Scudo Ue per l’acciaio, il Nord Est si divide: c’è chi teme i rincari

Bruxelles vuole ridurre l’import esente da dazi e raddoppiare il prelievo sui volumi extra soglia. Produttori favorevoli mentre i trasformatori vedono il rischio di un «protezionismo eccessivo»

Federico Piazza
Un operaio siderurgico al lavoro Industria siderurgica ferriera fusione
Un operaio siderurgico al lavoro Industria siderurgica ferriera fusione

 

La filiera dell’acciaio si divide anche nel Nord Est sulla proposta della Commissione Ue di rafforzare sensibilmente le barriere all’import per circa trenta categorie merceologiche siderurgiche. Le reazioni dei produttori sono infatti positive, quelle dei centri servizio e degli operatori commerciali sono negative.

I primi da tempo chiedono maggior tutela dal rischio che la sovracapacità produttiva siderurgica mondiale e i dazi americani del 50% sull’acciaio comportino un rilevante aumento dei flussi di commodity asiatiche a basso prezzo verso l’Europa, con effetti dirompenti sulla tenuta dell’industria siderurgica del Vecchio Continente già alle prese con calo della domanda, crisi aziendali, elevati costi energetici e per la transizione ambientale.

Contrari i secondi, che paventano carenze di approvvigionamento per molti tipi di materiale e aumenti dei prezzi che minerebbero la competitività di diversi settori manifatturieri europei ad alto impiego di acciaio.

La proposta della Commissione europea mira a sostituire le attuali misure di Salvaguardia per la siderurgia Ue in scadenza il 30 giugno 2026.

L’obiettivo è ridurre a 18 milioni di tonnellate la quota globale annua di importazioni esente da dazi, un taglio di ben il 47%, e di raddoppiare al 50% l’imposizione sui volumi extra soglia. Inoltre, per evitare possibili elusioni, verrebbe considerata l’origine geografica iniziale della produzione, cioè dove l’acciaio è stato fuso e colato (regola “melt and pour”).

L’iter legislativo Ue prevede il trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio: pertanto, realisticamente, le nuove misure entrerebbero in vigore non prima del secondo o terzo trimestre 2026. Nel frattempo, diversi dettagli dovranno essere definiti, a partire dalla possibilità di fissare quote trimestrali per paese extra Ue, come avviene oggi.

«Finalmente l’Europa batte un colpo, ma ora è fondamentale che la proposta venga attuata rapidamente», commenta Francesco Semino, direttore relazioni esterne e chief sustainability officer della padovana Acciaierie Venete. «Con l’“Action Plan per l’acciaio e i metalli” presentato dalla Commissione Ue nel marzo di quest’anno si intravvedevano segnali interessanti, ma si lamentava la mancanza di concretezza. Certamente i nuovi meccanismi sull’import proposti dalla Commissione rappresentano misure senza precedenti in Europa, adeguate ai rischi derivanti dalla girandola di dazi che sta caratterizzando negli ultimi mesi il mercato mondiale dell’acciaio. Ma è altrettanto importante – avverte Semino – che arrivino segnali forti e veloci sugli altri “pilastri” dell’Action Plan, in particolare sui prezzi dell’energia e sul valore strategico del rottame per una siderurgia europea sempre più proiettata verso la decarbonizzazione».

Soddisfazione per la proposta della Commissione Ue è espressa anche da Enrico Fornelli, Chief Commercial Officer del vicentino Afv Beltrame Group: «La misura rappresenta innanzitutto un riconoscimento della complessità della situazione. Sicuramente si tratta di una protezione necessaria contro il dumping di produttori che operano senza i nostri vincoli su emissioni CO2, costi energetici e standard sociali». Ma rimane da affrontare il problema della debolezza della domanda e del calo della produzione siderurgica europea.

«Occorre integrare i dazi con un piano industriale che stimoli i consumi – sottolinea Fornelli – attraverso investimenti massicci in infrastrutture, incentivi fiscali per i settori utilizzatori, preferenze negli appalti pubblici per l'acciaio sostenibile e riduzione del gap energetico. Dobbiamo inoltre essere consapevoli dei rischi. Un aumento così significativo dei dazi potrebbe innescare ritorsioni commerciali da parte dei paesi esportatori, con potenziali ripercussioni su altri settori dell'economia interna europea».

Anche il gruppo Marcegaglia, attivo in Friuli Venezia Giulia con due laminatoi, accoglie con favore la misura rispetto all’esigenza di protezione dalla concorrenza sleale: «Le clausole di salvaguardia limitano l’ingresso di acciai a basso costo provenienti da paesi extra Ue, spesso venduti sotto costo o con aiuti di stato. Questo consente al laminatoio di mantenere un livello di prezzo sostenibile e di evitare perdite dovute a dumping o distorsioni di mercato. Inoltre, si stabilizza il mercato interno riducendo l’eccesso di offerta da importazioni e si aiuta la siderurgia europea nel percorso di decarbonizzazione, evitando che produttori extra-Ue con standard ambientali inferiori abbiano un vantaggio competitivo ingiusto».

Di ben altro avviso sono però gli operatori della filiera siderurgica a valle, rappresentati in Italia da Assofermet Acciai, di cui è presidente Paolo Sangoi, titolare dell’omonimo centro servizi friulano. Secondo una nota di Assofermet, per tutelare la produzione siderurgica Ue «lo strumento non può essere un protezionismo eccessivo che avrà, come unico risultato certo, la spinta alla delocalizzazione della manifattura e lo sfilacciamento dell’industria europea».

L’associazione delle imprese di commercio, distribuzione, pre-lavorazione e trasformazione di prodotti siderurgici lamenta che la proposta dalla Commissione «dichiara apertamente la volontà di chiudere i canali all’import e di rendere impraticabile qualsiasi percorso di approvvigionamento da paesi extra Ue. Tali misure condurranno alla creazione di un captive market e ad un significativo aumento dei prezzi che peseranno sull’intera manifattura Ue. Le conseguenze saranno un’inevitabile perdita di competitività delle aziende manufatturiere utilizzatrici di acciaio, esportatrici per tradizione e abituate a confrontarsi con i mercati internazionali».

Assofermet, conclude la nota, auspica «che venga invece affrontato il tema, ad oggi totalmente disatteso, dell’introduzione di stimoli al consumo e alla domanda di acciaio all’interno del mercato europeo». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © il Nord Est