioni sia in comparti tradizionali, come quello dei beni e servizi industriali, sia innovativi, con particolare riferimento all’Ict. «Proprio la diversificazione dei target d’investimento è il segnale di una grande vivacità del tessuto economico del territorio, nel quale operano moltissime imprese eccellenti che hanno bisogno di crescere e internazionalizzarsi e su questo il private equity può fornire un contributo importante», conclude Muzio.
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