L'ombra dell'Opa sulla Save di Enrico Marchi

Le ipotesi sulle mosse di Atlantia e di Benetton dopo l'ingresso nel capitale di Save con il 21,3% rilevato da Amber. Dalla scalata allo scambio di azioni, la vera incognita nel risiko resta il socio in Finint Andrea De Vido

PADOVA I Benetton hanno bussato alla porta di Marchi facendogli un complimento: «Venezia è un aereoporto gioiello». Hanno dichiarato che si tratta «di un investimento finanziario» e in sintonia con l’attuale gestione. Ma chi conosce bene il presidente di Save parla chiaro: «Sarebbe una bugia dire che Marchi sia sereno».

Il perché sta scritto nella nota emessa per comunicare l’acquisto del 21,3% dello scalo da parte di Atlantia. Ed è qui che si delinea il futuro del Marco Polo.

«L’accordo prevede - si legge - un meccanismo di integrazione parziale del prezzo qualora entro tre anni venisse promossa un’offerta pubblica di acquisto o scambio sul titolo Save a un prezzo superiore a quello riconosciuto». Atlantia ha comprato dal fondo Amber a 14,75. Cosa significano quelle righe? Alcuni possibili scenari. Primo: tutto rimarrà così com’è. Quasi impossibile a credersi. Si potrebbe infatti arrivare a uno scambio come riferisce la nota: un accordo di concambio azionario tra Marchi e i Benetton. Il presidente Save entrerebbe così in Atlantia, e si potrebbe iniziare a lavorare alla costruzione di un player aeroportuale di sistema che riunisca Roma, Venezia, Treviso, Verona, Brescia con appendici a Nizza e Charleroi. Con possibili nuove conquiste.

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La redazione

Ma c’è anche la possibilità dell’Opa. Il punto è: chi la lancerebbe? Potrebbe farla Benetton a investitori e azionisti di minoranza perché vendano le loro azioni della quotata. Atlantia paga e sta a vedere chi vende. A quel punto Enrico Marchi dovrebbe rispondere e trovare altri soci al suo fianco pronti a reggere l’urto. E sarebbe guerra. Ma ci sono alcune variabili di cui tener conto. La prima è la possibile finestra di uscita di Morgan Stanley prevista dai patti rinnovati al 2019. Il calendario segna gennaio 2018.

La domanda è: potrebbe Morgan Stanley vendere a Benetton? Il patto parasociale pone paletti precisi ma è una faccenda questa che può aumentare il rischio. Poi c’è l’incognita di Andrea De Vido, socio storico di Marchi in Finint che necessita di una liquidazione per far fronte a un personale indebitamento. Non è dato sapere se De Vido sia stato contattato dai Benetton. Ma l’amico-socio potrebbe rifiutare l’offerta di aiuto di Marchi e voler agire di testa propria. Anche perché la soluzione di Marchi potrebbe richiedere tempi più lunghi di quelli necessari a De Vido. Quindi una vendita non è da escludere. E se De Vido vendesse ad Atlantia, essa potrebbe andare tra partecipazione diretta e indiretta oltre al 30% e qui scatta l’Opa obbligatoria.

Save e Atlantia, intanto, sotto finite sotto la lente a Piazza Affari.

Atlantia in serata ha arginato le perdite a -0,13%, Save ha chiuso a -1,67% a 16,50 euro. Ieri, gli analisti di Intermonte hanno espresso un giudizio positivo su Atlantia, apprezzando la strategia che porta avanti la diversificazione. In aggiunta il prezzo pagato per la quota di Save è stato giudicato congruo. In più, per gli esperti, non è da escludere che Atlantia potrà in futuro incrementare ancora la propria partecipazione. «Riteniamo che, in questo contesto, Atlantia abbia voluto cogliere un'opportunità di investimento inserendosi in una società in cui risulterebbero difficoltà finanziaria per uno dei soci di controllo e il cui assetto dell'azionariato potrebbe ulteriormente evolvere», hanno detto gli analisti di Icpbi ricordando che Save è controllata da Finanziaria Internazionale Holding, Finint, con una quota del 59,6%. Gli esperti non escludono anche che la società possa pensare a uno spinoff delle attività aeroportuali, non appena il processo di diversificazione del gruppo verrà completato.

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