Solaris Yachts, nel 2024 ricavi record grazie alla diversificazione
L’anno scorso l’azienda di Aquileia ha chiuso a 111 milioni di euro. Il vicepresidente Federico Gambini: «L’incertezza pesa sulle decisioni dei clienti. Gli ordini rallentano, ma l’aziena tiene grazie alle diverse proposte»

Dopo il boom post-pandemia, il settore della nautica nel 2025 sta vivendo una fase di assestamento. Le tensioni geopolitiche, la minaccia di nuovi dazi e il clima di incertezza economica globale stanno raffreddando gli entusiasmi, anche in un comparto legato al lusso e all’emozionalità dell’acquisto. Tuttavia, i grandi player sanno resistere. È il caso di Solaris Yachts, azienda con sede ad Aquileia, a pochi chilometri dal polo nautico di Monfalcone, che da oltre cinquant’anni costruisce imbarcazioni a vela e, con il marchio Solaris Power, anche a motore.
A fare il punto sul momento vissuto dalla nautica, dal privilegiato osservatorio di Solaris Yachts, è il vice presidente della compagnia friulana, Federico Gambini.
Dottor Gambini, come sta andando il mercato nautico nel 2025?
«Non è un periodo brillante. A voler essere ottimisti, possiamo parlare di una fase di assestamento; a voler essere pessimisti, di contrazione. Dopo il Covid c’era stato un grande rimbalzo delle vendite, spinto anche da una componente emozionale. Dopo la chiusura forzata, molte persone hanno deciso di premiarsi: chi con un orologio, chi con una borsa, chi, avendo disponibilità, con una barca. Era naturale aspettarsi, dopo quel picco, una fase di normalizzazione, alla quale si sono aggiunti fattori esterni come le guerre e ora la minaccia dei dazi».
La guerra commerciale si fa già sentire nei vostri numeri?
«Non tanto per l’impatto diretto dei dazi, quanto per il clima di incertezza che generano. È vero che chi può permettersi una barca può farlo anche con un +20% sul prezzo, ma è altrettanto vero che chi ha disponibilità può decidere di rimandare, aspettando tempi più chiari. L’effetto combinato di incertezza, guerre e rallentamento post-rimbalzo sta già rallentando il mercato».
Avete già segnali di questo rallentamento anche in Solaris?
«Non ancora sulla produzione, perché le grandi imbarcazioni hanno una gestazione lunga, anche di un anno e mezzo. Viviamo ancora delle commesse raccolte negli anni scorsi. Ma negli ordini nuovi il rallentamento si comincia a vedere».
Fisiologico, si diceva, dopo un 2024 che per il vostro gruppo è stato un anno record…
«Abbiamo chiuso l’anno nautico – che termina ad agosto – con i ricavi più alti di sempre: oltre 111 milioni di euro di fatturato consolidato, 11 milioni di margine operativo lordo e circa 5 milioni di utile. Sono risultati che riflettono ancora in pieno il rimbalzo post-pandemico. Quest’anno ci aspettiamo una sostanziale conferma, ma iniziamo a vedere i primi segnali di rallentamento per il prossimo».

Come state gestendo questa fase?
«Con la diversificazione. Abbiamo una gamma molto ampia di prodotti, sia a vela che a motore, e diverse dimensioni (dai 40 agli 80 piedi). Solo nel segmento vela, contiamo otto modelli Solaris, più quelli portati in casa con l’acquisizione del cantiere CNB del gruppo Bénéteau. Vendere una grande barca in più può compensare la flessione di quelle più piccole. Inoltre, siamo molto presenti sui mercati internazionali: Germania, Francia, Spagna, Inghilterra, Turchia, Far East, Australia, Stati Uniti. Esportiamo circa il 50% della produzione con picchi che arrivano, a seconda degli anni, oltre il 60%. Ad eccezione dell’Africa, il nostro è un mercato globale».
Ci sono progetti di sviluppo a medio termine?
«Cinque anni fa abbiamo ampliato in modo significativo la sede di Aquileia per ottimizzare le lavorazioni. Oggi gli investimenti sono concentrati sui nuovi modelli. Ne abbiamo già lanciati per CNB: il numero 1 della nuova 62 piedi è andato in acqua proprio nei giorni scorsi. Lo sviluppo di una nuova barca richiede tempo e competenze: il nostro settore resta un ibrido tra industria e artigianato. Nei migliori anni possiamo produrre 50 barche, non 500. E sono tutte diverse. Nelle più grandi la personalizzazione è altissima».
Trovate facilmente le competenze per sostenere questa produzione?
«No, ed è uno dei problemi più rilevanti. Il nostro è un settore molto specialistico. Tra Aquileia e Forlì oggi impieghiamo circa 320 persone, suddivise tra le due sedi, a cui si aggiunge l’indotto. Cerchiamo di assumere personale già formato, ma spesso dobbiamo formarlo noi».
Sarete presenti al Salone Nautico di Venezia?
«Ci saremo con il nostro 50 piedi, un modello che ha riscosso grande successo. Le fiere restano importanti per il nostro settore: vedere una barca dal vivo, confrontarla con le altre, resta un’esperienza rara».
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