L’occhialeria alla prova materie prime: serve più magazzino per l’acetato e il titanio

Il contesto è un aumento dei costi dell’energia e dei trasporti iniziato prima della guerra

ora sopraggiunge qualche tensione anche negli approvvigionamenti di materie prime

Stefano Vietina

BELLUNO. Aumentano i costi delle materie prime per l'occhialeria, che si sommano a quelli per l'energia ed i trasporti, ma il settore viaggia ancora a pieno ritmo e sono scongiurati, almeno per l'anno in corso, rischi di blocco delle attività nella filiera. Gli scenari comunque sono in costante mutamento, soprattutto per un settore come questo che realizza il proprio fatturato per oltre il 90% con l'export.

«Ci siamo adeguati ad anticipare gli ordini per avere più tempo a disposizione - spiegano alcuni piccoli produttori - esponendoci con l'acquisto delle materie prime per garantire la produzione. Facciamo più magazzino, assumendoci i rischi tipici dell'imprenditore, ed è logico che dipendiamo dai nostri fornitori». Primo fra tutti la Mazzuchelli (entrata peraltro da qualche tempo nell'orbita della Luxottica), da cui viene acquistato l'acetato di cellulosa, con cui vengono prodotti buona parte degli occhiali.

«Più che le materie prime - commenta Maurizio Dessolis, vice presidente esecutivo del Gruppo De Rigo - per noi pesano energia e trasporti, con costi complessivi più che raddoppiati rispetto al pre Covid e ben prima della guerra Russia-Ucraina. Una spirale fuori controllo, con forti timori di speculazione, mentre le materie prime al momento sono una voce ancora sotto controllo. La fornitura di acetato proviene da più aziende perché cerchiamo di diversificare i fornitori. Non abbiamo fatto particolari approvvigionamenti, siamo piuttosto impegnati in una serie di negoziazioni, consapevoli che gli aumenti toccano anche chi ci rifornisce». Il Gruppo De Rigo (3.300 addetti) non ha ancora ufficializzato i conti del 2021, ma il fatturato dovrebbe superare i valori del 2019, pre-Covid, quando si era attestato a 446 milioni di euro.

«Appena ci sono state le prime avvisaglie di crisi politica fra Russia ed Ucraina - spiega invece Giancarlo Recchia, socio e Cfo di Blackfin, che realizza occhiali esclusivamente in titanio - abbiamo contattato il nostro fornitore in Giappone e ci siamo approvvigionati per il fabbisogno dell'intero 2022. Un impegno gravoso sotto l'aspetto della gestione e finanziario, con le necessarie coperture per la valuta, ma indispensabile per la nostra attività. In questo ci ha aiutato ovviamente il rapporto consolidato con il fornitore giapponese».

Blackfin ha da poco inaugurato la nuova sede, triplicando gli spazi operativi e producendo adesso in casa tutti i suoi occhiali. «Abbiamo cento addetti e lo scorso anno - commenta ancora Recchia - abbiamo raggiunto il nostro fatturato record di 12,5 milioni di euro (+35% sul 2020). Il primo trimestre di quest'anno lo abbiamo chiuso con un +16% sull'analogo periodo del 2021. Riteniamo di avere ancora buoni margini di crescita».

«Al momento non rileviamo una situazione di scarsità di materie prime quanto piuttosto - sostiene Emilio Fulgione, Group Operations Director di Marcolin - una maggiore complessità nella gestione logistica degli approvvigionamenti. La maggior parte delle materie prime che utilizziamo arriva da forniture europee o italiane, di alta qualità, meno soggette alle difficoltà di approvvigionamento che si incontrano, per esempio, sulle forniture per l'elettronica. Per quelle che invece arrivano da Paesi extra-Europa ci concentriamo maggiormente sui tempi di approvvigionamento che ultimamente, a causa delle difficoltà nei trasporti, sono sicuramente meno puntuali di prima».

«Sì, gli aumenti ci sono stati, anche del 10% - conferma - ma sono derivati da effetti multipli: materia prima, trasporti, manodopera e, più in generale, inflazione. Già dall'anno scorso, comunque, abbiamo deciso di modificare il bilanciamento delle scorte di sicurezza, senza sovraccaricare i magazzini, così da poter servire il mercato correttamente». Marcolin conta 2.000 addetti nel mondo (950 in Italia) e nel 2020 (ultimo dato pubblico, condizionato ovviamente dalla pandemia) ha fatturato 340 milioni di euro.

Anche il comparto degli accessori è in allerta. «Per far fronte alla situazione attuale - spiega Simone Pavan, direttore Operations del Gruppo Fedon - stiamo attuando una strategia di diversificazione e programmazione, dove possibile, delle fonti di fornitura. Si tratta di materiali necessari alla realizzazione di portaocchiali, tra cui alluminio e ferro, assieme a tessuti e materiali di rivestimento, come poliuretano, pelli e prodotti eco-sostenibili. Per questo negli ultimi anni abbiamo intensificato attività di scouting di materiali dalle valenze eco, come Dolomite, realizzato riutilizzando gli scarti caseari; oppure Eco Canvas, prodotto con cotone riciclato da fase pre-consumo».

Il gruppo Fecon conta oltre 700 addetti ed ha chiuso il 2021 con ricavi pari a 50,1 milioni di euro (contro i 42,3 milioni del 2020).

Lo scenario rimane comunque improntato alla crescita. «Il distretto sprizza ancora salute - conclude Alessandro De Vecchi, consulente marketing e comunicazione per vari marchi del settore - e, per quanto posso valutare io, il vero problema oggi, nell'area tradizionale fra Cadore (Belluno) e Segusino (Treviso), che produce l'80/90% degli occhiali italiani, riguarda piuttosto il rischio di considerevoli ritardi nelle

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