L’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil: diecimila senza contratto, sciopero nell’agroalimentare

Oggi gli “eroi” del lockdown incroceranno le braccia quattro ore a fine turno I sindacati: «Il comparto va meglio di altri, ma non riconosce agevolazioni»

E' uno dei settori che meglio ha resistito all’emergenza Covid, con fatturati stabili o in crescita e una cassa integrazione ridotta rispetto ad altri comparti. Eppure molte aziende, soprattutto medio piccole, secondo Cgil, Cisl e Uil si rifiutano di applicare il contratto collettivo di riferimento, recentemente rinnovato.

Oggi, scatterà lo sciopero di quattro ore a fine turno: in provincia di Treviso sono interessati circa 10 mila lavoratori (sui 15 mila dell’intero settore) e 350 aziende (su 400), tra queste c’è anche lo stabilimento San Benedetto di Paese. mancato accordo «Il contratto nazionale è scaduto a novembre» spiega Michele Gervasutti, Uila Uil, «le trattative sono partite subito, ma soltanto alcune associazioni come Unionfood, Assobirra e Ancit, con le aziende appartenenti, hanno sottoscritto l’accordo con il contratto aggiornato al 31 luglio di quest’anno.

Tra loro ci sono grandi aziende come il Gruppo Veronesi, Forno d’Asolo o Pasta Zara. Ma in molti altri casi, il contratto non è stato rinnovato. E questo purtroppo si verifica in particolare nelle realtà di dimensioni ridotte». Tra chi non ha firmato ci sono tutte le imprese aderenti a Federvini e Assolatte, quindi due dei principali comparti economici della Marca: le cantine del Prosecco e le latterie.

Il nuovo contratto prevedrebbe delle migliorie sia dal punto di vista economico che da quello normativo: una parte dell’accordo riguarda l’aumento salariale, con l’aggiunta di una quota destinata al welfare e progetti di formazione, anche sulla sicurezza. I lavoratori del settore sono già in stato di agitazione, e da agosto hanno attuato il blocco degli straordinari, delle flessibilità e delle prestazioni aggiuntive. Secondo le sigle sindacali lo sciopero di oggi non dovrebbe avere ripercussioni sulle forniture a supermercati, bar e ristoranti.

I fronti aperti

Tra chi non ha aderito c’è la San Benedetto a Paese: «I lavoratori sono stati invitati a partecipare al presidio che terremo all’esterno della sede principale di Scorzé» fa sapere Danilo Maggiore della Flai Cgil. «Un altro settore in cui c’è stata poca adesione al contratto è il lattiero-caseario». Situazione fotocopia nel mondo del vino: «Eppure tante realtà del settore vitivinicolo hanno recuperato le perdite del periodo di lockdown» sottolinea Andrea Meneghel, Fai Cisl, «le richieste di cassa integrazione sono diminuite ed erano comunque inferiori rispetto a tutti gli altri settori.

Parliamo inoltre di un comparto i cui addetti hanno accettato sacrifici notevoli nel periodo di lockdown, lavorando senza sosta per garantire le forniture». un settore in ripresa Cgil, Cisl e Uil, ieri presenti unitariamente nella sede Uil di via Saccardo a Treviso, hanno ribadito che si tratta di un settore in grado di resistere meglio di altri agli urti della crisi.

Un comparto per molti versi all’avanguardia: «Dal punto di visto sanitario, tante delle regole imposte durante l’emergenza sanitaria erano già adottate» conferma Gervasutti della Uil. «La grande distribuzione, inoltre, sta raddoppiando la sua rete di vendita, c’è chi sta potenziando le linee produttive ed è stato assunto personale a termine. La cassa integrazione è di poca entità», e a livello nazionale - sottolinea Cisl - il fatturato del settore è cresciuto del 3,3%. Per questo, sottolineano i sindacati, non si capisce la resistenza nell’adozione del nuovo contratto. —

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