La visione del guru Usa: con i robot intelligenti e miliardi di dati in rete il futuro è già cominciato

Alec Ross è stato consulente dell’ex presidente Obama per l’innovazione. «Sono ottimista per l’Italia e in particolare per l’economia del Nordest»
Mereto di Tomba 13 Novembre 2019, Top 500. Foto Petrussi
Mereto di Tomba 13 Novembre 2019, Top 500. Foto Petrussi

UDINE. Il futuro fatto di robot guidati dall’intelligenza artificiale e da decine di miliardi di dati in rete? È già qui, adesso. E ci cambierà ancora la vita, più di quanto non abbiano fatto finora 25 anni di Internet.

Parole che «sembrano scritte in un libro di favole», ammette Alec Ross, il guru americano tra i massimi esperti di tecnologia e innovazione, consulente dell’ex presidente Barack Obama e di Hillary Clinton, ospite d’onore, ieri sera, alla Biofarma di Mereto dove si è tenuto l’evento Top 500 organizzato dal Messaggero Veneto.

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Mereto di Tomba 13 Novembre 2019, Top 500. Foto Petrussi

Brillante e appassionato lo speech (il discorso) del professore, seguito da una platea attentissima e selezionata di imprenditori, manager, capitani d’industria, esperti, rappresentanti delle categorie economiche e professionisti, in pratica tutta la classe dirigente friulana, riunitasi nei nuovi e moderni spazi di Biofarma del patron Germano Scarpa.

Esempi, citazioni, paradigmi sono stati alla base del ragionamento di Ross. «Nell’era dell’agricoltura la terra era la materia prima, nell’era dell’industria il ferro era la materia prima. Oggi, nell’era digitale, la materia prima - ha detto - sono i dati. Chi controlla i dati e chi potrà trarre significato dai dati, sarà il padrone del futuro. Basti pensare che il 90% delle informazioni mondiali è stato creato negli ultimi 3 anni.

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Mereto di Tomba 13 Novembre 2019, Top 500. Foto Petrussi

E il quantitativo di dati è enorme, ma è destinato a crescere in maniera esponenziale. Oggi infatti abbiamo 26 miliardi di dispositivi connessi in rete, nel 2024, tra appena 5 anni, saranno 62 miliardi i dispositivi attivi».

E per rendere l’idea di che cosa significhi in concreto, nella vita quotidiana, un numero così gigantesco di informazioni, il guru Usa ha sentenziato che «nel giro di 5 anni tutto noi parleremo e comprenderemo più di 10 lingue del mondo, basterà un microfono collegato all’orecchio e al telefonino. Potremo affrontare tranquillamente un colloquio d’affari con un partner imprenditoriale che parla il cinese mandarino. Stiamo costruendo il cosiddetto “Internet industriale”, in poco tempo andremo a creare un cablaggio di tutti gli ambienti per poter prendere decisioni più rapide e migliori».

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Dunque cambierà il modo di concepire il lavoro, dall’agricoltura ai servizi, dalla manifattura al terziario. Ecco l’esempio, sempre dal racconto del professore. «C’era un’azienda di un’isola del Nord della Nuova Zelanda - ha spiegato - che produceva latte e formaggi e voleva provare a esportare in Cina.

Si sono affidati alla tecnologia e, grazie a rilevazioni a tappeto nei pascoli, registrando i dati quotidiani, hanno raccolto risultati che li hanno aiutati a irrigare con più razionalità, risparmiando, in un anno, il 70% dell’acqua utilizzata e così per i fertilizzanti: tutto questo lo hanno fatto “immagazzinando” dati. L’esito finale? L’export in Cina è aumentato del 496% in due anni e l’occupazione è aumentata del 30%, perchè i contadini della Nuova Zelanda oggi lavorano come se fossero dei tecnici di software».

Altro capitolo fondamentale è la robotica. «Non possiamo competere con India o Paesi africani - ha affermato Ross - sul costo del lavoro, è impossibile. Allora dobbiamo creare lavoro ad alto contenuto di valore e lo possiamo fare grazie ai robot che “dialogheranno” con i dispositivi interconnessi, con l’intelligenza artificiale. I robot, nel 2024, non faranno solo mansioni di routine, ma si dedicheranno ad azioni risultato di attività cognitiva, sulla base delle informazioni che riceveranno.

Ecco che il valore più prezioso delle aziende avanzate sarà la conoscenza». Oggi il 71% dei lavori nel mondo è realizzato da persone umane, il restante 29% da macchine. Ma nel 2022 dal 71% si passerà al 58%, mentre nel 2025 il rapporto per la prima volta si ribalterà: cioè il 52% dei lavori saranno fatti da robot, il 48% dall’uomo, sempre secondo i dati snocciolati dal guru americano che ha precisato «non ci saranno posti di lavoro in meno, al contrario, ve ne saranno di nuovi, ma meno manuali».

Ross ha ammesso che, in questo mondo che cambia alla velocità della luce, «non tutti avranno le capacità per competere. Ci attendono molte promesse, ma anche rischi e percorsi complicati. L’Europa, a mio avviso, ha bisogno di creare un suo modello di crescita e di governance, non andare al traino degli Usa o della Cina. Per l’Italia e in particolare per il Nordest io sono ottimista: sopravviveranno coloro che sono in grado di adattarsi. E qui voi lo sapete fare».


 

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