Zoppas: «Export in tenuta, è una sorpresa positiva»
Il presidente dell’Ice commenta gli ultimi dati sulle vendite estere in Italia e nel Nord Est. «Poteva essere l'anno della ripresa ma fra dazi e nuove guerre la situazione è altalenante»

«Per contrastare il clima di incertezza causato dalle minacce dei dazi Usa, occorre guardare a nuovi mercati: con il ministero degli Esteri abbiamo predisposto una lista di 18 Paesi ad alto potenziale per il made in Italy». Il presidente dell’Ice (Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese) Matteo Zoppas ieri ha partecipato alla festa per i 250 anni della Garbellotto a Sacile e in questa intervista commenta la situazione internazionale.
Presidente Zoppas, come valuta gli ultimi dati sull’export usciti ieri?
«La situazione delle esportazioni è meno negativa di quanto si pensasse, nel senso che con gli annunci dei dazi che ci sono stati, aperture e chiusure e quant'altro, cui si somma l'atteggiamento prudente degli imprenditori e degli acquirenti nel fare o non fare magazzino all'estero, ci aspettavamo un calo maggiore. Invece c'è un totale export di +0,4% per l’economia italiana, con un consolidato gennaio-marzo a +2,5%. Siamo ancora in campo positivo e questo ci stupisce positivamente».
Qual è la situazione del Nordest sul fronte delle esportazioni?
«Abbiamo fatto una corsa importante dal 2019 fino al 2022. I primi tre mesi dell’anno si sono aperti con export in Veneto a 19,7 miliardi (-1,2% sullo stesso periodo del 2024), mentre il Friuli Venezia Giulia ha chiuso il periodo a 6,2 miliardi (+26,1%). Adesso ci stiamo stabilizzando, quest'anno poteva essere l'anno della ripresa, invece a quanto pare con annunci di dazi e nuove guerre, la situazione è altalenante. C'è un effetto fisarmonica, che porta ad un comportamento diverso a seconda del momento dell'annuncio».
Quali settori del Nord Est stanno mostrando maggiore dinamismo nell’export?
«È l'agroalimentare quello che sta tirando molto, poi la chimica, la farmaceutica, mentre sta un po' arretrando l'energetico e il petrolifero. Ma la situazione potrebbe cambiare nei prossimi mesi. Quello che naturalmente è molto sotto l’attenzione è il settore dell'automotive, che sta attraversando difficoltà strutturali. Per risollevarlo ci vogliono politiche di lungo termine capaci di invertire la tendenza. A questo si sommano le difficoltà che sta affrontando la Germania».
La situazione dazi non sembra chiarirsi, cosa consiglia alle aziende?
«Abbiamo predisposto in collaborazione con la Farnesina un programma abbastanza definito su dove indirizzare i nostri sforzi. Ci sono 18 nazioni ed aree ad alto potenziale di crescita, definiti di concerto con il ministro Tajani, sui quali dobbiamo accelerare per riuscire a compensare eventuali problemi derivanti dai dazi, presunti o solo minacciati».
Quali sono?
«Si tratta della Svizzera, Regno Unito, Giappone, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Messico, Germania, Cina, Arabia Saudita, Algeria, Asean (Thailandia, Vietnam, Indonesia), Balcani Occidentali, America Latina ed altri. Su questi mercati focalizzeremo l’attenzione di Ice con iniziative per accompagnare le imprese».
La guerra tra Israele ed Iran quali ripercussioni avrà sull’economia?
«È ancora presto per dirlo, vedremo le reazioni dell’Iran. Come è successo per la guerra in Ucraina, potrebbe influire negativamente sulle materie prime, con un'impennata dei costi dell'energia. Abbiamo già assistito ad un forte rialzo del greggio, ora dobbiamo vedere se sarà momentaneo oppure strutturale. In questo caso porterà ad un innalzamento del costo dei prodotti italiani, e saremo penalizzati nelle nostre esportazioni».
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