L'Antitrust ricostruisce il sistema della Bpvi

Pressioni sulle filiali e mutui in cambio di acquisto di 100 azioni: ecco il documento che ha scaturito la maxi-multa da 4,5 milioni di euro per pratiche scorrette. La banca ha già annunciato ricorso

UDINE. Erogazione di mutui casa in cambio dell’acquisto di un pacchetto minimo di 100 azioni, per un controvalore di 6.250 euro. Secondo l’Antitrust il “sistema” messo in piedi da Banca Popolare di Vicenza nel biennio 2013-2014, in occasione dei maxi aumenti di capitale dell’era Zonin e applicato a migliaia di risparmiatori di Veneto e Friuli Venezia Giulia diventati soci loro malgrado, si identifica come pratica commerciale scorretta.

Da qui la maxi multa da 4,5 milioni di euro (l’Autorità per il mercato e la concorrenza ha concesso uno sconto di 500 mila euro sul massimo di 5 milioni perchè BpVi ha i conti in rosso) che la Popolare di Vicenza può pagare entro 30 giorni senza ulteriori interessi.

Oppure può fare ricorso, entro 60 giorni, al Tar del Lazio. L’Antitrust condensa in 41 pagine le motivazioni della “sentenza”: risultanze del procedimento, pareri di Bankitalia e Consob, difesa della Banca, valutazioni nel merito e quantificazione della sanzione.

Uno “spaccato” di come la vecchia dirigenza dell’istituto, tra il 2013 e il 2014, si muoveva sul mercato a caccia del denaro vitale per sopravvivere. Quello stesso denaro oggi incenerito, visto che il valore delle azioni, dal prezzo monstre di 62,50 euro, è precipitato a 10 centesimi di euro. In migliaia nella rete. «Il contesto in cui si inscrivono le condotte oggetto del provvedimento - si legge nel dispositivo dell’Autorità - è quello costituito dalle operazioni di aumento di capitale poste in essere dalla Banca tra il 2013 e il 2014».

Da qui si evince come nel biennio passato al setaccio dagli ispettori, il numero dei soci aumenta addirittura del 59%, passando da 70 mila a 116 mila, 12.500 dei quali residenti in Friuli Venezia Giulia. «Dalla disamina dei dati - scrive l’Autorità - è emerso che tra le diverse tipologie di finanziamenti, i mutui sono stati quelli con riferimento ai quali la pratica oggetto del presente procedimento ha avuto maggiore diffusione». E vediamoli dunque i dati. Nel 2013 su un totale di 3.000-5.000 mutui immobiliari e di liquidità stipulati dai consumatori, il 40/50% è stato caratterizzato dal collocamento di titoli della Banca contestuale e/o finanziato. Nel 2014 il sistema diventa ancora più asfissiante. Su un totale di 3.000-5.000 mutui il 50/60% circa ha registrato l’abbinamento con i titoli dell’istituto presieduto all’epoca da Gianni Zonin. I casi limite.

L’Antitrust ha sottomano la contabilità mensile dove si evidenzia che la pratica giudicata scorretta a novembre 2013 riguarda il 70/80% dei mutui concessi. Stessa situazione tra giugno e agosto del 2014 quando la percentuale balla tra il 60 e il 70%. Ma c’è il caso limite di una filiale oggetto di specifica ispezione in cui i funzionari dichiarano che «circa il 90/100% dei finanziamenti erogati dalla Banca Popolare di Vicenza nel periodo considerato, sono riconducibili a erogazioni abbinate alla sottoscrizione di titoli azionari della stessa banca». Vale a dire che in quella filiale almeno 9 clienti su 10 che si sono presentati allo sportello per chiedere un mutuo casa si sono visti proporre e hanno poi acquistato un minimo di 100 azioni». Le tecniche di convincimento.

L’Antitrust è sicura che l’input per l’acquisto di azioni in cambio del mutuo sia partito dai vertici dell’istituto e che il personale delle varie filiali fosse tenuto a “lavorarsi” la clientela. «Nel 2013 - si legge ancora nella relazione - esisteva un sistema incentivante per il personale dipendente delle strutture di rete e della sede centrale». «Il conseguimento degli obiettivi di capitale e di accrescimento della compagine sociale è stato oggetto di forte spinta nei confronti dei direttori regionali e capi area in primis e dei direttori di filiale in ultimo».

Ai clienti-soci con mutuo veniva ovviamente consigliato di non vendere le azioni o di non trasferire il mutuo, pena la perdita delle agevolazioni (sconti, bonus, riduzione del valore dello spread e delle commisioni) relative al finanziamento stesso. Difesa ed eccezioni. BpVi, assistita dai suoi legali, ha sollevato eccezioni sulla possibile incompetenza dell’Autorità, sostenendo che la vigilanza in merito alla pratica commerciale contestata sarebbe svolta da Bce, Bankitalia e Consob. Ma questa strategia non ha buon esito. Bankitalia, in data 16 agosto 2016, infatti fa pervenire un parere in proposito in cui «non si ravvisano motivi ostativi alle determinazioni di competenza dell’Autorità». Consob, da parte sua, non comunica nessun parere, quindi silenzio-assenso. Sul merito BpVi rappresenta l’insussistenza della pratica commerciale contestata in quanto «non avrebbe mai subordinato la concessione di finanziamenti all’acquisto da parte dei consumatori di azioni».

Secondo la Banca «la scelta dei consumatori di sottoscrivere azioni non sarebbe il risultato di alcun indebito condizionamento, ma apparirebbe motivata dalla mera possibilità di accedere a un finanziamento a condizioni agevolate». Conclusioni e sanzione. L’Antitrust non crede alla difesa degli avvocati di BpVi e motiva così la sanzione da 4,5 milioni di euro. «La pratica commerciale in esame - scrive l’Autorità - risulta scorretta in quanto contraria alla diligenza professionale e idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore medio in relazione ai prodotti di finanziamento offerti». «BpVi ha esercitato un indebito condizionamento nei confronti dei clienti». E adesso? BpVi ha due strade davanti: mano al portafoglio o ricorso (probabile) al Tar. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

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