«Settore dinamico, ma norme Ue obsolete»
Il presidente di Biofarma Germano Scarpa: creiamo ricchezza per la società,
ma mi piace pensare che siamo importanti per la salute delle persone

«Il nostro è un settore che crea ricchezza in termini di ricavi, Pil e giro d’affari, è vero. Ma a me piace pensare a un altro aspetto fondamentale, ovvero che possiamo contribuire a mantenere in salute le persone, ad allontanarle dal momento in cui potrebbero soffrire di una qualche patologia».
L’imprenditore friulano Germano Scarpa è presidente (e fondatore) della Biofarma, nonché presidente dell’Associazione italiana di Integratori e salute, che fa parte di Confindustria.
Dottor Scarpa, i numeri macroeconomici del settore di cui lei è leader sono molto rilevanti. A cosa è dovuto questo successo?
«La qualità strutturale delle imprese italiane del comparto della nutraceutica è eccellente. L’Italia in Europa è il Paese trainante per questo mercato, seguito dalla Germania. Il mercato europeo degli integratori continua a crescere a ritmi superiori rispetto all’intero comparto Otc (i cosiddetti prodotti da banco, ndr), confermandosi uno dei settori più dinamici del consumer health. Secondo i dati Iqvia, la crescita media annua negli ultimi tre anni si attesta al 6,4%, mentre il 2024 ha registrato un incremento dell’8,8% in valore. Per un milione di euro di valore del retail italiano degli integratori, in media si generano 1,13 milioni di euro di Pil, si contribuisce per 0,27 milioni di euro al gettito fiscale e si sostengono 12,7 lavoratori equivalenti per un anno. Risultati di cui possiamo essere orgogliosi».
La mission però è molto più ambiziosa, al di là dei brillanti dati economici, vero?
«Contribuire a mantenere in salute le persone, allontanarle dal momento in cui potrebbe insorgere un problema è un fattore fondamentale. Ha un grande significato perché porta risparmi incredibili sulla spesa sanitaria. Questo concetto a livello europeo comincia a essere compreso, anche se in alcuni Paesi la politica considera gli integratori alimentari una sorta di make up. Ma è una valutazione errata: attraverso l’uso costante di alcuni nutrienti possiamo mantenere un’omeostasi del nostro metabolismo tale da evitare di contrarre malattie metaboliche, che più di tutte incidono sulla spesa sanitaria di uno Stato».
A proposito di normative europee, c’è qualcosa da rivedere?
«Ritengo sia la sfida più urgente e importante: le regole europee sono obsolete, stanno mettendo in crisi la capacità delle imprese di innovare, e ciò va a vantaggio delle concorrenti americane. Oltreoceano c’è molta più possibilità di innovare, di sperimentare, invece l’Ue non lascia molto spazio. Le regole attuali, spesso basate su un’applicazione rigida del principio di precauzione, tendono a mettere in discussione l’efficacia di nutrienti ampiamente studiati e utilizzati, generando incertezza tra aziende e consumatori. Questo atteggiamento rischia di spingere parte della domanda verso prodotti acquistati online da operatori extraeuropei, con conseguenze potenzialmente negative. Ecco sarebbe opportuno modificare lo stato attuale delle cose».
E l’occupazione? Sono tante le donne impiegate nei laboratori...
«È vero, c’è un alto tasso di occupazione femminile e penso sia un fatto molto positivo. D’altro canto mi piacerebbe che ci fossero più donne in ruoli apicali, ma ci arriveremo con il tempo».
Qual è, a suo avviso, il segreto del successo degli integratori?
«I nutrienti dei prodotti che commercializziamo derivano da materie prime del food. Se devo prendere il resveratrolo, un antiossidante prezioso per la salute dell’uomo, prima faccio il vino e poi dalle bucce dell’uva estraggo la sostanza. Si tratta di un processo semplice ed efficace, naturale». —
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