Locomotiva Friuli: il manifatturiero spinge in alto incassi e fatturato

Le aziende della provincia registrano una crescita del 15,4%. Boom della siderurgia con Danieli che trascina la meccanica 
Mereto di Tomba 13 Novembre 2019, Top 500. Foto Petrussi
Mereto di Tomba 13 Novembre 2019, Top 500. Foto Petrussi

I brindisi per un 2018 più che incoraggiante sarebbero ormai tardivi. Anacronistici, soprattutto alla luce di un 2019 che si chiuderà con una crescita ben più risicata per l’economia regionale come per quella italiana, con stime di incremento del Pil che oscillano poco al di sopra dello zero, tra il +0,2% atteso a livello nazionale e il +0,3% del Friuli Venezia Giulia.

E se l’analisi della Fondazione Nordest e di Price Waterhouse Cooper conferma il Nordest come area trainante per l’intero Paese, anche per il Friuli Venezia Giulia, il lato più orientale di quel Pentagono che, assieme a Lombardia e Veneto, comprende le regioni più “performanti” per indici di sviluppo economico e sociale, si annuncia un 2020 più difficile.

«Carico di incognite – spiega Gianluca Toschi, ricercatore senior di Fondazione Nordest – ma anche di opportunità. Lo sanno bene, per fare un esempio, a Sassuolo, dove il distretto della ceramica sta beneficiando della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, con un forte incremento delle esportazioni verso l’altra sponda dell’Atlantico».

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Mereto di Tomba 13 Novembre 2019, Top 500. Foto Petrussi


LOCOMOTIVA FRIULI

Se le previsioni virano in negativo, il 2018 lascia strascichi positivi. Soprattutto per un territorio come quello di Udine, che si conferma locomotiva del manifatturiero regionale non soltanto per dimensioni territoriali, ma anche per crescita dei fatturati. Tra le 500 aziende top della regione, infatti, le 207 della provincia di Udine hanno visto crescere i propri ricavi a 14,3 miliardi di euro, il 40% del totale, con un incremento del 15,4% rispetto al 2017. A livello regionale è l’unico balzo in doppia cifra e supera di più del doppio la media delle altre tre province, ferma al +6,5%.

«È l’effetto – commenta Maria Cristina Landro di Price Waterhouse Cooper – dell’andamento particolarmente brillante dei settori più rappresentativi dell’economia friulana: in particolare la siderurgia, cresciuta del 19,6% in termini di fatturato e del 7,9% di Ebitda, che vede ai primi cinque posti per ricavi altrettante aziende della provincia di Udine, tutte con incrementi in doppia cifra, compresi tra il 15% e picchi superiori al 50%». Bene anche l’altro colosso del manifatturiero provinciale, la meccanica, trainata dal colosso Danieli, così come il comparto chimica-gomma-plastica (+15,5%).

LA FILIERA DELLA CASA

Segnali di ripresa che sarebbe riduttivo definire timidi, sempre nel 2018, sono arrivati anche dalla filiera della casa, con le costruzioni cresciute – sempre tenendo in considerazione il livello regionale – del 22%, nonostante un calo della marginalità ai vertici della classifica, e il legno-arredo anch’esso in decisa crescita, con fatturati aumentati dell’8%.

Rispetto all’industria “pesante”, costruzioni e mobile, come rivela l’analisi di Fondazione Nordest, mostrano un andamento più brillante, in termini di margini, per le piccole imprese piuttosto che per le big: «Potrebbe essere l’indice di una migliore flessibilità – spiega ancora Gianluca Toschi – ma anche di politiche di investimento più spinte da parte delle imprese più strutturate, che pesano sugli utili nel breve periodo ma possono essere ripagati su un orizzonte più ampio».

LE PROSPETTIVE

Nel difficile esercizio di orientarsi tra consuntivi e prospettive, tra buoni risultati e prospettive incerte, le aspettative degli analisti sono più orientate al pessimismo proprio per i settori più legati all’export. In una fase di incertezza per l’economia globale, alle prese con le grandi incognite dei dazi americani, del braccio di ferro tra Stati Uniti e Cina, dei possibili effetti della Brexit, è possibile che a pagare siano soprattutto le aziende le cui commesse sono legate ai grandi investimenti in macchine impianti.

Con eccezioni anche rilevanti come Danieli, che conta invece di beneficiare della svolta autarchica con cui il presidente statunitense Donald Trump punta a rilanciare la grande industria americana, siderurgia compresa. Nessuno ha la sfera di cristallo. Di sicuro, però, in tempi di tassi zero oppure sottozero gli investimenti produttivi tornano a essere attrattivi.

A dimostrarlo non soltanto un Ebitda medio che nel 2018 si è assestato sull’8,4%, in linea con i valori del 2017, ma anche la larghissima percentuale di aziende che hanno reinvestito gli utili di bilancio, il 77% del totale.

FRIULI ED EUROPA

Gli elementi per vedere spiragli di sereno all’orizzonte ci sono. Soprattutto per quel pentagono di regioni, dal Friuli Venezia Giulia alla Lombardia, che mostra, come detto più sopra, indici di sviluppo economico e sociale decisamente al di sopra della media italiana e spesso in linea con gli standard del centro Europa. Standard europei che però sono ancora lontani, nonostante gli incoraggianti numeri del 2018, sia per volume di investimenti che per qualità del capitale umano.

Queste le grandi sfide da raccogliere. Sotto la voce capitale umano, del resto, si inquadrano le questioni irrisolte del mismatch occupazionale, della fuga dei giovani e delle carenze del sistema formativo, così come nella partita investimenti rientrano i grandi temi dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione, che segnano una nuova battuta d’arresto dopo l’accelerazione di Industria 4.0.

Logistica, sostenibilità e rilancio della natalità rappresentano le altri grandi tessere di un puzzle dove le cifre degli economisti si intersecano con le analisi di sociologi, urbanisti, demografi e soprattutto con la capacità della politica di raccogliere le sfide, utilizzando le leve della spesa pubblica e delle politiche fiscali per spingere un’economia che non può fare affidamento esclusivamente sulla mano invisibile del mercato.


 

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