Una nuova Cimolai per salvare l’azienda: ecco il piano

Nella proposta di concordato depositata al tribunale di Trieste, c’è la creazione di una newco. Resta aperta la ricerca di nuovi soci. Tre le offerte non vincolanti

La Vessel a New York realizzata da Cimolai
La Vessel a New York realizzata da Cimolai

Un corposo fascicolo da un centinaio di pagine: è la proposta di concordato che Cimolai spa depositerà nelle prossime ore al tribunale di Trieste. Il piano di salvataggio della storica impresa di costruzioni in acciaio è molto articolato e prevede – a fronte di una stima del valore di liquidazione di 170 milioni di euro – il riconoscimento al 100 per cento dei crediti privilegiati, per circa 223 milioni di euro, e una quota del 15 per cento per quelli chirografari, ma per questi ultimi entra in gioco anche un particolare strumento finanziario che incrementa il valore.

Uno scenografico auditorium, altra opera di Cimolai
Uno scenografico auditorium, altra opera di Cimolai

Il salvataggio

In premessa c’è l’imperativo: salvare l’azienda, il suo know how, le competenze, le commesse in corso e quelle che verranno. Cimolai ha in portafoglio ordini per oltre 800 milioni di euro ed è attiva con diversi cantieri in mezzo mondo, e occupa circa 2.700 persone, di cui oltre 350 solo in Friuli Venezia Giulia. Da qui il progetto di costituire una newco, che nel piano viene indicata come Nuova Cimolai, alla quale verrà conferita l’attività core, lasciando in vita la bad company Cimolai spa alla quale restano in carico le sofferenze. La newco, ovvero la good company, avrà come azionista di riferimento Luigi Cimolai ed è alla ricerca di nuovi partner industriali o finanziari. Allo stato sono tre le offerte non vincolanti sul tavolo in attesa dell’esito della new diligence. Ma il lavoro di ricerca di partner iniziato a dicembre, ha coinvolto una ventina di soggetti tra potenziali investitori strategici, investitori finanziari e famiglie imprenditoriali con presenza consolidata in Friuli Venezia Giulia, e di queste 8 avrebbero confermato il loro interesse a partecipare all’operazione.

La copertura del reattore a Chernobyl
La copertura del reattore a Chernobyl

Investitori

Restano coperti dal riserbo i nomi dei possibili partner di questa operazione al fianco di Luigi Cimolai, determinato a mantenere in vita l’azienda fondata dal padre 70 anni fa, e così sarà finché non verrà sottoscritto un accordo. I nomi che circolano sono quelli dei colossi delle costruzioni come Webuild e Vinci, sondati – pare – da Lazard, a cui potrebbero affiancarsi imprenditori locali. Rispetto ad un possibile impegno di Fincantieri – che con Fincantieri infrastructure è il competitor di Cimolai che si è aggiudicata (insieme a Salini) la ricostruzione del Ponte Morandi a Genova, poco meno di 90 milioni di ricavi nel 2021, olre 253 milioni nel’20 – nel proprio piano industriale prevede una crescita ma non per linee esterne. Potrebbe partecipare all’operazione? In considerazione dell’azionista di controllo, l’ipotesi potrebbe valere a fronte di un’indicazione politica precisa. Un’altra grande impresa locale il cui nome era stato accostato a Cimolai, ovvero Rizzani de Eccher, non ha confermato l’interesse.

Una delle paratie per il Canale di Panama realizzata da Cimolai
Una delle paratie per il Canale di Panama realizzata da Cimolai

Il piano

Il piano prevede che al momento dell’omologazione del concordato preventivo della Cimolai spa e della Luigi Cimolai Holding, la bad company trasferirà alla newco – controllata al 100% da Luigi Cimolai Holding – dipendenti, attrezzature e contratti. In quel momento gli azionisti sottoscriveranno l’aumento di capitale necessario a soddisfare i creditori. Il debito della newco nei confronti di Cimolai spa relativo al pagamento del prezzo di acquisto dell’azienda, verrà compensato con il debito dovuto dalla bad company alla newco per la sottoscrizione di uno strumento finanziario partecipativo, Sfp. In sostanza: mantenere in vita la Cimolai le consente di proseguire l’attività, generare flusso di cassa e utili, utili che andranno a soddisfare i creditori.

La cupola a Dubai per Expo 2020
La cupola a Dubai per Expo 2020

I conti

La ricognizione sui conti del gruppo che, come si ricorderà, è precipitato in una pesante crisi finanziaria a causa di alcune operazioni con i derivati, evidenzia un debito complessivo di circa 668 milioni di euro, di cui 230 verso creditori privilegiati e 436 milioni verso creditori chirografari. Tra questi ultimi diversi istituti di credito e Sace, che è presente anche nell’elenco dei privilegiati. L’esposizione verso banche, per linee di credito garantite da Sace, si aggira attorno ai 134 milioni di euro. Si sommano altri 56 milioni di debiti legati a mutui, con intervento del Frie. Una partita finanziaria, certo, in cui la politica può avere un ruolo, sia in Sace (controllata da Cdp), in cui pesa la voce del Governo nazionale, che nelle operazioni con il Frie, in cui è la Regione Fvg che potrebbe intervenire.

Elt, il più grande telescopio del mondo ancora in costruzione da parte di Cimolai
Elt, il più grande telescopio del mondo ancora in costruzione da parte di Cimolai

Concordato bis a Londra

E fin qui ci siamo occupati della “partita” che si aprirà oggi con il deposito della domanda di concordato al tribunale di Trieste. Ma ce n’è un’altra che andrà a sommarsi e che si giocherà, invece, a Londra dove sono pendenti azioni da parte delle società con cui la Cimolai aveva sottoscritto i contratti per i derivati. Il tribunale delle imprese di Trieste aveva già “congelato” iniziative provenienti dall’estero e che puntavano ad attivare le garanzie legate a quelle operazioni. Ora la giustizia dovrà entrare nel merito di quei contratti, valutando se la loro sottoscrizione fosse stata corretta, oppure – ed è la linea difensiva dell’impresa pordenonese – non hanno valore perché sottoscritti da chi non aveva la titolarità per farlo. Il fronte londinese potrebbe chiudersi con un altra procedura concorsuale da avviare in quella sede, operazione non semplice né economica. Una decina tra banche d’affari e intermediari finanziari i soggetti con cui la Cimolai aveva stipulato contratti in derivati a copertura del rischio su cambio euro-dollaro. Tra questi l’australiana Macquarie, Jb Drax Honore, Ebury Partners, Ballinger & Co. , Gps Capital Markets, Deutsche Bank, NatWest e Morgan Stanley.

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