La sfida dei quattro Matteo: solo due sono al comando

Il ricambio generazionale secondo Matteo non si traduce solo nel verbo renziano della rottamazione. Perché anche nel Nordest c’è un nuovo che avanza che porta lo stesso nome, benché articolato nel passo felpato delle dinastie industriali degli Zoppas, Marzotto, Lunelli e Tonon. Tutti in prima fila a raccogliere la sfida della successione. L’importanza di chiamarsi Matteo nel Nordest viaggia per diverse strade. Che non riguardano solo l’azienda di famiglia, ma anche incarichi istituzionali e percorsi manageriali.
Da 37 a 50 anni
Il più giovane dei Matteo del Triveneto è Tonon, 37 anni, vicepresidente della Tonon & C Spa di Manzano, e alla guida di Confindustria Udine; il più agé è Marzotto, all’alba dei suoi 50 anni, che compierà a settembre, e oggi dopo un percorso imprenditoriale in Vionnet e la presidenza di Valentino, svolge un ruolo manageriale alla guida di Fiera di Vicenza (in scadenza) del Cuoa e l’associazione Progetto Marzotto che sostiene startup e giovani imprese. Veleggiano sui quarant’anni Lunelli, presidente e amministratore delegato di Cantine Ferrari, e Zoppas, presidente di Confindustria Venezia-Rovigo e consigliere di amministrazione di Acqua Minerale San Benedetto Spa.
Questi sono i volti della nuova linea verde di pezzi importanti del tessuto produttivo. Ma i quattro non potrebbero essere più diversi. Come sono diverse le dinastie imprenditoriali da cui provengono. Pensiamo alle Cantine Ferrari che è diventata l’emblema, in positivo, del ricambio generazionale predisposto per tempo. Nel 2011 Gino Lunelli, dopo mezzo secolo alla guida dell’azienda, decide di fare un passo indietro lasciando spazio e incarichi a giovani. Sulla tolda di comando gli subentra Matteo, all’epoca 37 enne, studi alla Bocconi e con cinque anni di esperienza all’estero, tra New York, Zurigo e Londra, con un carriera costruita come analista finanziario nella banca d’affari Goldman Sachs.
Imprenditore o banchiere
La successione è arrivata con una telefonata di Gino Lunelli che già dai primi anni 2000 ha impostato la staffetta per agevolare l’ingresso della terza generazione. «Vuoi fare l’imprenditore o il banchiere?» Non ci ha pensato due volte Matteo Lunelli raccogliendo il testimone delle bollicine più famose del Made in Italy. In casa Lunelli non vige la legge monarchica di alcune dinastie industriali. Gino ha predisposto un passaggio generazionale all’insegna di una costituzione di famiglia che regola l’ingresso e la partecipazione in azienda. Alla vicepresidenza di Cantine Ferrari c’è Marcello, enologo, con le deleghe alla produzione, mentre Camilla ha preso in carico la comunicazione e il più giovane, Alessandro, è responsabile dell’area tecnica e amministratore della Tenuta Castelbuono in Umbria. Il meccanismo di governo studiato dai Lunelli, in partnership con Ambrosetti, è una vera e propria costituzione. Lo spiega Alessandro, 38 anni, che è anche presidente dei giovani di Confindustria Trentino Alto Adige. «Ci siamo dati regole chiare proprio per garantire la continuità aziendale. La nostra è una costituzione che norma il modus operandi in impresa. Le regole sono molto chiare. Ad esempio, chi della famiglia aspira ad avere incarichi operativi deve aver fatto percorsi di laurea in ingegneria o in economia; e aver maturato almeno tre anni di esperienza all’estero in altre aziende, per capire cosa significa lavorare a livello internazionale e sotto padrone».
Ogni ruolo in discussione
Niente è garantito a vita in Cantine Ferrari. Allo scadere del Cda, peraltro composto anche da manager esterni, ogni ruolo può essere messo in discussione. «Le cose stanno andando molto bene», precisa Alessandro, «e non credo ci saranno cambiamenti. Ma il nostro patto di famiglia intende chiarire i ruoli in modo netto e a motivarci a fare sempre meglio». La governance democratica fino ad ora ha funzionato. La società ha quasi recuperato i livelli di ricavi pre-crisi, intorno a 55 milioni di euro, ha esteso l’impero delle bollicine con l’acquisizione del 50% del prosecco di Valdobbiadene Bisol, per un gruppo che dispone anche dell’acqua minerali Surgiva, la grappa Segnana, i vini delle tenute Lunelli. Nel 2015 Matteo Lunelli è stato eletto imprenditore dell’anno e quest’anno la famiglia è stata nominata wine family of the year al Meininger Award.
Il ricambio generazionale è un argomento ancora caldo in casa Zoppas. E non potrebbe essere altrimenti per un’azienda, la San Benedetto, che ha 1800 dipendenti e fattura 725 milioni di euro.
Grandi vecchi al timone
Al timone dell’azienda ci sono ancora i grandi vecchi, Enrico (71 anni) e Gianfranco (72 anni) che hanno smentito categoricamente tutte le voci di un’imminente vendita dell’azienda. In azienda sono già attivi due nipoti: Matteo Zoppas (figlio di Gianfranco e presidente di Confindustria Venezia nonché ex consigliere di Veneto Banca) e Tullio Versace, figlio della sorella di Enrico e Gianfranco. Saranno loro a dover prendere le redini dell’azienda. Quando e come non è ancora reso noto. Ma il tema della continuità è particolarmente caro a Matteo Zoppas che promuove incontri e seminari in seno a Confindustria Veneto.
Per Matteo Marzotto il passaggio generazionale è stato un confronto con la dynasty di Valdagno ormai giunta alla sesta generazione. Dopo l’esperienza alla guida di Valentino, la casa di moda oggi di proprietà del fondo Mayoola del Qatar, e come imprenditore, nel rilancio di Vionnet, Marzotto sembra proteso verso una carriera manageriale (Fiera di Vicenza e Cuoa) assumendo anche il ruolo di “chioccia” a sostegno delle giovani imprese con la presidenza dell’Associazione progetto Marzotto.
Tra azienda e Confindustria
Matteo Tonon invece si divide tra azienda di design di famiglia e Confindustria Udine. Agli inizi del duemila, dopo gli studi in economia internazionale, ha fatto il suo ingresso nell’impresa affiancando il direttore commerciale fino a ricoprire oggi la vicepresidenza. «Siamo arrivati alla quarta generazione in azienda», spiega Tonon, «nella storia della Tonon, la mia famiglia, dal 1926 ad oggi, ha sempre fatto delle scelte che hanno permesso di definire i contorni della governance aperta alle nuove generazioni. Io e mio fratello siamo entrati in azienda nei primi anni Duemila. E le responsabilità sono cresciute nel tempo e in modo del tutto naturale». Anche per Tonon ci sono patti di famiglia, anche se non articolati in una costituzione scritta. Il tema della successione non riguarda solo i fratelli maschi Tonon. «Abbiamo anche una sorella che è molto giovane e studia e non opera in azienda. L’importante è trovare un equilibrio all’interno della famiglia bilanciando, sempre nell’interesse dell’impresa, proprietà e governance».
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