La sfida sostenibile dei resort, più capitali per le montagne

Con un numero di prenotazioni in costante aumento e un grande evento alle porte, le Olimpiadi invernali del 2026, il settore dell’hospitality della montagna è in fibrillazione. Un fermento che tocca tutte le corde del territorio, non solamente la “capitale” Cortina, e si propaga alla riqualificazione del real estate richiamando i grandi investitori italiani ed esteri. Gestito in modo sostenibile, il turismo di montagna può aumentare allo stesso tempo i redditi delle comunità locali e aiutare a preservare le risorse naturali e la cultura.
Tutti argomenti che saranno oggetto di dialogo, mercoledì all’hotel Savoia di Cortina, del “Mountain Hospitality Forum” organizzato da Confindustria Alberghi in collaborazione con Luiss Business School e Confindustria Belluno Dolomiti.

Francia e Spagna investono di più
Prima di tutto i numeri: nel 2023 nel solo Veneto il turismo montano è quello che ha fatto registrare lo scarto maggiore, rispetto ai dati del 2019. Si parla di un giro da 4,5 milioni di presenze e 1,3 milioni di arrivi. E, rispetto al 2019, l’incremento delle prime è stato del 6,6%, mentre dei secondi dell’11,7%. Ma anche il Friuli Venezia Giulia nel 2023 ha fatto registrare numeri di tutto rispetto, in particolare in Carnia (+18,3% di presenze) e dal Tarvisiano (+20,8%).
Prestazioni che di conseguenza fanno volare anche il mercato dell’ospitalità che, sul totale degli investimenti immobiliari in Italia, è cresciuto nell’ultimo decennio dal 10 al 15% a conferma del forte interesse degli investitori per il settore alberghiero.

Nel 2022 sono stati investiti nel comparto in Italia 1,5 miliardi di euro, di cui i due terzi capitali esteri, nell’acquisto di 56 tra hotel e resort per complessive 5.800 camere. Seppur positivi si tratta però di numeri al di sotto di quelli registrati dai nostri competitor europei: sempre nel 2022 in Francia sono stati investiti nel settore alberghiero 3,1 miliardi in 115 immobili, in Spagna 3 miliardi con 105 asset e pure la Germania riesce a fare meglio dell’Italia.
Un turismo più attento
Ora la speranza è che le Olimpiadi possano rappresentare un boost per l’intero comparto tanto che il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha firmato un protocollo di intesa con Slovenia e Carinzia per candidare l’area a ospitare i Giochi invernali del 2038.
«La montagna sta vivendo una trasformazione che apre la strada ad un nuovo e importante sviluppo di uno dei segmenti più rilevanti dell’offerta turistica italiana», afferma Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi, «il cambiamento climatico, l’interesse crescente da parte dei viaggiatori internazionali, le nuove esigenze di un turismo sempre più attento alle dinamiche della sostenibilità, il crescente interesse verso le attività outdoor in un territorio che si sta scoprendo attrattivo non solo nel periodo invernale e le nuove proposte che arricchiscono l’offerta alberghiera rappresentano un’occasione di rilancio per l’economia delle terre alte».
E proprio la sostenibilità è uno dei motori della crescita del settore. «Lo sviluppo degli hotel nelle destinazioni montane per il nostro gruppo è da sempre un fattore cruciale», spiega Erich Falkensteiner, presidente dell’omonimo gruppo, «in Val Pusteria, a Chienes, c’è oggi il Falkensteiner Family Resort Lido, un hotel che abbiamo da poco ristrutturato e che rappresenta la cifra del nostro credere nello sviluppo sempre più attento alle necessità del viaggiatore contemporaneo. Abbiamo poi aperto un hotel a Montafon, in Austria. Si tratta di un ecoresort per famiglie, una sorta di punto di partenza per l’ospitalità sostenibile dato che è capace di approvvigionarsi di energia pulita».

Ma la montagna non sono solamente Cortina o i family hotel dell’Alto Adige. Anche in Friuli Venezia Giulia l’hospitality si sta dimostrando particolarmente attivo. Un esempio è il recruiting day, organizzato per il 26 marzo a Udine, dal gruppo Gallerini che mette a disposizioni 80 posti di lavoro all’interno dei suoi alberghi sparsi da Lignano a San Daniele, fino a Cormons e Tarvisio.
L’alleanza di th group con cdp
Ma spesso è un partner finanziario affidabile a fare la differenza per l’espansione nel settore. Un esempio è rappresentato da Th Group che ha visto entrare nel 2017 Cassa depositi e prestiti (Cdp) nella compagine padovana. «Si tratta di un sostegno importante», afferma il presidente Graziano Debellini, «prima l’euro e poi la crisi globale innescata da Lehman Brothers ci hanno messo in difficoltà. Abbiamo quindi deciso di aprire il capitale così nel 2011 è arrivato il gruppo Isa di Trento e sei anni più tardi Cdp: un fondo paziente che mira a valorizzare il territorio e che rimarrà sicuramente con noi almeno fino alle Olimpiadi invernali del 2026. Una prospettiva temporale che ci garantisce una certa sicurezza, al contrario di quello che avviene a volte con alcuni fondi internazionali che vengono da noi più da padroni che da partner».
Oltre alla ristrutturazione e industrializzazione dei processi interni, l’arrivo di Cdp ha quindi garantito a Th Group anche una crescita sostanziale dei volumi, passati dai circa 30 milioni di fatturato di inizio millennio ai 187 milioni di euro del 2023.
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