Weissenfels cambia proprietà: Kito Crosby acquisita da Columbus McKinnon

Nasce così un colosso mondiale, da 2,1 miliardi di fatturato, nel campo dei paranchi. I timori dei sindacati per il futuro dello stabilimento di Tarvisio che produce catene 

Maura Delle Case

Nuovo cambio di proprietà per la Weissenfels di Tarvisio. A nove anni dall’avvento dei giapponesi di Kito, che acquisito nel 2016 lo stabilimento friulano dalla procedura concorsuale, lo hanno riavviato e riportato alla redditività, la fabbrica produttrice di catene e ganci da paranco oggi fa i conti con un nuovo cambio.

La proprietà, che dal 2023 fa capo a Kito Crosby, maxi realtà interamente controllata dal fondo KKR, nata dalla fusione tra il player giapponese Kito e l’americano Crosby group, è infatti in predicato di essere acquisita per 2,7 miliardi di dollari dal gruppo Columbus McKinnon, società quotata al Nasdaq, attiva nel campo dei paranchi meccanici ed elettrici.

L’operazione, soggetta al via libera delle autorità competenti, dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno e portare alla creazione di uno dei principali attori del settore a livello mondiale, un player da 2,1 miliardi di ricavi e un margine Ebitda rettificato del 23%.

Weissenfels – 100 dipendenti e 14 milioni di turnover – non rappresenta che un cammeo in questa maxi partita che tuttavia ha già sollevato più di qualche timore tra lavoratori e parti sociali. Non lo nasconde Liduino D’Orlando di Fim Cisl Fvg: «Parliamo di operazioni di finanza che non sappiamo a cosa ci porteranno. Anche perché non abbiamo più un interlocutore diretto, avendo rassegnato le dimissioni l’amministratore delegato Raffaele Fantelli che non è stato sostituito, se non a livello europeo da un manager con il quale è molto più difficile interloquire». In questo caso non si tratta di un timore ma di una certezza, «considerato che – continua D’Orlando – abbiamo ripetutamente chiesto un incontro per discutere il premio di risultato senza ottenere a oggi una data».

Nominato ad nel 2016 da Kito, Fantelli ha lasciato l’azienda all’inizio di febbraio, una decisione figlia del fatto che il sito produttivo friulano da autonomo è diventato di fatto una delle 18 unità produttive di Kito Krosby in Europa, guidato non più da un Ad ma da un direttore di stabilimento.

 

Da qui l’addio di Fantelli, uno degli attori della rinascita di Weissenfels. Il manager friulano l’ha infatti materialmente riaperta nel 2016, quando l’azienda non fatturava più neanche un euro, e con la complicità delle maestranze e qualche intuizione – una su tutte l’aver spinto sulla produzione delle catene da paranco, prodotto a maggiore valore aggiunto, rispetto a quelle tradizionali da sollevamento – l’ha rimessa in corsa.

 

Tra il 2022 e il 2023, Regione e Comune (quest’ultimo proprietario di uno dei due stabilimenti) hanno iniettato 6 milioni di euro per la ristrutturazione di tre corpi di fabbrica tra produzione, uffici e magazzino. Kito, dal canto suo, in 9 anni di milioni ne ha investiti 22 tra nuove linee e ammodernamenti. Risorse che pesano e che hanno portato Weissenfels a chiudere il 2024 a 14 milioni di ricavi e 400 mila euro di Ebitda con l’obiettivo, dichiarato da Fantelli poco più di un anno fa, di arrivare a 20 milioni. Se l’obiettivo sarà nelle corde della futura proprietà andrà verificato.

Intanto, dopo l’annuncio dell’operazione e la pubblicazione dei risultati del terzo trimestre 2024 (234,1 milioni di dollari, in calo del 7,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), che hanno portato a un declassamento da parte degli analisti, le azioni del gruppo Columbus McKinnon sono precipitate nei giorni scorsi del 41%.

L’andamento del titolo riflette le preoccupazioni degli investitori sulle immediate implicazioni finanziarie dell’accordo e il suo impatto sulla leva finanziaria dell’azienda. Il gruppo Usa prevede di finanziare l’acquisizione attraverso un mix di finanziamenti debitori impegnati e un investimento in azioni privilegiate convertibili perpetue da parte del fondo CD&R.

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