Sirmax, Pavin avvia il passaggio di testimone: «Tre anni e lascerò il bastone del comando»

«Voglio ritirarmi da campione quando sono ancora nel pieno della mia energia e forza. A ottobre compio 59 anni e desidero mettere la società nelle condizioni di essere indipendentemente da me». Massimo Pavin, presidente e ad di Sirmax, guida e nucleo ispiratore dell’azienda di Cittadella specializzata nella produzione di resine termoplastiche, ha già fatto i conti: il suo obiettivo in un triennio è di lasciare il bastone di comando, rendere il gruppo managerializzato e in grado di proseguire nel suo percorso di crescita.

Con questo spirito è avvenuto il cambio della governance, un cda a 5 che oltre alla famiglia vede l’ingresso di due indipendenti. Il nuovo board sarà composto oltre che da Massimo Pavin, dal fratello Roberto, Chief financial officer (CFO), dall’altro fratello Vittorio, già direttore commerciale del settore Elettrodomestici, da due consiglieri esterni: Alessandro Minichilli, professore ordinario al Dipartimento di Management e Tecnologia dell'Università Bocconi di Milano, esperto nei processi di successione, transizione e managerializzazione delle imprese familiari, e Mauro Fenzi, attuale General manager della Sacmi di Imola, che vanta una solida esperienza tecnologica, maturata nel campo dell’automotive.
Cinque membri, tutti uomini, neppure una donna. «È vero – ammette Pavin – noi siamo tre fratelli, i due ingressi sono stati gestiti da un cacciatore di teste, volevo persone esterne con cui non avessi avuto rapporti pregressi: sono usciti questi due profili. In futuro potremo allargare ad un sesto membro, ma abbiamo a cuore la questione del genere, ad esempio la figura apicale a mio diretto riporto è la Hr manager Silvia Minafra, con un’esperienza internazionale importante. E i white collar rispetto a cinque anni fa vedono la componente femminile al 40 per cento».

Il fulcro della transizione, ribadisce Pavin, è quella di pianificare il passaggio generazionale: «Abbiamo deciso che l’azienda resterà in famiglia, nessuna quotazione o l’ingresso di un socio esterno. Il capitale è diviso in settimi perché tanti sono gli eredi diretti, tre settimi a me e due settimi per ciascuno dei miei fratelli.
La finanziaria di famiglia tiene il 93 per cento del capitale, il resto è nelle mani del socio storico Franco Coppola, l’obiettivo è di renderla managerializzata in modo che i nostri figli non saranno condannati ad occuparsene e se invece vorranno farlo dovranno conquistarsi quel ruolo».
Il 2022 è stato un anno record per Sirmax, il gruppo ha superato quota 500 milioni di ricavi ed ha davanti a sé l’obbiettivo di portare la produzione di compound da 240 mila a 300 mila tonnellate, un salto del 25 per cento. «Dopo l’abbuffata dei beni durevoli visti durante il Covid la domanda è calata molto verso il turismo - dice Pavin -. Nel 2023 le economie più sviluppate vedono una domanda fiacca, discorso diverso vale per l’India dove è previsto l’ampliamento del sito produttivo di Palwal (Delhi) e per il Brasile dove c’è una non crescita, ma noi andiamo meglio del mercato. Credo che da settembre vedremo segni di ripresa che si consoliderà nella seconda parte del 2024».
Nel primo trimestre il dato dice ricavi a 115 milioni di euro, in linea con le previsioni. L’orizzonte di Sirmax impone crescita, anche in conseguenza dei processi di concentrazione che si vedono in due comparti cardine per il gruppo come l’automotive e l’elettrodomestico. «Possiamo fare operazioni fino a 100 milioni senza bisogno di supporto finanziario esterno» rimarca l’imprenditore. Anche se la fine dei tassi zero sta facendo slittare alcuni investimenti: «In questa fase non è conveniente, tassi così alti stanno portando tutti a ridurre il ricorso al credito e a posticipare gli investimenti».
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