La nuova via europea dell’edilizia circolare: da Parigi fino al Nord Est
Cinque hub per costruire con materiali riutilizzabili: fabbriche di terra, hub digitali e cemento riciclato. Il progetto che coinvolge Ance Fvg, Cciaa Treviso-Dolomiti-Belluno, Eurac Research (Bolzano)

Dieci milioni di tonnellate all’anno di terre da scavo utilizzate per produrre mattoni e blocchi di terra compressa, intonaci e malte. Si chiama Cycle Terre ed è uno dei progetti più importanti di economia circolare in edilizia cofinanziati negli ultimi anni dall’Unione Europea.
Ne è nata una fabbrica, attiva dal 2021 a Sevran, nell’Ile de France. Lavorando a pieno regime, l’impianto potrebbe trasformare in materiale da costruzione quasi un terzo degli inerti prodotti in un anno dai cantieri edili di Parigi e del suo enorme hinterland, compresi quelli della nuova rete di trasporto metropolitano, il Grand Paris Express.
Partiamo dalla Francia, ma è solo un esempio – tra i più ambiziosi, peraltro – di messa a terra delle strategie comunitarie per la riduzione dell’impatto ambientale delle attività di costruzione. Guarda agli stessi obiettivi, venendo a casa nostra, il progetto transfrontaliero italo-austriaco che punta a incentivare e migliorare i processi a rifiuti zero nelle catene produttive del settore edile.
Varato per il biennio 2024-25 nell’ambito del programma Interreg, vede tra i suoi partner, al di qua del confine, l’Associazione nazionale costruttori edili del Friuli Venezia Giulia, la Camera di Commercio Treviso-Dolomiti-Belluno e l’Eurac Resaarch di Bolzano, in Austria l’Università di Innsbruck e lo Zukunfts Agentur Bau, una sorta di agenzia per l’innovazione e la crescita delle competenze al servizio del settore delle costruzioni.
È a questi cinque poli, tre italiani e due austriaci, che fanno capo gli hub per l’innovazione incaricati di portare avanti gli obiettivi del progetto. Più concretamente, gli hub forniscono supporto alle imprese e ai professionisti del settore edile, offrendo servizi di consulenza personalizzati e accesso a tecnologie avanzate, creando al contempo una rete di collaborazione stabile tra istituti di ricerca, imprese e amministrazioni locali. All’interno di questa rete, ogni polo porterà le sue competenze specifiche. Se il supporto di Eurac Research sarà focalizzato sulla scelta di materiali innovativi, l’impegno della Cciaa Treviso-Belluno si concentrerà sulla valutazione dell’approccio delle imprese all’economia circolare.
Ance Fvg, da parte sua, ha scelto un approccio che interseca la sfida dell’economia circolare e della sostenibilità in edilizia con le nuove opportunità offerte dall’intelligenza artificiale. «Il nostro hub – spiega il direttore generale dell’associazione Fabio Millevoi – sarà al 100% digitale, coordinato da quattro agenti virtuali, guidati dall’intelligenza artificiale: non si limiteranno a fornire supporto informativo e operativo sui temi dell’economia circolare, ma sperimenteranno anche nuove modalità di collaborazione tra umani e Ia nell’ambito di un’associazione di categoria. Al di là degli obiettivi specifici legati allo sviluppo di pratiche e produzioni più sostenibili nel comparto delle costruzioni, la sfida è anche quella di testare e di comprendere le potenzialità di interazione con l’intelligenza artificiale, supportando le imprese interessate a muoversi in questa direzione».
Diversi i compiti affidati agli agenti virtuali: dalla ricerca di aggiornamenti e good practice in ambito di “edilizia circolare” alla redazione di analisi personalizzate per settore e prodotto, di sintesi del quadro normativo, di informative sull’utilizzo di materiali e tecnologie a basso impatto ambientale.
Esempi virtuosi e buone pratiche, peraltro, non mancano neppure a livello Nordest. Sempre nell’ambito del programma Interreg, Alpacem Cementi Italia e l’Università di Udine hanno avviato una ricerca che punta a individuare pratiche, materiali e soluzioni a ridotto impatto nella produzione di cemento.
I risultati? Gli scarti di lavorazione della pietra piasentina, che rappresentano più del 50% del suo peso lordo, si sono dimostrati adatti alla sostituzione del calcare nella composizione del cemento. Scarti utili al settore anche dall’agricoltura: è il caso della lolla, il rivestimento esterno dei chicchi di riso, che diventa una fonte di silice se bruciata a elevate temperature.
Un esperimento di riciclo virtuoso già concluso con successo viene invece da Trieste: il materiale utilizzato per la riqualificazione dei sentieri del parco del Castello di Miramare è un mix composto in larghissima parte da scarti del processo di lavorazione degli inerti destinati ai cementifici. Adeguatamente miscelato con terra, acqua e leganti, ha rivelato caratteristiche ideali anche in termini di prestazioni e adattamento al contesto, dal drenaggio al basso indice di riflettanza solare, come spiega l’architetto udinese Alessandro Verona, che ha progettato l’intervento di riqualificazione.
Solo esempi di nicchia? «Sono segnali importanti che arrivano dal mondo delle imprese edili, sempre più portate a investire su interventi di economia circolare», commenta il presidente di Ance Fvg Marco Bertuzzo. «Vero che c’è molta strada da fare – prosegue – ma è una strada obbligata e questa è una consapevolezza diffusa. Anche la politica, ovviamente, deve fare la sua parte: gli incentivi sulla rigenerazione urbana inseriti nel recente ddl casa approvato in Friuli Venezia Giulia sono un passo nella direzione giusta, frutto anche del confronto in atto tra Giunta regionale e associazioni di categoria».
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