Fantoni e Legnolandia al lavoro per la ricostruzione dell’Ucraina
Presentato un progetto per il recupero e il riuso del legno dalle piante danneggiate negli eventi bellici. Nel 2040 l’Europa potrebbe non avere più materia prima utilizzabile per la filiera dei pannelli

Da una parte la sfida della ricostruzione dell’Ucraina, quando di ricostruzione si potrà parlare, dall’altra quelle della sostenibilità e dell’efficienza energetica.
Guarda a entrambi questi scenari il progetto presentato a Roma da due gruppi friulani, Legnolandia dalla Carnia (Forni di Sopra) e Fantoni dal quartier generale di Osoppo, che lo hanno presentato alla Ukraine Recovery Conference 2025, recentemente tenutasi a Roma, raccogliendo l’interessamento dei ministeri degli Esteri e dell’Ambiente, «con le cui strutture preposte sono in corso approfondimenti», si legge in una nota congiunta.
Potenzialmente, hanno spiegato i presidenti dei due gruppi, Marino De Santa e Paolo Fantoni, si tratta del più grande progetto di economia circolare tra quelli finora concepiti a livello mondiale.
L’idea, infatti, è quella di recuperare e riutilizzare il legno proveniente dalle demolizioni di edifici e dalle foreste devastate, quando il conflitto con la Russia sarà terminato, per la ricostruzione del Paese.
«Il progetto – spiega De Santa – intende affrontare il tema della ricostruzione post bellica con un’ottica che già guarda alle evoluzioni climatiche ed economiche dei prossimi decenni. Intende cioè recuperare e valorizzare gli elementi in legno provenienti dalle demolizioni e dalle piante danneggiate delle foreste ucraine trasformandolo in prodotti primari per una ricostruzione incentrata su abitazioni ed edifici green ad alta efficienza e a basso consumo energetico».
Dietro all’idea anche la consapevolezza della crescente carenza di materie prime che affligge la filiera del legno.
Oltre a trovare in casa importanti fonti di approvvigionamento per la sua ricostruzione, l’Ucraina, in prospettiva, potrebbe candidarsi anche come potenziale fornitore per l’industria europea, soprattutto se il prezzo del legno fosse destinato a salire, vedendo abbassarsi di conseguenza la forte incidenza dei costi di trasporto.
«Secondo recenti stime – spiega Paolo Fantoni, presidente del gruppo Fantoni – a partire dal 2040 l’Europa non avrà sufficiente legno, sia vergine sia da riciclo, per la propria filiera dei pannelli. Il nostro progetto, se esteso all’intero Paese, consentirebbe di recuperare centinaia di milioni di metri cubi di legno destinato alle discariche o lasciato marcire in foresta, dando anche una opportunità in più al rilancio economico dell’Ucraina. E nessun altro Paese al mondo come l’Italia dispone di una tecnologia e di un’organizzazione nel riciclo del legno così sviluppata».
Quella che potrebbe sembrare una logica non economica, chiarisce ancora Fantoni, «diventa plausibile in una logica che guarda al reimpiego del legno ai vari livelli della filiera, della sua parte nobile per la parte edilizia, mentre l’industria del pannello entrerebbe in gioco nel recupero di materiale di risulta». —
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