«Dobbiamo puntare sui fattori competitivi della nostra regione»

Esistono fattori sui quali i singoli non possono incidere e altri su cui invece è possibile. E rispetto ai trend che impatteranno sul futuro dell’economia anche del Friuli Venezia Giulia, sicuramente servirebbe «più Europa - ha indicato la presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli -, un cambiamento dell’Italia, che non avviene da decenni», questioni che dipendono anche da altri.
«Ciò che si può fare, è lavorare sulla competitività dei singoli territori». Il Fvg è innestato nel Pentagono dello sviluppo, come l’ha definito Fondazione Nord Est, è quindi il caso «di muoversi in maniera integrata e interconnessa» per meglio competere.
Alcuni fondamentali per iniziare il lavoro esistono. «Siamo la prima regione d’Italia per propensione all’export, siamo forti innovatori - ancora Mareschi Danieli -, sappiamo fare rete. Per contro permane il gap infrastrutturale, c’è molto da fare in termini di formazione del capitale umano, nel superare l’individualismo del “fasin di bessoi”, e incrementare la cultura finanziaria», temi sui quali Confindustria Udine si sta fortemente impegnando.
La direttrice tratteggiata da Mareschi Danieli è emersa nel corso della tavola rotonda di ieri pomeriggio a Mereto di Tomba, nella sede della Biofarma, che ha ospitato la presentazione di Top500, la pubblicazione di Nordest economia (supplemento economico mensile d Messaggero Veneto, Piccolo e dei quotidiani Gedi del Nordest) dedicata all’analisi dei bilanci delle prime 500 aziende del Fvg.
Il dibattito ha seguito gli interventi di saluto, del padrone di casa, Germano Scarpa, e del direttore del Messaggero Veneto, Omar Monestier, e il focus su “monitoraggio prospettico dell’andamento aziendale” da parte del presidente dell’Ordine dei commercialisti ed esperti contabili della provincia di Udine, Alberto Maria Camilotti, sulla riforma della crisi d’impresa.
Insieme alla presidente degli industriali, sul palco anche il presidente di Biofarma Germano Scarpa e l’ad di Limacorporate Luigi Ferrari, intervistati da Omar Monestier.
«Fare impresa non è facile - ha esordito Scarpa -, e ciò di cui sono convinto è che sia necessario fare impresa prima per gli altri e poi per noi stessi». E rivolgendosi alla platea di studenti che ha affiancato quella degli imprenditori e dei manager, ha ricordato i valori che devono guidare l’agire di chi è al timone di un’azienda: l’etica, la trasparenza, la sostenibilità, la tecnologia». Biofarma è nata 30 anni fa «dal nulla - ha raccontato - ma con una grande voglia di crescere e di investire, perché l’azienda - ha sottolineato - deve essere ricca, e l’imprenditore deve essere povero».
L’investimento più recente, e ancora in corso, vale circa 25 milioni di euro «ed è finalizzato alla crescita con l’obiettivo di diventare la prima azienda del settore in Europa. Siamo appassionati e ci crediamo». Biofarma è attiva nel settore farmaceutico (produce, tra i tanti, Malox e Somatoline) e anche cosmetico. Compete quindi in un mercato sì florido, soprattutto in Europa, ma dominato da colossi. Per resistere, dunque, crescere è una via obbligata.
Strada già imboccata da Limacorporate, una ex piccola azienda nata a San Daniele caratterizzata da forte innovazione e tecnologia. La prima ad utilizzare la stampa in 3D per la realizzazione di protesi articolari. Acquisita da un fondo di investimento, è guidata dall’amministratore delegato Luigi Ferrari, una lunga carriera negli Usa ai quali è stato “strappato” qualche anno fa «perché mi sono innamorato di questa realtà». In pochi anni Limacorporate ha raddoppiato fatturato e dipendenti (oggi attorno ai 220 milioni di euro e un migliaio di addetti) e continua «ad investire in tecnologia e innovazione con l’obiettivo di ridare, alle persone che ne hanno bisogno, l’emozione del movimento».
Nel presente della spa c’è «una partnership con il più grande ospedale ortopedico del mondo (negli Stati Uniti) all’interno del quale abbiamo inserito una piccola “Lima” in grado di realizzare le protesi necessarie da impiantare nei pazienti». Non bastasse, ha acquisito una società nel Tennessee (ancora Usa) con 40 ingegneri in grado di offrire al chirurgo ortopedico, grazie ad uno speciale software e all’acquisizione di tutte le informazioni necessarie tramite Tac e Risonanza magnetica, la simulazione dell’intervento che dovrà essere eseguito su quello specifico paziente.
«Modellizzazione avanzata» l’ha definita Ferrari, che si estende in sala operatoria dove, sempre il chirurgo, troverà l’impianto da inserire, dotato di sensori intelligenti, per garantire l’accurato posizionamento dell’impianto. «Primo rilascio tecnologico, tra 6 mesi», ha concluso Ferrari.
Riproduzione riservata © il Nord Est