Latte, cereali tutte le filiere del bio a Nordest

In Veneto quasi 4.000 operatori nel settore tra produttori e trasformatori. In Friuli-Venezia Giulia circa 300 aziende, concentrate soprattutto in collina

Giorgio Barbieri
La sede del Gruppo Veronesi
La sede del Gruppo Veronesi

Il settore biologico è in crescita a livello globale tanto che nel 2021 sono stati registrati circa 73 milioni di ettari di terreno agricolo biologico nel mondo, ovvero l’1,5% del totale. In Europa la superficie ha raggiunto i 16,5 milioni di ettari ed è gestita da oltre 434.000 produttori. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio SANA, negli ultimi 10 anni il biologico ha mostrato anche in Italia un notevole dinamismo: +88% di superficie coltivata e +71% di operatori. Nel solo 2020 l’Italia ha visto aumentare del 5,1% la superficie ad esso dedicata rispetto all’anno precedente.

E il Nordest sembra rispetta questo trend. In particolare il Veneto dove, secondo il Sistema d’informazione nazionale sull’Agricoltura Biologica (SINAB), gli operatori del settore censiti sono stati in totale 3.808, dei quali 2.757 produttori, 1.639 trasformatori e 63 importatori. Mentre il Friuli-Venezia Giulia conta circa 300 aziende di produzione con il metodo biologico, concentrate soprattutto in area collinare. La produzione si realizza su circa 2.800 ettari e le colture prevalenti sono le cerealicole (35%), le foraggere zootecniche (21%), le viticole (11%) e le frutticole (11%).

Secondo uno studio realizzato da Adacta Advisory per Nordest Economia, nel Triveneto l’azienda leader nel settore agroalimentare è il Gruppo Veronesi, guidato dall’Ad Luigi Fasoli, con 1.250 milioni di euro di ricavi nel 2021. È seguita da Cereal Docks (944 milioni di ricavi), Pastificio Rana (548 milioni), EcorNaturaSì (466 milioni). Ma una dettagliata fotografia del settore del biologico in Veneto è quella scattata dall’“Atlante dei modelli di business delle imprese bio del Nordest”, una ricerca condotta dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e realizzata grazie ad un accordo con la Regione Veneto. Ha coinvolto trenta imprenditori e imprenditrici del biologico che sono stati intervistati a più riprese. Le storie e le strategie delle rispettive aziende sono state poi analizzate e sistematizzate tramite la raccolta di dati economico finanziari, di marketing e di comunicazione consentendo di identificare cinque modelli di impresa: gli innovatori “nascosti”, i pragmatici, i leader di filiera, i gregari, e le imprese “rinate”.

Sono diverse le filiere prese in considerazione e le aziende analizzate: tra queste ci sono la padovana Agricola Grains e la trevigiana Albio Srl, fondate rispettivamente nel 1991 e nel 1978 appartenenti alla filiera “cerealicola trasformazione”, la padovana Frantoio di Valnogaredo, filiera olivicolo-olearia, la veneziana Insalata dell’orto, filiera ortofrutticola, e la trevigiana Latteria Soligo, filiera lattiero-casearia. La maggior parte delle imprese sono di piccole e medie dimensioni, con alcune eccezioni, tra cui la vicentina Cereal Docks, la padovana Ortoromi e la bellunese Lattebusche.

Luigi Fasoli
Luigi Fasoli

Lo studio individua quindi cinque modelli di business prevalenti nel mercato del biologico della nostra Regione. Si tratta degli “Innovatori nascosti”, caratterizzati da una continua ricerca di tecniche e strategie per migliorare il proprio prodotto che viene trasmessa a monte e a valle, gli “Innovatori pragmatici”, caratterizzati da un’offerta realizzata a partire dal riconoscimento chiaro delle richieste del cliente, sia esso il cliente finale o quello intermedio, cioè il buyer della distribuzione. Le imprese che adottano questo modello tendono ad avere alle spalle esperienze in mercati diversi da quello in cui operano e una profonda conoscenza del mercato, i “Leader di filiera” «che agiscono come guide per le realtà più piccole e da orchestratori per intere filiere/reti di imprese. Poi ci sono le imprese pionieristiche nel biologico, e spesso anche le realtà, che hanno saputo strutturarsi nel tempo, fungono da vere e proprie guide per interi “verticali”». Ci sono poi i “Gregari”: si tratta di piccole aziende che conferiscono il loro prodotto ad aziende più strutturate, capaci di dialogare con i canali distributivi moderni. Per generare valore le aziende di questo tipo hanno la necessità di far parte di una filiera in cui il leader aiuta e supporta nelle decisioni sia tecniche che commerciali. E infine ci sono le “Imprese rinate”, guidate dalla seconda generazione familiare di conduttori. Hanno pianificato e messo in atto cambiamenti strategici e organizzativi nell’azienda apportando esperienze maturate in contesti differenti da quelli aziendali.

Riproduzione riservata © il Nord Est