La minaccia dei dazi e i costi alti della logistica frenano il legno-arredo

Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, lancia l’allarme all’assemblea annuale. «Negli ultimi quattro anni eventi imprevedibili. I clienti rinviano gli ordini e l’economia soffre»

Isabel Barbiero

«Proviamo a metterci nei panni di un’azienda del Nord Est che oggi esporta negli Stati Uniti: l’aumento dei controlli doganali imposti dai dazi – che ora coinvolgono ogni singolo container – provocano un allungamento dei tempi di sdoganamento, anche di tre o quattro settimane, con conseguente incremento dei costi di spedizione fino al 20%». Per il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin, intervenuto a Venezia in occasione dell’assemblea annuale per gli 80 anni della federazione, pesa l’imprevedibilità delle politiche tariffarie sulla filiera del legno-arredo, comparto strategico per il Triveneto. Ancor di più visto che ieri Donald Trump ha shoccato i mercati con l'annuncio di dazi al 50% per la Ue dal primo giugno.

Gli Stati Uniti, infatti, si confermano la prima destinazione dell’export di mobili friulani, con un incremento del +13,4% nel 2024 rispetto all’anno precedente. Per il Veneto, invece, rappresentano il terzo mercato complessivo e il primo extra-UE, con un +5% nelle esportazioni rispetto al 2023.

I rincari

«Se nel 2019 un container costava tra i 2.000 e i 2.500 dollari» analizza Feltrin, «post pandemia i prezzi sono schizzati fino a 15.000 dollari. C’è una vera e propria “borsa dei container”: i costi fluttuano in base alla domanda e oggi, con la frenata dell’economia globale e la guerra dei dazi, l’incertezza regna sovrana e paralizza decisioni. Nessuno sa dove saranno i dazi: in questo clima le aziende esitano, i clienti rinviano gli ordini, e il sistema produttivo soffre».

Feltrin guarda tuttavia con fiducia all’immediato futuro del legno, del mobile, dell’arredamento e illuminazione, pur senza nascondere i timori per le nubi che rischiano di rendere più difficile la rotta nel 2025.

«Negli ultimi quattro anni sono accaduti gli eventi più imprevedibili, e ancora adesso molte materie prime non sono ancora tornate ai prezzi pre-crisi: siamo più che preoccupati».

L’export

Timori per il futuro, ma anche fierezza per un comparto simbolo del Made in Italy.

A rimarcarlo in occasione dell’anniversario della federazione è il presidente Luca Zaia: «Siete diventati protagonisti riconosciuti a livello nazionale e internazionale: ovunque nel mondo, il legno-arredo italiano è sinonimo di eccellenza, visibilità, reputazione e occupazione».

Il Veneto infatti è la seconda regione italiana per la filiera dopo la Lombardia, con un fatturato di 7,9 miliardi (5,7 dall’arredo, 2,2 dal legno), 6.200 imprese e 45.000 addetti. Nell’export, il comparto mobili guida con quasi 3 miliardi, verso 170 paesi: in testa Francia, Germania e USA.

Il Friuli Venezia Giulia è terzo nell’export con 2,2 miliardi (di cui 1,9 dai mobili), e ha negli Stati Uniti il primo mercato, seguiti da Regno Unito e Francia.

«Una filiera in trasformazione che cresce attraverso distretti sempre più orientati all’innovazione» ha dichiarato il ministro Francesco Lollobrigida ribadendo il primato europeo dell’Italia sulla strategia forestale nazionale, sostenuta da 420 milioni di euro fino al 2032.

La sfida green

«Non è un più un tema da radical chic» per usare le parole di Feltrin.

Catene di fornitura tracciabili, certificazioni contro la deforestazione illegale, legno di provenienza controllata, pannelli truciolari con materiale riciclato: dal 2017 la federazione promuove catene di fornitura tracciabili, certificazioni contro la deforestazione illegale e pannelli truciolari con materiale riciclato.

Fondamentale è stato il contributo delle imprese associate, che adottano strumenti come il Life Cycle Assessment per misurare l’impatto ambientale: dalla provenienza del legno (riciclo o foreste sostenibili) al processo produttivo (uso di colle, vernici, emissioni), e il fine vita (se il mobile è riciclabile o finisce in discarica). —

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