L'aereo e i quadri di Vincenzo Consoli nel fondo risparmiatori

Il Cda di Veneto Banca mette in vendita i “tesori” simbolo della grandeur della passata gestione. I pm di Roma intanto sentenziano: l’ex manager può ancora condizionare la banca, no alla scarcerazione

Vincenzo Consoli può reteirare il reato perché continua ad avere rapporti con alcuni dipendenti di Veneto Banca. Per questo motivo i pm della Procura di Roma si sono opposti alla richiesta di scarcerazione presentata dai difensori dell’ex amministratore delegato di Veneto Banca davanti al Tribunale del Riesame. Tutto questo nel giorno in cui il cda di Veneto Banca annuncia di voler vendere tutti i simboli della grandeur dell’epoca Consoli per creare un “Fondo di Solidarietà” per i casi maggiormente critici tra gli azionisti.

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La nuova accusa dei magistrati a Consoli è invece contenuta in una memoria depositata ieri mattina nel corso dell’udienza a Roma. Secondo gli avvocati del manager, Alessandro Moscatelli e Franco Coppi, le nuove contestazioni non aggiungono invece nulla a quanto già contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare che aveva portato Consoli ai domiciliari all’inizio di agosto. La decisione dei giudici è attesa per le prossime ore. I legali del manager, accusato di aggiotaggio e di ostacolo alla vigilanza bancaria, hanno puntato tutto sull'insussistenza delle esigenze di custodia cautelare. In primo luogo perché, dopo l'ingresso del fondo Atlante, Consoli non ha alcuna possibilità di influenzare le scelte del nuovo management.

Per questo non può né reiterare il reato né inquinare le prove. Per quanto riguarda invece il pericolo di fuga, gli avvocati hanno sottolineato come Consoli non si sia mai allontanato da Vicenza da quando è aperta l'indagine. Una decisione che ora si gioca sul filo del diritto in attesa dell’incontro davanti ai pm di Roma che lo stesso Consoli si era detto disponibile ad affrontare dopo che a Vicenza, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, si era avvalso della facoltà di non rispondere. Ed è pendente, sempre al Tribunale del Riesame, il ricorso presentato da Consoli per il dissequestro dei suoi beni. La Procura di Roma aveva infatti disposto il sequestro preventivo «fino a un ammontare massimo di 45 milioni e 425mila euro». La Guardia di Finanza aveva quindi messo i sigilli alla villa da due milioni di euro in cui vive con la famiglia a Vicenza oltre a numerose opere d'arte: quadri e sculture, icone russe, arazzi, tappeti, mobili antichi e vasi orientali.

E ieri il cda di Veneto Banca ha deciso di costituire un “Fondo di Solidarietà” che prenderà in esame, con celerità, i casi di particolare gravità sociale e sarà parallelo alle azioni di conciliazione che verranno avviate. Il Fondo sarà alimentato dalla cessione di beni quali, ad esempio: l'aereo, il cui contratto di vendita è in via di finalizzazione; quadri e arredi di valore; auto di lusso e beni rilevanti non funzionali all'attività bancaria. Pur essendo in carica da poco tempo, il Cda «ha deciso di dare un segnale riconoscibile della volontà di sostenere subito la base sociale per ripartire il prima possibile». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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