La fabbrica di chip si allontana dal Veneto. Il governo spinge Silicon Box a Novara

Sul fronte dei microchip il Veneto sembra destinato a essere nuovamente beffato. Dopo aver visto sfumare il maxi stabilimento che Intel avrebbe dovuto costruire a Vigasio, in provincia di Verona, ora potrebbe essere il turno di Silicon Box, il gruppo di Singapore che ha stretto un patto con il ministro Adolfo Urso per investire 3,2 miliardi di euro nel Nord Italia.
Ma sarebbe proprio quest’ultimo, che nei giorni scorsi ha presieduto il G7 dell’industria a Verona, a spingere per portare non in Veneto ma in Piemonte, e più precisamente nel Novarese, l’investimento da oltre 1.600 posti di lavoro.
L’indiscrezione, pubblicata ieri dalla Stampa, trova le prime conferme anche a Venezia negli uffici della Regione Veneto. Nessuno ammette apertamente che la partita starebbe per chiudersi. Al momento la palla è ancora saldamente nelle mani della società guidata dall’amministratore delegato Byung Joon Han che annuncerà la sua decisione nel giro di un mese: il dossier è alla stretta finale e in pista restano Novara, ormai in vantaggio, Vigasio e la Lombardia, nel triangolo tra le province di Milano, Lodi e Pavia.
I tecnici della Regione Veneto, nel corso delle riunioni con i manager dell’azienda di Singapore, hanno descritto nel dettaglio il corposo dossier che avevano preparato ai tempi del governo Draghi. All’epoca dovevano convincere i vertici di Intel a scegliere Vigasio, puntando soprattutto sui collegamenti infrastrutturali data la vicinanza alla autostrada e ferrovia del Brennero. «Noi i compiti per casa, come si suol dire, li abbiamo fatti», ha affermato il presidente Luca Zaia a Verona, «e crediamo in questo nuovo obiettivo. Ma in questa fase è anche giusto essere prudenti».
È giusto soprattutto perché nelle ultime settimane il Piemonte ha messo la freccia per il sorpasso. E l’area prescelta sarebbe quella di Novara, che presenta diversi vantaggi dal punto di vista industriale e logistico.
Prima di tutto per la vicinanza all’aeroporto di Malpensa e la disponibilità di ingegneri a chilometro zero, tra Politecnico di Torino e università milanesi. A ciò si aggiunge l'impegno della Regione Piemonte a strutturare progetti formativi insieme agli atenei e agli Its. In secondo luogo la zona è densa di aziende della microelettronica e offre dunque un terreno fertile dal punto di vista professionale e tecnologico. Novara è poi la città che ospita Memc Spa, azienda controllata dalla taiwanese GlobalWafers, terzo fornitore mondiale di wafer di silicio.
Nel luglio dell’anno scorso i vertici della società erano stati invitati a Palazzo Piacentini, sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy, per un incontro con il ministro Urso per discutere proprio del futuro del settore in Italia.
Memc, insieme a Stmicroelectronics, Menarini Silicon Biosystems e Siae Microelettronica, partecipa per conto dell’Italia al progetto europeo “Ipcei Me/Ct” per sostenere la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo industriale della microelettronica e delle tecnologie per le comunicazioni che coinvolge i 14 Stati membri.
Dunque se dovesse essere scelto il Novarese, che dista anche appena sessanta chilometri anche dallo stabilimento di StMicroelectronics ad Agrate Brianza, si potrebbe configurare sostanzialmente un nascente distretto dei chip nel Nord Ovest del Paese. Ora non resta che aspettare l’annuncio da parte di Silicon Box anche se i giochi, purtroppo per il Veneto, potrebbero essere conclusi.
Il ministro Adolfo Urso non sta spingendo Silicon Box a costruire a Novara lo stabilimento annunciato in Italia. Lo afferma una nota del ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla destinazione dell'investimento da 3,2 miliardi di euro programmato dalla società di Singapore, che vedrebbe sfavorita la candidatura veronese di Vigasio. Il ministero definisce «assolutamente falsa» l'ipotesi di una preferenza di Urso per Novara: «È grave che si insinui il dubbio che il ministro favorisca un sito piuttosto che un altro, qualunque esso sia, proprio perché il ministero deve essere sempre assolutamente imparziale senza condizionare in alcun modo la scelta da parte di una azienda internazionale», dice una nota, affermando che «la valutazione è ancora in corso».
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